L’Unione europea, tra mito e realtà

L’Unione europea, tra mito e realtà

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di Gianmarco Pisa*

 

Definire la natura, oggi, dell’Unione europea, la sua configurazione politica e la sua proiezione internazionale, e, all’interno di questa, mettere a fuoco il ruolo che svolge nel mondo contemporaneo, in cui si muove come organizzazione regionale di Stati e nel quale svolge un ruolo come attore politico, è, senza dubbio, un impegno al quale i comunisti e le comuniste in Europa, e segnatamente in Italia, non possono sottrarsi.

Va dunque, in premessa, impostata la definizione del perimetro, a partire dalla essenziale distinzione tra Europa e Unione europea: vale a dire tra Europa, come spazio geografico e culturale significativamente articolato, plurale e complesso (46 Stati, oltre 700 milioni di persone, oltre 200 lingue parlate, una composizione politica e culturale composita), e Ue, come organizzazione istituzionale sovranazionale, di carattere politico ed economico, costituita a partire dalle Comunità europee venutesi formando negli anni Cinquanta (che conta oggi 27 Stati membri, una popolazione di meno di 450 milioni di persone, 24 lingue ufficiali). Comprendere quindi l’Unione europea significa comprendere il processo storico e le basi materiali della sua costituzione e della sua configurazione.

Le basi materiali dell’Ue

Queste ultime si fondano a loro volta su tre pilastri: 1) il coordinamento della produzione industriale fondamentale (carbone e acciaio) a partire dalla costituzione della Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio), tra Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo (1951); 2) il coordinamento scientifico, tecnologico e produttivo in ambito nucleare, a partire dalla costituzione della Ceea o Euratom (Comunità europea dell’energia atomica), tra i medesimi sei Paesi (1957); 3) il coordinamento del mercato europeo e la costituzione del mercato comune europeo, con la Comunità economica europea (Cee) ancora tra i sei Paesi fondatori (1957).

I principi di questo coordinamento materiale - evidentemente dei mercati nazionali, non delle politiche economiche - erano stati stabiliti nel Piano Schuman (1950): «l’applicazione di un piano di produzione e di investimento, l’istituzione di meccanismi di perequazione dei prezzi e la creazione di un fondo di riconversione per facilitare la razionalizzazione della produzione. La circolazione del carbone e dell’acciaio tra i Paesi aderenti sarà esentata da qualsiasi dazio doganale e non potrà essere colpita da tariffe di trasporto differenziali. Ne risulteranno gradualmente le condizioni che assicureranno ... la ripartizione più razionale della produzione al più alto livello di produttività».

Da un lato, dunque, la narrazione, impostata sul tema ricorrente dell’unificazione europea come garanzia di pace nel continente (una Ue senza la quale, come recita il sito istituzionale, «non potremmo vivere nella zona di pace e stabilità che oggi diamo per scontata»), nonostante la lunga teoria di guerre effettivamente combattute, dopo il secondo conflitto mondiale, sul continente europeo, dalla Grecia (1946-1949) a Cipro (1974), dalle guerre nei Balcani (1991-1995) all’aggressione alla Jugoslavia (1999), dalla Macedonia, oggi Macedonia del Nord (2001) sino, tuttora in corso, all’Ucraina (2014).

Dall’altro lato, invece, la realtà materiale della costruzione di un mercato comune e delle condizioni più favorevoli per l’incremento della produzione e la massimizzazione dei profitti delle industrie nazionali, a supporto dei grandi capitali europei. L’ordoliberismo, il ruolo della Banca centrale europea, la più ampia libertà di movimento dei beni, dei capitali e dei servizi, le politiche di contenimento della spesa pubblica e di riduzione delle protezioni sociali, l’assenza di programmazione economica e armonizzazione fiscale, l’imposizione di parametri monetaristici, oltreché arbitrari (tasso d’inflazione al di sotto del 2%, deficit di bilancio al di sotto del 3% del Pil e debito pubblico al di sotto del 60% del Pil) rappresentano il quadro politico-economico a garanzia degli interessi dei capitali nazionali e a discapito degli interessi del lavoro e, in generale, dei bisogni sociali. Senza troppe perifrasi è ancora il sito istituzionale a confermare che l’intera «politica fiscale Ue è finalizzata al corretto funzionamento del mercato unico».

