19 dicembre 2016: il giorno in cui il Congo torna al 1997?

19 dicembre 2016: il giorno in cui il Congo torna al 1997?

"Non è necessario che i congolesi si lascino intrappolare in un’avventura nella quale serviranno, come nel 1997, da comparse in una vicenda che non va affatto a loro vantaggio"

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di Charles Onana*
(traduzione di Marinella Correggia)


«Il 19 dicembre Kabila¹ deve lasciare il potere», annunciava un ex membro del partito del presidente Joseph Kabila, al Parlamento europeo.


In quella stessa sede anni fa vide la luce una associazione «Amici del Ruanda», all’indomani della pubblicazione del rapporto Mapping dell’Onu nel 2010 da parte di un certo Louis Michel. Lo stesso Louis Michel, ex commissario europeo, è stato protagonista del negoziato, presso Tshisekedi² e poi presso Kabila, per il ritorno in Congo dell’ex membro del Pprd (
Partito del popolo per la ricostruzione e la democrazia) passato all’opposizione.


Si è poi visto l’ormai onnipresente e onnisciente Louis Michel
«ordinare» al Parlamento europeo lo svolgimento delle elezioni presidenziali nella Rdc (Repubblica democratica del Congo) alla data prevista, trattandosi di un’esigenza della comunità internazionale. Quel giorno, Michel non ha mancato di far sentire il suo ritornello sui «responsabili di genocidio» che continuerebbero a trovarsi nell’est della Rdc e che preoccupano molto il regime di Kigali, del quale egli rimane il difensore, irascibile.


Una costante di questo «belga-congo-ruandese» è la sua passione, davvero lucrosa, per la regione dei Grandi laghi. Louis Michel è maestro nell’arte di manipolare opinioni e posizioni contraddittorie nelle paludi del Grandi laghi. Ieri vedeva in Kabila solo un uomo formidabile e notevole; oggi il presidente congolese è caduto in disgrazia? Che cos’è successo, Joseph e Louis? Perché l’uomo politico sostenuto contro tutto e tutti nel 2006 e 2011 da Louis Michel è diventato un paria alla vigilia del 19 dicembre 2016? Ieri, il padrino delle elezioni truccate nella Rdc negava ai congolesi il diritto di parlare di elezioni libere e trasparenti, oggi ne parla praticamente al loro posto dall’alto della sua tribuna al Parlamento europeo.


A più riprese, l’abbiamo visto rifiutare le prove degli esperti dell’Onu sui crimini compiuti dal Fronte patriottico ruandese nell’est della Rdc, ma questo non gli ha impedito di mostrarsi a fianco del dottor Mukwege (medico congolese, impegnato nella cura delle donne vittime di stupro nel suo ospedale a Bukavu, ndt) e di lodarne il lavoro a favore delle donne congolesi violentate e distrutte dai soldati di Paul Kagame.


Sono sempre più numerose le contraddizioni di certi attori interni ed esterni nella crisi della Rdc. Questi sono diventati di colpo allergici al regime di Kinshasa che pure servivano con tanta generosità.


Da poco tempo, alcuni dei suoi amici, militanti, adulatori appassionati si presentano ormai come fieri oppositori del regime di Kinshasa e di Joseph Kabila che vogliono veder scomparire il 19 dicembre. Non hanno mai manifestato per Floribert Chebeya (attivista assassinato nel 2010), né hanno mai preteso la verità sulla morte misteriosa di Armand Tungulu (oppositore congolese residente in Belgio, ucciso in Rdc nel settembre 2010 dopo essere stato arrestato per aver tirato pietre all’auto presidenziale,
ndt). Non li abbiamo mai visti opporsi ai massacri dei congolesi da parte delle truppe ruandesi del presidente Paul Kagame. Né li abbiamo mai sentiti condannare il saccheggio del loro paese da parte delle stesse forze ruandesi, malgrado i diversi rapporti dell’Onu. Oggi, a che cosa si oppongono costoro?


La data del 19 dicembre non significa assolutamente nulla per il popolo congolese. Non è un’iniziativa del popolo congolese, che da tempo nessuno più ascolta. Gli viene imposta dall’esterno, soprattutto dal Parlamento europeo; quello stesso che mille volte ha sotterrato i rapporti dell’Onu, quelli dei suoi stessi osservatori sulle elezioni truccate e sul saccheggio della Rdc, e centinaia di migliaia di appelli rivolti a parlamentari europei da cittadini congolesi sulla situazione del loro paese.


