Atilio Boron: "A questa élite di fuorilegge in Venezuela la democrazia non interessa"

Atilio Boron: "A questa élite di fuorilegge in Venezuela la democrazia non interessa"

Il grande intellettuale argentino: "Toccherà al nuovamente legittimato governo di Nicolás Maduro rompere gli indugi e farla finita con l'ala terrorista dell'opposizione e ristabilire l'ordine pubblico e la normalità della vita quotidiana"

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di Atilio Boron | da alainet.org


Traduzione di Marx21.it


Raramente si sono svolte elezioni in un contesto così segnato dalla violenza come le ultime in Venezuela.

Ci sono poche esperienze simili in Libano, Siria e Iraq. Forse nei Balcani al tempo della disintegrazione della ex Jugoslavia. Dubito che in qualsiasi paese europeo e anche negli Stati Uniti si sarebbero svolte elezioni in un contesto simile a quello venezuelano.

Per questo il fatto che più di otto milioni di persone abbiano sfidato la destra terrorista con i suoi sicari, piromani, sequestratori e cecchini e siano accorse a esprimere il proprio voto dimostra il radicamento del chavismo tra le classi popolari ed è, anche, una prova inestimabile di lotta per la pace e di ripudio della violenza.

E quando la Commissione Nazionale Elettorale dice che hanno votato 8.089.320 persone in modo giusto, doppiamente certificato dalla scheda elettorale e dal controllo delle impronte digitali di ciascuno dei votanti. Il materiale è a disposizione per la verifica da parte dell'opposizione e degli osservatori indipendenti, contrariamente a ciò che è avvenuto con la farsa elettorale della MUD il 16 luglio che, mediante un'esilarante innovazione nell'arte e nella scienza della politica, aveva proceduto ad ammettere elettori con o senza documenti, a farli votare quante volte volessero e, alla fine, a bruciare tutti i registri una volta terminato il conteggio corredato di menzogne.




Nonostante queste premesse, l'esito delle elezioni per l'Assemblea Nazionale Costituente è stato bollato come fraudolento dalla destra internazionale, governativa o no, e da alcune sette deliranti della sinistra eternamente funzionali all'imperialismo. Alcuni illustri governi dentro e fuori la regione: Messico, Argentina, Cile, Perù, Stati Uniti, Panama, Colombia, Paraguay, Brasile, Canada, Spagna e Costa Rica si sono affrettati a dichiarare il giorno seguente le elezioni che non avrebbero riconosciuto la ANC nata dal voto dei cittadini cosa che, senza dubbio, dovrebbe agitare il sonno del governo bolivariano e di milioni di venezuelani abbattuti da tanto degradante notizia. E' evidente che quei governi non possono farlo, poiché hanno abbastanza preoccupazioni in casa propria e non possono riconoscere la lezione di democrazia impartita dal coraggioso popolo venezuelano.

Il Messico è in imbarazzo per l'ottavo giornalista assassinato dall'inizio dell'anno, e per non aver trovato i responsabili di altre minuzie come i 57 omicidi al giorno registrati nel 2016; il governo argentino per la molto probabile sconfitta nel principale distretto elettorale del paese e un'economia che non prende il volo; il Cile, per la profonda delegittimazione del suo sistema politico e le proteste sociali che quotidianamente si manifestano nelle principali città del paese; la Colombia, impegnata con i suoi sette milioni e mezzo di sfollati a causa del paramilitarismo e del narcotraffico; il Paraguay, per la penetrazione dei narcos nei diversi livelli dell'amministrazione pubblica; il Brasile, per il letamaio in cui sta affondando l'intera sua dirigenza. Per non parlare del caos in cui si trovano gli Stati Uniti con un capo di Stato imprevedibile e volubile come pochi e una povera Spagna immersa anch'essa nella corruzione dei suoi ricconi, nella putrefazione della sua monarchia e nell'irreparabile perdita di prestigio della sua classe politica. Governi eccelsi che sicuramente ignorano che l'ex presidente degli USA James Carter – non proprio un chavista – aveva garantito che il sistema elettorale del Venezuela è più affidabile e trasparente di quello degli Stati Uniti.

Ma, incoraggiati dal sostegno di tali illustri governi, i critici della rivoluzione bolivariana non indietreggiano e alzano il dito accusatore sostenendo che il grado di partecipazione alle elezioni dell'ANC, il 42% del corpo elettorale, è stato molto bassa e non può suffragare la pretesa delle autorità ufficiali di dare legittimità alla sua installazione. La stampa canaglia, la cui missione esclusiva è mentire e manipolare, senza alcuno scrupolo, la coscienza pubblica, non dice nulla sulle condizioni in cui i venezuelani e le venezuelane sono usciti dalle loro case per recarsi a votare.

Peggio ancora, nella sua decadenza morale il quotidiano El País, fiore all'occhiello del terrorismo mediatico, si è dimenticato che il 21 febbraio 2005 aveva titolato “Si clamoroso alla Costituzione Europea con una partecipazione del 42%” degli spagnoli, risultato ottenuto in un clima di totale tranquillità, senza guarimbas e sicari che imperversano nelle strade. Ma dodici anni più tardi ciò che in Spagna permetteva di parlare di un “Si clamoroso” si è tramutato in una critica per la “violenza e l'astensione nella Costituente di Maduro”. Nulla dice questo house organ del capitale che la sua così ammirata Michelle Bachelet ha ottenuto la presidenza nel 2013 in elezioni con la partecipazione del 41,9% degli elettori registrati, e che nelle municipali del Cile dell'anno scorso l'affluenza è stata ancora minore: 34,9%. O che in Colombia Juan M. Santos è stato eletto al ballottaggio con il 47% dei votanti e che nel Referendum per la Pace, all'inizio del 2016 per decidere di una questione così importante, l'affluenza è stata di solo il 38%; o che Bill Clinton fu rieletto nel 1996 in elezioni a cui prese parte solo il 49% degli iscritti al voto e che il suo successore, George W. Bush, in altre a cui partecipò il 50,3%. E dire che in gioco era niente meno che la presidenza degli Stati Uniti!

In conclusione, si tratta di un eccellente livello di partecipazione date le circostanze e della sconfitta completa della strategia della destra per sabotare l'ANC. Ciò sicuramente intensificherà le azioni della fazione terrorista dell'opposizione il cui disprezzo per le regole democratiche è incurabile. In vista delle elezioni dei governatori in programma a dicembre di quest'anno e delle presidenziali che avranno luogo il prossimo anno. Ma a questa “élite di fuorilegge” - così il laburista britannico Harold Laski definiva la dirigenza fascista europea i cui discendenti oggi devastano il Venezuela -   ciò non interessa minimamente. Vogliono farla finita con il chavismo, incoraggiati dai loro padroni e finanziatori del nord, e per questo sono disposti a fare qualsiasi cosa, a violare qualsiasi norma etica. Toccherà al nuovamente legittimato governo di Nicolás Maduro rompere gli indugi e farla finita con l'ala terrorista dell'opposizione e ristabilire l'ordine pubblico e la normalità della vita quotidiana, senza cui sarà impossibile rilanciare il progetto bolivariano.

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