È interessante osservare che, nella storia dell’Ue registrata sul sito e nei documenti istituzionali, viene riportata come data chiave quella del 4 aprile 1949 cioè la data della fondazione della Nato. Come pure è interessante che, sempre sul sito e nei documenti istituzionali, la stipula dell’Atto unico europeo (1987) e la transizione degli anni Ottanta, in cui si gettano ulteriori basi materiali della fondazione dell’Ue, siano riportate sotto l’insegna de “l’Europa che cambia – il crollo del comunismo”. L’Unione europea viene costituita con il Trattato di Maastricht il 7 febbraio 1992, circa quaranta giorni dopo la cessazione dell’Unione sovietica il 31 dicembre 1991. Il Trattato codifica e cristallizza il modo di produzione capitalistico come fondamento della struttura dell’Unione, Titolo II-VI, “Politica economica e monetaria”, art. 102a: “Gli Stati membri e la Comunità agiscono nel rispetto dei principi di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza, favorendo una efficace allocazione delle risorse”. Il capitalismo, nella configurazione di una «economia di mercato aperta e di libera concorrenza», costituisce pertanto il tratto essenziale, il carattere strutturale, dell’intera architettura dell’Unione europea.

L’integrazione Ue-Nato

In termini di proiezione internazionale, i due elementi più significativi sono rappresentati, indubbiamente, dal ruolo dell’Ue come quadro istituzionale, giuridico e regolatorio a supporto dei capitali nazionali e della loro penetrazione internazionale, e dalla sempre più stretta relazione strategica tra Ue e Nato. Quanto al primo ambito, obiettivo del quadro regolatorio comunitario è quello per cui «la libera circolazione dei capitali sostiene il mercato unico; essa contribuisce inoltre alla crescita economica, grazie alla possibilità di investire i capitali in maniera efficiente; e promuove l’utilizzo dell’euro come valuta internazionale, sostenendo il ruolo dell’Ue sulla scena globale».

Quanto al secondo ambito, è ancora il Trattato di Maastricht a codificare la relazione Ue-Nato: nella Dichiarazione sull’Ueo (Unione europea occidentale), parte integrante del Trattato, è scritto infatti (art. 2) che «l’Ueo si svilupperà come componente di difesa dell’Unione europea e come strumento per rafforzare il pilastro europeo dell’Alleanza atlantica. A tal fine essa formulerà una politica di difesa comune europea e vigilerà alla sua concreta realizzazione attraverso l’ulteriore sviluppo del suo ruolo operativo».

L’accelerazione segnata dalle guerre nei Balcani e, in particolare, dalla guerra alla Jugoslavia (1999), la formulazione del Nuovo concetto strategico della Nato (24 aprile 1999) e il Trattato di Lisbona (1 dicembre 2009) segnano un’ulteriore accelerazione e consolidamento di questo processo di compattamento militare. In particolare, il Trattato di Lisbona cristallizza l’interazione con la Nato, Capo su “Politica di sicurezza e difesa comune”, art. 49.7, «Gli impegni e la cooperazione in questo settore rimangono conformi agli impegni assunti nell’ambito della Nato che resta, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva e l’istanza di attuazione della stessa».  

