Fare debiti per pagare altri debiti. La logica mortale del FMI in Ucraina

Fare debiti per pagare altri debiti. La logica mortale del FMI in Ucraina

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di Eugenio Cipolla


 La notte tra giovedì e venerdì è stata quella decisiva per l’Ucraina. Il board del Fondo Monetario Internazionale, come aveva preannunciato L’Antidiplomatico in questo articolo di due giorni fa, ha ripreso a erogare finanziamenti in favore di Kiev, accordando una nuova tranche di un miliardo di dollari, portando il totale dei soldi prestati finora a 7,6 miliardi dei 17,5 previsti dal piano di salvataggio siglato nel marzo 2015. La notizia in Italia è passata del tutto inosservata, se non per qualche lancio stringato di agenzia. Si tratta, però, dell’ennesimo atto di forza dell’organismo diretto da Cristine Lagarde, la quale, nonostante gli sforzi enormi compiuti da Kiev nell’ultimo anno, ha chiesto nuovo “sangue” a un popolo ormai sull’orlo della crisi definitiva.

La situazione non è semplice da spiegare, ma proviamo a rimettere in ordine tutti i tasselli di una vicenda che avrà senz’altro una pesante influenza sul futuro dell’Europa, dei rapporti con la Russia e dell’Ucraina, dove l’aria che si respira è quella di un imminente cambio di potere, dovuto proprio alle politiche di austerità imposte da Washington, che stanno scontentando il popolo che aveva sostenuto Maidan. Ecco quattro punti interessante da analizzare.

Qual è il fattore che ha spinto il FMI a riaprire i cordoni della borsa, dopo che aveva sospeso i finanziamenti?

Il programma di cooperazione tra Ucraina e FMI era stato sospeso qualche mese fa a causa della situazione di instabilità politica nel paese. Subito dopo il dimissionamento di Yatsenyuk, l’Ucraina è rimasta senza premier per diverso tempo e il Parlamento è riuscito a trovare un nome, convergendo su Volodymyr Groisman con molta fatica. Il FMI ha riferito di aver riesaminato l’attuazione del programma economico e aver deciso sul suo proseguimento nonostante alcune eccezioni alle regole generali. «E’ un processo reso possibile dalla realizzazione di alcuni punti del nuovo programma di governo, tra i quali i passi coraggiosi per portare le tariffe di energia a un livello normale», ha detto Cristine Lagarde in conferenza stampa. Per dirla in parole povere, determinanti sono stati gli aumenti fino al 100% per le tariffe del gas per la popolazione, decisi mesi addietro dal nuovo esecutivo. Ovviamente quando si parla di FMI il raggiungimento degli obiettivi è un’utopia e la stessa Lagarde ha ammesso che comunque servirà «una trasformazione strutturale dell’economia, inclusa la lotta alla corruzione e il miglioramento della governance. Qui deve essere ancora fatto molto».

Che altro dovrà fare l’Ucraina per continuare a ricevere fondi dal FMI?

Nel futuro imminente il Fondo Monetario Internazionale si aspetta dall’Ucraina l’approvazione di una serie di provvedimenti cruciali per il proseguimento del programma. Nell’ordine: riforma delle pensioni, lotta alla corruzione, vendita dei beni dello Stato, mancata riduzione delle aliquote fiscali. «Le autorità – ha avvertito Lagarde – dovrebbero evitare cambiamenti di politica fiscale che porterebbero ad un aumento del deficit». In soldoni niente moratorie su eventuali riduzioni fiscali. Molto importante per il FMI la riforma delle pensioni. Per gli economisti di Washington solo così si potrà ridurre il disavanzo strutturale del fondo per le pensioni. I benefici si vedrebbero addirittura sul deficit di bilancio e sul debito pubblico. Le raccomandazioni del FMI prevedono un aumento dell’età pensionabile e la transizione verso un sistema nuovo che prevede solo il pagamento della pensione minima. La pensione media oggi in Ucraina, con la situazione monetaria attuale, non supera i 100 euro nel migliore dei casi.  Ciò detto, molto sarà fatto anche riguardo la svendita dei beni statali e la lotta contro la corruzione. In ogni caso gli economisti ucraini si aspettano provvedimenti tesi ad aumentare le tasse e le accise per rigenerare il disastroso fondo pensionistico nazionale.

