Campagna #StopCeta. Smontate le 4 bufale degli europarlamentari del PD

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di Campagna Stop TTIP Italia  


Il prossimo 15 febbraio il Parlamento Europeo, riunito a Strasburgo, sarà chiamato a ratificare il CETA, l’accordo di libero scambio tra Canada e Unione Europea. Il “fratello piccolo” del TTIP ha destato l’opposizione della società civile, perché vettore degli stessi rischi più volte documentati e mai confutati.


La Campagna Stop TTIP Italia, in vista di questa scadenza, ha intensificato la pressione sugli eurodeputati italiani favorevoli al CETA. In seguito al bombardamento di e-mail, telefonate e contatti via social network, è emersa una spaccatura all’interno del gruppo socialdemocratico, cui aderiscono i parlamentari del Pd. A fronte di alcune defezioni, però, una gran parte dei S&D sposano acriticamente le tesi dei promotori dell’accordo, dietro i quali si celano interessi commerciali enormi, spesso molto distanti dalle priorità dei cittadini e dei consumatori.


«I messaggi di risposta ricevuti in questi giorni sembrano un copia e incolla di slogan propagandistici – dichiara Monica Di Sisto, portavoce della Campagna Stop TTIP Italia – Un tentativo maldestro di rassicurare migliaia di cittadini preoccupati, spesso ben più informati degli stessi loro rappresentanti».


In particolare le posizioni pro CETA dei socialdemocratici si basano su numerose gravi omissioni e su alcuni assunti tutti da dimostrare, vere e proprie “bufale” che Stop TTIP Italia è in grado di smontare, una per una.

 


1) Con il CETA, gli europei risparmieranno 500 milioni di euro in tariffe doganali


Non è vero. Saranno soltanto le aziende che esportano in Canada ad avere questo vantaggio, che in verità è piuttosto risibile se rapportato al valore degli scambi, che già oggi ammonta a più di 50 miliardi di euro. Le ricadute di questo abbattimento delle tariffe, non andranno a vantaggio del pubblico. Stando alle stime comprese nel documento della Commissione sull’applicazione provvisoria del trattato, il CETA inciderà sul versante delle entrate per l’UE, una volta completata l’attuazione dell’accordo, poiché i dazi non riscossi raggiungeranno un importo pari a 311 milioni di euro. Con il CETA, inoltre, studi indipendenti parlano di un aumento di PIL per l’Europa, in dieci anni, tra lo 0.003% e lo 0.08% e per il Canada tra lo 0.03% e lo 0.76%. Praticamente nullo.


2) Migliora la convalida dei titoli universitari e professionali

Che cosa significa questo? Il CETA stabilisce il reciproco riconoscimento dei titoli professionali tra UE e Canada. Ma mentre in Italia è necessario superare un esame di Stato per esercitare diverse professioni, in Canada è sufficiente un’abilitazione. Equiparare i due sistemi avrebbe l’effetto di mettere in concorrenza i lavoratori italiani ed europei, più formati, con quelli canadesi.


3) Per le imprese europee aumenteranno le quote di accesso agli appalti pubblici in Canada


Non si tratta di un vantaggio per tutti, ma di un affare per pochi. Infatti, l’apertura delle gare pubbliche alle imprese estere, siano europee in Canada o canadesi in Europa, può avvenire soltanto cancellando le regole sul cosiddetto “contenuto locale”. Le amministrazioni pubbliche non potranno più decidere di avvantaggiare piccole e medie imprese del territorio e favorire la manodopera locale. Ancora una volta, si tratta di un aumento della concorrenza con benefici solo per i grandi attori commerciali.


4) L’accordo non modificherà le regole europee su sicurezza alimentare o protezione dell’ambiente


Assolutamente falso. Occorre premettere che alcune regole sulla protezione dell’ambiente sono già state modificate grazie alla pesante attività di lobby del governo canadese e delle grandi imprese promotrici del CETA. Ne è un esempio la Direttiva sulla qualità dei carburanti, svuotata dalla Commissione Europea con l’obiettivo di preparare il terreno all’importazione di petrolio da sabbie bituminose. Questo combustibile fossile, tra i più inquinanti al mondo, senza le pressioni legate al CETA sarebbe ancora vietato in Europa.


Per quanto riguarda la sicurezza alimentare, i rischi connessi all’accordo sono altissimi. Si prospetta un abbandono di fatto del principio di precauzione. Triplicheranno infatti le quote di importazione di grano, che in Canada è pesantemente trattato con il glifosato e a causa dell’umidità e delle basse temperature sviluppa micotossine nocive per l’uomo. Aumenteranno le quote per latte e carne da un Paese le cui gli animali vengono trattati con ormoni della crescita vietati in Europa. Nominalmente anche il Canada rispetta il principio di precauzione, ma insieme agli Stati Uniti si appellò contro il bando presso l’Organismo di risoluzione delle dispute della WTO (DSB), e vinse proprio perché la WTO dichiarò che un concetto come la precauzione, anche se riconosciuto nella legislazione ambientale internazionale, non era rilevante ai fini commerciali. L’Europa, per mantenere il bando, fu condannata a riconoscere a Usa e Canada delle compensazioni.


Il silenzio sui servizi pubblici e i tribunali per le imprese


Le risposte degli eurodeputati socialdemocratici, inoltre, dimenticano completamente di citare la pericolosa apertura dei servizi pubblici fondamentali come, acqua, sanità e istruzione agli investitori canadesi. Il CETA sarebbe il primo accordo commerciale contenente una “lista negativa dei servizi”, cioè un sistema di apertura al mercato basato sulla formula “elencalo o perdilo”. Fino ad oggi era obbligatorio segnalare i comparti che si intendeva privatizzare, non quelli da conservare in mano al pubblico.


Nemmeno una parola anche sull’ICS, la corte sovranazionale che dovrebbe dirimere le cause intentate dagli investitori agli Stati. Già bocciata dall’Associazione dei magistrati europei e dalla principale associazione di giudici tedeschi, non rispetta nemmeno le richieste avanzate dallo stesso Parlamento Europeo, in una risoluzione votata anche dai socialdemocratici.


Inoltre, molte corporation statunitensi tra le quali Walmart, Chevron, Coca Cola e ConAgra, possiedono controllate in Canada, e il CETA potrebbe permettere loro di operare nei mercati europei in condizioni di favore, utilizzando l’ICS anche senza un accordo tra USA e UE come il TTIP.


L’impatto democratico del CETA sarà aggravato ulteriormente dalla “cooperazione normativa”. L’UE dovrà consultare il Canada (e viceversa) prima di introdurre nuove leggi o regolamenti, e dovrà attendere i “consigli” di tutti gli stakeholder. In barba alle urgenze dell’interesse pubblico.

 

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