Il contesto della guerra per procura Usa-Nato, con l’attivo coinvolgimento dell’Ue, contro la Russia, in Ucraina, segna un’ulteriore accelerazione, come mostra la Dichiarazione congiunta sulla cooperazione Ue-Nato (10 gennaio 2023), in particolare (art. 7): “Come sottolineato sia nel Concetto strategico della Nato che nella Bussola strategica dell’Ue, si tratta di un momento chiave per la sicurezza e la stabilità euro-atlantiche, che dimostra più che mai l’importanza del legame transatlantico e richiede una più stretta cooperazione Ue-Nato”; nonché (art. 8): “La Nato rimane il fondamento della difesa collettiva per i suoi alleati ed è essenziale per la sicurezza euro-atlantica. Riconosciamo il valore di una difesa europea più forte e più capace, che contribuisca positivamente alla sicurezza globale e transatlantica e sia complementare alla Nato e interoperabile con essa”. L’Ue diventa, in questa dimensione, un’articolazione politica, in particolare (ma non solo) nello scenario strategico europeo e mediterraneo, dell’imperialismo occidentale e dell’“ordine unipolare” che trovano esattamente nella Nato il proprio pilastro.

La proiezione esterna della Ue

Nel contesto della guerra contro la Russia in Ucraina, il 21 marzo 2022, l’Unione ha approvato il nuovo documento strategico dell’Ue, vale a dire la Bussola strategica, che trasforma, di fatto, l’Ue, in uno strumento non solo politico ed economico, ma anche “di guerra”. L’obiettivo della strategia è: “una Ue più forte e più capace in materia di sicurezza e difesa al fine di apportare un contributo positivo alla sicurezza globale e transatlantica, complementare alla Nato, che resta il fondamento della difesa collettiva per i suoi membri, e accrescere il sostegno all’«ordine globale basato su regole»”. Viene così assunta ufficialmente e strategicamente la dimensione dell’«ordine globale basato su regole», che altro non è che metafora del primato geopolitico dell’imperialismo occidentale e presidio, anche attraverso la guerra, dell’unipolarismo a guida statunitense.  

In termini operativi si tratta di: a) creare una forza di dispiegamento rapido composta di 5.000 militari per i più diversi tipi di crisi; b) condurre esercitazioni militari periodiche terrestri e in mare; c) rafforzare la mobilità militare; d) rafforzare le missioni e le operazioni di politica di sicurezza e difesa comune in ambito civile e militare; e) sfruttare appieno lo “Strumento europeo per la pace” (lo strumento finanziario a sostegno delle capacità di sicurezza e di difesa dell’Unione) per sostenere i partner.

Già oggi, in questo momento, l’Ue in quanto tale (con il meccanismo finanziario comune Athena) è impegnata in sei missioni militari al di fuori dei confini Ue: a) Eufor Althea (Bosnia-Erzegovina); b) Eunavfor Atalanta (Corno d’Africa); c) Eunavfor Med Irini (Mediterraneo); d) Eutm Somalia; e) Eutm Mali; f) Eutm Repubblica Centrafricana. Le missioni Eufor (European Union Force) sono propriamente le missioni militari Ue; le Eunavfor (European Union Naval Force) sono le missioni militari marittime; le Eutm (European Union Training Mission) sono le missioni militari di addestramento e di potenziamento delle forze militari e di sicurezza di Paesi terzi. Sono solo alcuni, in realtà, degli strumenti operativi della Ue, attiva anche in missioni Eucap (Capacity Building Mission) ed Eubam (Border Management Assistance Mission).

Infine, l’Ue è un attore strategico, per quanto subordinato al comando Usa-Nato, nella guerra in Ucraina, nella quale è attiva con un proprio strumento militare (Eumam, European Union Military Assistance Mission) e attraverso una molteplicità di misure: sostegno alle forze armate ucraine; consegna e acquisizione di munizioni e missili; fornitura di attrezzature e forniture militari letali e non letali, tra i quali carburante, munizioni e missili, anche con l’adozione di uno strumento giuridico ad hoc (il Regolamento sul sostegno alla produzione di munizioni del 20 luglio 2023); formazione delle forze armate ucraine (40.000 soldati ucraini formati dall’avvio della missione).