In cosa saranno spesi i soldi del Fondo Monetario Internazionale?

Questa è la domanda che milioni di ucraini si stanno ponendo dopo la diffusione della notizia. Come verranno impiegati questi soldi? Scuole, strade, ospedali, prestazioni sociali? Nulla di tutto questo. Il miliardo versato nelle casse di Kiev servirà per rimpinguare le riserve nazionali. E lì, dice l’economista Viktor Skarshvesky, «serviranno per pagare i debiti precedenti». Perché «un prestito del FMI non è un qualcosa che si può spendere, se non per pagare quelli. Quei soldi entreranno nelle riserve della NBU, la Banca Nazionale ucraina, e potranno essere spesi solo con l’autorizzazione del Fondo. Non potranno essere utilizzati nemmeno per aggiustare il tasso di cambio della grivna. Se la NBU vorrà partecipare all’asta dei cambi, lo potrà fare solo attraverso riserve valutarie nette, non prestiti. E non potranno nemmeno essere usati per iniezioni nell’economia o investimenti». Insomma, fare debiti per pagare altri debiti è la logica contorta che sta guidando i funzionari di Washington. Ma la cosa peggiore è che l’Ucraina dovrà restituire questi soldi gradualmente fino al 2025, con rate sempre maggiori e interessi che sfiorano i 6,2 miliardi di dollari.

Cosa accadrà alla moneta nazionale e all’economia?

Qualche giorno fa abbiamo raccontato di come il cambio dollaro-grivna sia arrivato a 26, mentre quello con l’euro a 30. Fattore che ha favorito l’inflazione (nel 2016 si attesterà intorno al 14,1%, secondo le stime governative) e diminuito ancora di più il potere d’acquisto della popolazione. Molti pensavano che il prestito del FMI avesse avuto ripercussioni positive sul tasso di cambio, rafforzando la grivna. In realtà non sarà così. Abbiamo già detto che quel miliardo non potrà essere usato per fermare la svalutazione della grivna. Solo il fattore psicologico potrà convincere i mercati internazionale a puntare su una moneta e un’economia allo sbando. Il miliardo del Fondo servirà a sbloccare un miliardi di dollari in garanzie statali dagli Usa e 600 milioni di euro dall’Unione Europea. E questo stabilizzerà certamente il tasso di cambio dollaro-grivna su 26-27, ma non lo diminuirà. Il punto centrale, e che ha fatto diventare la questione politica, con l’attivismo dei funzionari Usa che hanno fatto pressione sul Fondo, è che questi soldi sbloccheranno a loro volta altri prestiti, dalla Banca Mondiale alla Bers, passando per i singoli paesi, con gli Stati Uniti in testa. Positivo senz’altro, ma solo in caso di progressi seri sul bilancio e nella lotta alla corruzione. Altrimenti potrebbe essere un’arma a doppio taglio, capace di mettere in ginocchio definitivamente l’Ucraina e portarla al tracollo. Qualcuno ha già fatto notare come il prestito sia stato inferiore alle attese (ci si aspettava 1,7 miliardi e non solo 1 miliardo). Soldi che però non dureranno a lungo. Con un calo delle esportazioni e i debiti da pagare già nel prossimo anno, potremmo assistere a un nuovo ribasso della grivna. Come evitare questa situazione? Semplice, con nuovi fondi del FMI. Ma questi richiederanno più tasse, un’età pensionabile più alta, un inasprimento delle politiche di bilancio. Praticamente il sacrificio totale del popolo ucraino

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