A Londra, Gentiloni a parlare di Siria: il degrado morale dell'occidente
In Siria da oltre cinque anni si combatte una guerra per procura con terroristi provenienti da 89 paesi, armati, finanziati e supportati, direttamente e indirettamente, dalle due Nato (l'altra è quella del Golfo) per destituire il governo di Assad. Da mesi ormai, è in corso l'azione di liberazione da parte dell'esercito arabo siriano del proprio territorio, con il supporto aereo russo e quello degli alleati regionali, di ampi strati del territorio in possesso dell'Isis, di Al-Nusra e altre sigle terroriste varie. Ad Hama e soprattutto ad Aleppo trascorrono ore decisive in questa guerra di civiltà.
Con il miracoloso filtro della stampa occidentale, tuttavia, questa azione di liberazione dal terrorismo viene quotidianamente capovolta e leggete l'esatto opposto.
Sulla crisi siriana, l'Italia, con il famigerato governo Monti da protagonista, ha, dal 2012, scelto di seguire la via “anglosassone”, vale a dire ricoscimento dei cosiddetti “Amici della Siria” come rappresentati del paese - un conglomerato di diverse opposizioni che sul campo (in Siria, perché perlopiù si trovano tra Turchia e Arabia Saudita, quando non vengono arrestati) sono noti come “ribelli moderati”. Talmente “moderati” da finire sempre con il combattere con l'Al-Qaeda siriana (Al-Nusra), da decapitare bambini o da usare sempre quest'ultiimi come scudi umani.
A Londra, capitale mondiale del progetto golpista in atto in Siria da cinque anni, ieri era presente il ministro degli esteri italiano, il conte Paolo Gentiloni, a presenziare ad un nuovo incontro degli “Amici della Siria”, rilasciando a margine l'ennesime menzogne e falsità anti-storiche di quello che sta accadendo nel paese. "Sfruttando il fatto che ci fossero negoziati, Assad ha continuato ad assediare e bombardare alcune città per tentare di rafforzare la sua posizione, ma questa è una cosa inaccettabile. E credo che gli Usa saranno molto chiari con la Russia nello spiegare che non accetteranno più questa situazione".
Le parole di Gentiloni sono un copia e incolla di quelle rilasciate dal neo-ministro degli esteri inglese Johnson. Damasco, all'ultimo, ha mandato una risposta (leggi). Al ministro italiano, in quanto semplice ripetitore automatico senza possibilità di prendere decisioni sovrane autonome, il governo siriano ha preferito sorvolare. Come dargli torto.
In conclusione, vorremmo solo ricordare al ministro Gentiloni che il governo siriano ha immediatamente accettato la tregua siglata dagli Stati Uniti e Russia, tranne che per la lotta contro i terroristi di Al-Nusra e Isis. Al contrario, nessuna notizia certa dai “nostri”, dai “ribelli moderati”, e dai “nostri padroni”, gli Stati Uniti, che si rifiutano di mandare una lista completa delle sigle terroriste presenti nel paese.
Quando Gentiloni dichiara di temere che la tregua possa saltare non spiega, in poche parole, che si tratta del fatto che i nostri “ribelli” quelli moderati, quelli che l'Italia riconosce come legittimi rappresentanti della Siria stiano per gettare la maschera davanti al mondo sulla loro comunanza di intenti e visioni con i terroristi che assediano e occupano il paese.
Non una parola mai di Gentiloni sul regime dell'Arabia Saudita, il principale sostenitore e finanziatore della sua destabilizzazione attraverso l'Isis. Non una parola, anzi Gentiloni copresiede con Riad un farsesco gruppo di contrasto finanziario all'Isis. Non una parola mai di Gentiloni sulla Turchia, sugli altri paesi del Golfo, ma la conclusione del nostro ministro è sempre la stessa: lavorare per l'uscita di scena di Assad e per una transizione del paese attraverso la fantomatica opposizione siriana. Una transizione con quei ribelli moderati, premurosi del futuro di Al-Nusra eterodiretta dall'occidente, chiaramente.