E ovviamente le ben note sanzioni, contro la Bielorussia, contro l’Iran e ben tredici pacchetti di sanzioni contro la Russia. Si tratta, com’è stato fatto notare, di sanzioni unilaterali, dunque illegittime a norma di diritto internazionale, alla luce del Capo VII della Carta delle Nazioni Unite, dal momento che (art. 39) “Il Consiglio di Sicurezza accerta l’esistenza di una minaccia alla pace, di una violazione della pace, o di un atto di aggressione, e fa raccomandazione o decide quali misure debbano essere prese in conformità agli artt. 41 e 42 per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale”. Ciononostante, il 28 novembre 2022 l’Ue ha introdotto perfino un nuovo reato comunitario, vale a dire il reato di “violazione delle misure restrittive”.

Infine, merita di essere sottolineato il notevole impegno finanziario posto in essere dall’Unione nello scenario ucraino, nonché, soprattutto, la composizione di tale impegno: l’Ue ha stanziato 143 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, dei quali 81 in assistenza finanziaria, 33 in sostegno militare, 17 in sostegno ai rifugiati intra-Ue, 12 in sovvenzioni, prestiti e garanzie forniti dagli Stati membri, e solo 840 milioni in assistenza umanitaria - tanto per chiarire, ove ve ne fosse ancora bisogno, l’effettiva posta in gioco, tra l’impegno diplomatico, politico, umanitario, in definitiva, “di pace”, e l’esposizione in termini di proiezione militare, aggressiva, “di guerra”. Senza dubbio, una delle smentite più potenti e radicali di quella narrazione sulla Ue presunta «forza di pace» richiamata in apertura.


* Responsabile Esteri del MpRC

 

Riferimenti:

 

Dichiarazione Schuman, 1950:

https://european-union.europa.eu/principles-countries-history/history-eu/1945-59/schuman-declaration-may-1950_it

 

Note tematiche sull’Unione europea, Politica fiscale generale:

https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/92/politica-fiscale-generale

 

Note tematiche sull’Unione europea, Libera circolazione dei capitali:

https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/39/libera-circolazione-dei-capitali

 

Trattato sull’Unione europea (Trattato di Maastricht, 1992):

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:11992M/TXT

 

Trattato che modifica il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea (Trattato di Lisbona, 2007):

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:12007L/TXT

 

Dichiarazione congiunta sulla cooperazione Ue-Nato, 10 gennaio 2023:

https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2023/01/10/eu-nato-joint-declaration-10-january-2023

 

Una bussola strategica per rafforzare la sicurezza e la difesa dell’Ue nel prossimo decennio, 21 marzo 2022:

https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2022/03/21/a-strategic-compass-for-a-stronger-eu-security-and-defence-in-the-next-decade

 

Scheda informativa sulle missioni e operazioni PSDC:

https://eeas.europa.eu/sites/eeas/files/csdp_missions_and_operations_factsheet.pdf

 

Sostegno Ue alle forze armate ucraine:

https://www.consilium.europa.eu/it/policies/eu-response-ukraine-invasion/eu-solidarity-ukraine/#military

 

Solidarietà Ue con l’Ucraina:

https://www.consilium.europa.eu/it/policies/eu-response-ukraine-invasion/eu-solidarity-ukraine

 

Fabrizio Verde, “Come la Nato ha minato la pace in Europa e nel mondo”, l’AntiDiplomatico, 5 aprile 2024:

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-come_la_nato_ha_minato_la_pace_in_europa_e_nel_mondo/52961_53974  

 

Simone De La Feld, “L’Unione europea da progetto di pace a progetto di sicurezza. Nel 2022 spesi 240 miliardi per la difesa”, eunews, 30 novembre 2023:

https://www.eunews.it/2023/11/30/unione-europea-difesa-sicurezza-eda

 

Immagine:

prof.lumacorno, No Euro no Ue no Nato graffiti in Turin, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons  

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