Compiti a casa fatti: Gentiloni a New York urla 'Forza Hillary'

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In visita a New York per i lavori di apertura dell'Assemblea Generale delel Nazioni Unite, il ministro (Conte) Gentiloni venerdì 23 settembre era al Consolato italiano di New York. 

Secondo quanto riporta La Voce di New York: “ad un certo punto, proprio alla fine del suo discorso in consolato, Gentiloni ha espresso anche i suoi timori per il responso elettorale del prossimo 8 novembre, quando la situazione politica americana potrebbe cambiare notevolmente in occasione delle elezioni presidenziali che decideranno il successore di Obama. In modo per nulla velato, Gentiloni ha fatto gli scongiuri contro la prospettiva che possa essere eletto il candidato repubblicano Donald Trump, senza mai pronunciarne il nome ma facendolo capire inviando ai presenti un messaggio, forte e chiaro al microfono, affinché tutti sentissero: “Forza Hillary!”

Avete capito bene? “Forza Hillary”, quello che hanno gridato anche altri due rappresentanti delle istituzioni italiane, Laura Boldrini e Maria Elena Boschi, recentemente alla Kermesse di Phildalphia del Partito 'democratico' statunitense che ha incoronato Hillary. 

Due sono le questioni più nauseanti della finta sinistra alla Gentiloni sulla corsa presidenziale del regime nord-americano.

1) "L'alternativa è Trump, quindi meglio Clinton". Non è vero esistono altri candidati indipendenti che la sinistra quella vera dovrebbe aiutare e sostenere. Tra tutti Jill Stein, un'alternativa che renderebbe gli Stati Uniti (e quindi il mondo) un posto migliore. Un'altra è Faas Souraya che sui crimini contro l'umanità e i crimini di guerra del suo paese in Siria ha il coraggio di dire questo. Il problema è che gli Stati Uniti non sono una democrazia, ma il regime più sanguinario dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Al suo interno non è possibile alcuna forma di cambiamento democratico e quindi questi due nomi non compiaiono mai nei dibattiti televisivi, non hanno i finanziamenti necessari per partecipare ad una competizione che è già decisa dall'inizio. 
Comunque, il ragionamento di partenza tra Killary e Trump dovrebbe essere il contrario: "l'alternativa è Clinton, quindi meglio Trump”.

2) "Hillary è il cambiamento perché è donna". Quante volte l'avete sentito in questo periodo? Quello che è chiaro in questa corsa elettorale è che (k)illary, soprannome nato dalla sadica gestione della Libia da Segretario di Stato, rappresenta oggi il candidato della guerra, il candidato di quei neo-conn che cercano l'apocalisse in Medio Oriente e che vogliono portare la Nato ai confini con la Russia - aprendo scenari potenzialmente apocalittici. Chi ha cuore il futuro del mondo dovrebbe ribellarsi a tutto questo. Dopo Somalia, ex Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina a dare l'ordine della prossima guerra "umanitaria" potrebbe essere una donna. Per questo piace tanto a Laura Boldrini, ai personaggi moralmente più deprecabili come Gentiloni e a tutti coloro che avevano plaudito all'ascesa di Obama, solo perché afro-americano. Obama che poi si è rivelato il presidente che ha utilizzato più di tutti quello che Noam Chomsky ha correttamente definito il "terrorismo occidentale", l'utlizzo indiscriminato dei droni.



Nel gridare “Forza Hillary”, Gentiloni ha urlato al mondo questo: “Forza guerra. Guerra totale in Siria, adesione dell'Ucraina nella Nato e guerra con la Russia, colpi di stato in stile Honduras in tutta l'America Latina.....”. In effetti, ora che ci pensiamo, è proprio la politica estera del Partito 'democratico' (anche quello italiano). 

Alessandro Bianchi

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