Come la propaganda garantisce la guerra in Libia

Come la propaganda garantisce la guerra in Libia

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Il punto non è essere o non essere d'accordo.

Il punto è aver capito la questione.

Quella con cui il governo italiano firma accordi non è la Libia. È una giunta militare coloniale che controlla solo Tripoli e dintorni.

Nel momento in cui i sostenitori di questa protesta le riconoscono lo status di rappresentanza dell'intero Paese, negano in quello stesso momento l'esistenza di autorità legittime in esercizio sulla quasi totalità della Libia.

È questo l'obiettivo principale di questa campagna. Dare la percezione che quella giunta militare coloniale sia uno Stato e sia la Libia tutta, con la quale noi semplicemente ci relazioniamo in modo "sbagliato".

Ma negare l'esistenza delle legittime autorità libiche è precisamente lo stesso obiettivo che persegue la propaganda di guerra NATO sui propri cittadini dal 2011 oggi.

E dunque. Che gioco stanno facendo?

Ah, poi gli accordi saranno firmati, nessun dubbio, le violenze contro i migranti in Libia, ahimè, continueranno.

Perché il punto non era quello. La domanda non era quella.

Non si tratta di armare le milizie per fermare i migranti, ma per proteggere militarmente Tripoli e i nostri sporchi affari con la giunta Dabaiba.

I migranti sono un ennesimo regalo per la giunta. Noi creiamo l'illusione dell'Europa, le milizie riducono in schiavitù chi pensava di andarci e ci fatturano centinaia di milioni di euro ogni anno.

Ritagliarsi il ruolo di "giusti e salvatori" a disprezzo della realtà dei fatti è un malcostume eurocentrico e colonialista.

Bravi, dunque, come siete umani voi.

 

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Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Ora dalle sponde siciliane anima il progetto "Exodus" in contatto con centinaia di persone in Libia. Di prossima uscita il film "L'Urlo"

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