Alberto Negri - Il problema del Medio Oriente non è Assad ma Erdogan

Alberto Negri - Il problema del Medio Oriente non è Assad ma Erdogan

.... Ma Eurosam (italo-francese) firma accordi militari con la Turchia

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di Alberto Negri - Il Sole 24 Ore 


Neppure i missili Eurosam basteranno a risolvere il nodo della Turchia. Il problema del Medio Oriente non è più Assad, forse in prospettiva neppure l’Isis, ma Erdogan che sostiene i Fratelli Musulmani, nutre ancora ambizioni neo-ottomane ed è in rotta di collisione, oltre che con l’Europa, anche con gli Stati Uniti per il sostegno americano ai curdi siriani protagonisti dell’assedio di Raqqa. 


Ecco perché è interessante la notizia che il consorzio italo-francese Eurosam e le industrie turche della difesa Roketsan e Aselsan hanno firmato un accordo per lo sviluppo di un sistema di difesa anti-missilistica. Erano almeno due anni che si era entrati nella fase finale della trattativa ma la Turchia, in attrito con Usa e Nato, aveva persino minacciato di rivolgersi ai cinesi: sarebbe stato uno schiaffo sonoro per l’Alleanza Atlantica, di cui la Turchia è stata per oltre 50 anni un bastione sul fianco sud. 


Ma da tempo, come sappiamo, non è più così. Per salvare la faccia e i confini, Ankara ha dovuto mettersi d’accordo con la Russia di Putin e con l’Iran sciita degli ayatollah. I turchi, dopo avere fallito il rovesciamento di Assad, manovrando anche i jihadisti in alleanza con i sauditi e monarchie del Golfo, sono entrati in crisi. Non solo gli americani appoggiano i curdi siriani, che si stanno scavando una zona autonoma ai confini con la Turchia, un altro tassello del temuto irredentismo curdo. Ma gli Stati Uniti, nonostante le smentite del Cremlino, hanno deciso di fermare l’aiuto militare ai ribelli siriani. Questo significa che Assad può restare in sella e consolidare il regime. 


Una sconfitta su tutta la linea per la Turchia che aspirava, con la disgregazione della Siria e anche dell’Iraq, di estendere la sua influenza sull’area siriana di Aleppo e quella irachena di Mosul, due gioielli della corona ottomana cui aveva dovuto rinunciare con gli accordi successivi alla prima guerra mondiale e la fine dell’impero della Sublime Porta.


Dietro a una notizia a volte c’'è assai di più di quanto i protagonisti non vogliano dire. «L’accordo risponde all’esigenza di rafforzare la cooperazione per garantire la sicurezza dello spazio aereo della Turchia e il fianco Sud della Nato», ha commentato l’ambasciatore italiano Luigi Mattiolo. Ma è proprio questo il nodo della questione. L’intesa con Eurosam appare come una sorta di puntello a un’Alleanza da queste parti sempre più fragile: Germania e Turchia sono in rotta e minacciano ritorsioni reciproche, Ankara aveva persino impedito la visita dei parlamentari tedeschi ai militari di stanza in Turchia, ribadendo il suo veto alla partnership dell’Austria nella Nato. Dal fallito golpe del 15 luglio 2016, Turchia e Stati Uniti sono ai ferri corti, prima con l’amministrazione Obama ma ora anche con Donald Trump che nell’incontro con Erdogan a Washington aveva confermato il sostegno militare americano ai curdi siriani. 


Senza contare che per due anni la Turchia ha negato la base di Incirlik per i raid contro l’Isis e l’ha concessa solo dopo avere equiparato nella lista nera dei terroristi i jihadisti del Califfato alla guerriglia curda del Pkk e dei curdi siriani dell’Ypg. Tanto per avere le idee chiare Erdogan aveva minacciato di togliere la commessa a Eurosam se l’Italia non avesse congelato la concessione della cittadinanza onoraria da parte di alcune municipalità locali ad Abdullah Ocalan.




I turchi, per vendicarsi della Nato e soprattutto degli Usa, in queste ore hanno diffuso attraverso l’agenzia Anadolu le coordinate delle postazioni militari e delle basi aeree americane e francesi in Siria. Erdogan per ottenere soddisfazione in Siria e in Iraq sta usando la lama del coltello, come gli uomini di rispetto facevano un tempo nel suo quartiere istanbuliota di Kasimpasha. Ma questo non è un duello, è una guerra persa e lui è diventato il nuovo problema del Medio Oriente

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