Alcuni tentano, attraverso questa data del 19 dicembre, di sfruttare la legittima collera e l’esasperazione del popolo congolese per imporgli nuovamente, come nel 1997, un’agenda che non è la sua e che non corrisponde alle sue aspirazioni profonde. Avanziamo due ipotesi su questa iniziativa lanciata dal Parlamento europeo:


Ipotesi numero 1:

Kabila rifiuta di lasciare il potere. Se Kabila rifiuta di andarsene il 19 dicembre, che accadrà? Un’azione di forza? Si inciteranno i congolesi a scendere in strada? Si provocherà una situazione violenta favorevole a chi? Si faranno massacrare cittadini congolesi dalle forze fedeli al regime simulando poi una pseudo-contestazione della solita «comunità internazionale» per rovesciare il regime o per inventare uno pseudo-compromesso?


Ipotesi numero 2:

Kabila decide di lasciare il potere. Se Kabila decide di lasciare il potere, che succederà? Che cosa si prevede? Ci sarà una transizione o toccherà gestire il caos aspettando di mettere alla testa della Rdc non un presidente che i congolesi avranno scelto ma chi da fuori verrà ritenuto bono per loro? Chi ha sancito questa data limite non ha mai fornito ai congolesi la minima informazione circa quel che si prevede dopo il 19 dicembre. Perché? Lo scenario è segreto? Per ora? E le elezioni? Si faranno immediatamente (in modo improvvisato) o più in là? E quando per la precisione? Ma le schede elettorali sono pronte? Il censimento, è stato fatto? Un altro lato sgradevole per gli sceneggiatori del post 19 dicembre è l’occupazione e l’infiltrazione del paese da parte del Ruanda! Ne vogliamo parlare? Non è forse il momento? Non è forse una priorità? Che cosa farà Kagame nella Rdc il 19 dicembre o in seguito? Non gli interessa? Non ha preferenze o alleati nell’affare? E chi all’interno dell’Unione europea sostiene il Ruanda per la sua azione nella Rdc, e appoggia la data del 19 dicembre, rimarrà a braccia conserte?

Insomma quanti attori si interessano e sono coinvolti nella data del 19 dicembre? Lo stesso governo prende a tal punto sul serio questa data che ha fatto sospendere il campionato di football per timore di «invasioni del campo o sassaiole».


Quel che è certo, è che alcuni hanno già un’agenda che cercano di applicare intorno a questo 19 dicembre, affinché i congolesi trascorrano le feste di fine anno in nuove illusioni macchiate di violenza. I congolesi non devono morire per gli sceneggiatori del 19 dicembre ma semmai per il loro paese e quando lo decideranno loro.


Non è necessario che i congolesi si lascino intrappolare in un’avventura nella quale serviranno, come nel 1997, da comparse in una vicenda che non va affatto a loro vantaggio e che non serve per nulla ai loro interessi di fondo. Ci sono piste e soluzioni per l’uscita dalla crisi, ma tutti evitano di prenderle in considerazione perché non c’è la volontà politica necessaria per trattare seriamente il dossier Congo. Quest’assenza di volontà dura da diversi decenni e si è accentuata a partire dall’intempestiva validazione delle elezioni del 2006 e del 2011, quando nessuno tenne in considerazione la volontà del popolo congolese.



Avanziamo allora un suggerimento: e se i congolesi il 19 dicembre rimanessero tranquilli, così da vedere, giusto per sapere, chi cala le carte e quali carte? Forse tutto sarà più chiaro, oppure più confuso. Ma in ogni caso, lascino che chi si attacca alla data propaganda del 19 dicembre del Parlamento europeo provi loro che babbo Natale esiste davvero! Il 19 dicembre avrò un pensiero per Floribert e Armand e per i milioni di congolesi che, a causa della guerra e del saccheggio imposti al loro paese, non hanno avuto la fortuna di passare il Natale 2016 con la loro famiglia.


NOTE:

  1. Il 19 dicembre 2016 scade il secondo e ultimo mandato del presidente congolese Joseph Kabila.

Étienne Tshisekedi leader del maggior partito di opposizione congolese Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale

???????* Charles Onana, giornalista investigativo francese di origine camerunense, autore di numerosi libri sui conflitti armati e la giustizia internazionale e profondo conoscitore della guerra in Ruanda e nella Repubblica Democratica del Congo. 
Suoi libri sull’argomento:
Les secrets du génocide rwandais : Enquête sur les mystères d'un président (2001)
CES TUEURS TUTSI Au coeur de la tragédie congolaise (2009)
Europe, crimes et censure au Congo (2012)
La France dans la terreur rwandaise (2014)

 

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