Nel Cile che fa la morale al Venezuela si rimborsano i Pinochet e si bastonano gli studenti

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di Geraldina Colotti* - Il Manifesto

 

In Cile, una Corte d’Appello di Santiago ha ordinato che venga restituita alla famiglia dell’ex dittatore Augusto Pinochet una gran quantità di beni sequestrati nell’ambito di un’inchiesta per distrazione di soldi pubblici. Si tratta di 23 edifici, automobili e conti bancari per un totale di quasi 6,5 milioni di dollari.


I beni erano sotto sequestro dal 2004. Allora, mentre il dittatore era ancora in vita (morirà a 91 anni nel 2006 per un infarto), una sottocommissione del Senato Usa rivelò l’esistenza di conti segreti nella banca nordamericana Riggs e in altri istituti finanziari. Riggs aveva aiutato Pinochet a trasferire segretamente i fondi dal Regno unito agli Usa quando venne arrestato a Londra, nell’ottobre del 1998.
 

Pinochet, che non poté giustificare la provenienza dei beni, venne processato per frode e distrazione di fondi pubblici in relazione al caso Riggs, e rimase anche alcuni mesi agli arresti domiciliari. Poi la causa decadde per sopravvenuta morte dell’imputato. Nell’ottobre del 2007, alcuni membri della famiglia del dittatore vennero arrestati e processati ma poi rilasciati per decisione della Corte suprema.
 

Adesso potrebbero rientrare in possesso di quella fortuna per intervenuta prescrizione dei reati. In realtà, i famigliari del dittatore hanno continuato a disporre del denaro e del resto, solo non avevano la facoltà di venderli per tutta la durata del processo, e ora possono procedere. Al Consiglio di Difesa dello Stato e all’avvocata Carmen Hertz resta solo il ricorso alla Corte Suprema. «È una decisione che contraddice tutte le prove accumulate in merito alla malversazione di soldi pubblici commesse da Pinochet e dalla Casa Militare», ha dichiarato l’avvocata.
 

La decisione della Corte d’Appello ha contestualmente revocato la condanna per il denaro pubblico stornato nella banca Riggs a 6 alti comandi dell’esercito in pensione, appartenenti alla cerchia più vicina a Pinochet, che oppresse il paese dal 1973 al 1990. Gli ufficiali avrebbero aiutato il dittatore a nascondere le sue fortune negli Stati uniti.
 

Intanto, nel paese continuano le proteste degli studenti per una scuola pubblica, gratuita e di qualità e per l’abolizione del debito che devono contrarre per gli studi universitari. Molti i cartelli posti davanti al ministero dell’Istruzione con la scritta: «Qui ci sono i soldi». Gli studenti premono perché vengano ampliati i progetti di Riforma per l’Educazione superiore e per le Università statali voluti da Bachelet. Un ulteriore giro a destra del paese nelle presidenziali di quest’anno potrebbe infatti ridurre ulteriormente gli spazi in un paese in cui la nefasta impronta pinochettista è ancora presente.


*Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autrice

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