Ecco dove si trovano le basi Usa nei territori siriani controllati dalle YPG curde

Ecco dove si trovano le basi Usa nei territori siriani controllati dalle YPG curde

Sono almeno sette le istallazioni illegali di Washington in Siria. Circa 1.300 i soldati che affiancano i guerriglieri "confederalisti"

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di Omar Minniti


Come anticipato ieri, l'entità della presenza militare degli Usa nel Kurdistan siriano è stata finora sottostimata. Sarebbero almeno 7 le basi dello Zio Sam messe in piedi illegalmente, in palese violazione del diritto internazionale, nei territori controllati dalle milizie YPG e dai loro alleati delle "Forze Democratiche Siriane". A riferirlo al quotidiano panarabo Asharq Al-Awsat, è uno dei comandanti della guerriglia curda, Sipan Hammo (secondo altre traslitterazioni Saban Hammu). La notizia è stata ripresa anche dalle agenzie e dai media online italiani.




La localizzazione di alcune di queste basi Usa era nota da tempo, ma l'esponente delle "Unità di Difesa del Popolo" fornisce dettagli anche su istallazioni la cui presenza non è stata confermata. Si tratta di aeroporti, campi e centri di comando. La maggior parte di essi si trova ad est del fiume Eufrate, soprattutto nei pressi di Kobane. Qui è stato costruito un imponente ed attrezzato scalo militare, ampliato da poco.


Due aeroporti sono stati realizzati nella città petrolifera di Rmeilan, nel governatorato di Hasaka, utilizzati perlopiù da elicotteri per fini logistici. Non lontano, si trova - a Qamishli - un'altra base aerea, dove solitamente atterrano i Marines. All'elenco si aggiungono due ulteriori istallazioni ad al-Malikiya, in cui stazionerebbero circa 250 soldati dello Zio Sam e 48 veicoli blindati, ed una a Tel Abiyad, vicino al confine con la Turchia. Fuori dal sacco, pure un avamposto a Manbij, nella zona di Aleppo. Sono in tutto circa 1.300 i soldati Usa (o loro alleati) presenti illegalmente, come truppe di occupazione, sul suolo siriano. Tutti ospitati nelle aree sotto il controllo delle YPG.


Un concetto di autogestione, democrazia diretta e "confederalismo democratico" alquanto strano, quello della guerriglia curda e dei suoi sostenitori in Europa. Un progetto di autonomia, se non di indipendenza sul modello del Kurdistan iracheno, che prima ancora di realizzarsi già si trova sotto l'ombrello protettivo di Washington, con le sue truppe a condizionare i futuri assetti politici della nuova entità. Inoltre, ai soldati di Trump vanno aggiunti gli agenti, gli istruttori e gli infiltrati israeliani e sauditi che da tempo seguono passo dopo passo le YPG. Una presenza minacciosa in un territorio strategico, utilizzata come monito nei confronti del governo siriano, dell'Iran, degli Hezbollah e, ovviamente, della Russia. Una massa di uomini e mezzi che sta utilizzando il "sogno curdo" come un cavallo di Troia per proprie mire geopolitiche nel Medio Oriente. 

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