Fabio Marcelli: "Venezuela, i centri dell'imperialismo non si arrendono alla meravigliosa dimostrazione di democrazia"

Fabio Marcelli: "Venezuela, i centri dell'imperialismo non si arrendono alla meravigliosa dimostrazione di democrazia"

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Come AntiDiplomatico oggi raccoglieremo diverse testimonianze da esperti dell'America Latina sul voto della Costituente in Venezuela. Qui di seguito l'intervista a Fabio Marcelli, giurista internazionale.



L'intervista



Il voto di ieri in Venezuela, gli oltre otto milioni di persone può essere sintetizzato come la mobilitazione del popolo contro le ingerenze esterne?

Mi pare che la massiccia influenza alle elezioni di ieri, con oltre otto milioni di voti certificati dal Consiglio nazionale elettorale nonostante minacce, provocazioni, violenze ed assalti armati, dimostri la forte maturità e consapevolezza di gran parte del popolo venezolano. In tal modo il PSUV incassa un'indiscutibile vittoria politica di grandi dimensioni ma, ciò che più conta, si pongono le basi istituzionali per il rinnovamento effettivo del Paese nella piena salvaguardia della sua pace interna e della sua indipendenza nazionale.





Come giudica il comportamento di Usa, Spagna e altri paesi nell'orbita di Washington che non riconoscono il voto?

Non era ovviamente pensabile che i centri dell'imperialismo e del neocolonialismo cessassero la loro offensiva pur di fronte a una prova di questo genere e a una dimostrazione di democrazia di questa portata. Occorre capire fino in fondo, al riguardo, che in Venezuela sono in gioco interessi di vario tipo del sistema dominante. Interessi materiali al controllo delle fonti energetiche, rimettendo i propri valletti al "governo" del Paese dove si trovano le più grandi risorse petrolifere del mondo, ma anche interessi di tipo strategico ed ideologico. L'esempio del Venezuela, soprattutto ora dopo che il chavismo è rientrato in scena alla grande con queste partecipatissime elezioni, può diventare contagioso per il resto dell'America Latina dove cominciano a vacillare i regimi filoimperialisti in Argentina, Brasile, Messico, Perù, Paraguay e Colombia, ma anche in altre parti del mondo. L'attualità e l'importanza del messaggio di Hugo Chavez non sfuggono certo alla finanza internazionale che sta portando il nostro pianeta allo sfascio. Per questo insistono pateticamente nel loro messaggio destabilizzatore. Di singolare spudoratezza appare al riguardo il ruolo della stampa, praticamente unanime nel sostenere tale linea. Anche giornaliste coraggiose e importanti professionalmente come Geraldina Colotti vengono messe a tacere. Sarebbe interessante al riguardo ricostruire l'itinerario che ha portato un giornale com il manifesto a emarginarla e sospenderla dalle sue funzioni. Certamente lo faremo.



Che scenari ora per il futuro del Venezuela?

Maduro e il PSUV escono fortemente rafforzati dal voto. L'opposizione appare in preda al panico e priva di prospettive politiche, dopo aver colpevolmente gettato al vento la grande occasione dell'Assemblea costituente. E' quindi probabile che i settori più fascisteggianti della stessa, che sono egemoni sul piano militare, tentino di inasprire le violenze. Ma dopo la giornata di ieri troveranno questa strada chiusa ermeticamente dalla mobilitazione congiunta di Forze armate, forze di polizia, milizie popolari e popolo più in generale. Occorrerà peraltro esperire sforzi intelligenti volti a recuperare la parte più politica dell'opposizione a un'ottica di tipo nazionale e patriottico, studiando anche le necessarie forme di raccordo tra l'Assemblea nazionale costituente e i settori politici e sociali che se ne sono tenuti fuori ma che di fronte alla vittoria chavista di ieri, potrebbero finalmente rinsavire ed aprirsi a un discorso di collaborazione nel superiore interesse del popolo venezolano.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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