Gli Stati Uniti e l'aggressione ai paesi indipendenti: dal 1926 ad oggi nulla è cambiato
Sull'imperialismo degli Stati Uniti, sul crescente polo imperialista europeo e in particolare sulla strategia seguita nell'aggressione contro quei paesi che manifestano spinte indipendenti dalla morsa dei monopoli finanziari occidentali; strategia che vede l'appoggio dapprima “coperto” alle forze reazionarie interne del singolo paese, quindi l'appoggio aperto e, infine, l'intervento militare diretto, quando le forze reazionarie interne rischiano di soccombere, non sono senza interesse queste parole pronunciate più di novant'anni fa.
Nell'intervento “Sulle prospettive della rivoluzione in Cina”, pronunciato il 30 novembre 1926 alla Commissione cinese del CE dell'Internazionale Comunista, Iosif Stalin, evidenziando alcune carenze delle tesi proposte sulla questione cinese, disse, tra l'altro, che quelle tesi
"...eludono o sottovalutano la questione dell'intervento imperialista in Cina. Se si leggono attentamente le tesi, si può pensare che in Cina, al momento attuale, non ci sia un intervento imperialista, nel vero senso della parola, ma ci sia solamente una lotta del nord contro il sud, o di un gruppo di generali contro un altro gruppo di generali.
Per di più, con la parola intervento, si tende a considerare una situazione per cui si è in presenza dell'introduzione di soldati stranieri sul territorio cinese; e, se non si verifica tale fatto, allora non c'è nemmeno l'intervento.
Questo è un profondo errore, compagni. L'intervento non si esaurisce affatto nell'introduzione di truppe e l'introduzione di truppe non costituisce affatto la particolarità principale dell'intervento.
Nelle moderne condizioni del movimento rivoluzionario dei paesi capitalisti, quando la diretta introduzione di truppe straniere può sollevare una serie di proteste e di conflitti, l'intervento ha un carattere più duttile e una forma più mascherata. Nelle moderne condizioni, l'imperialismo preferisce intervenire con l'organizzare una guerra civile all'interno del paese dipendente, con il finanziare le forze controrivoluzionarie contro la rivoluzione, con l'appoggio morale e finanziario dei propri agenti cinesi contro la rivoluzione. Gli imperialisti tendevano a rappresentare la lotta di Denikin e Kolchak, Judenich e Vrangel contro la rivoluzione in Russia, come un conflitto esclusivamente interno. Ma tutti noi sapevamo, e non solo noi, ma tutto il mondo lo sapeva, che dietro questi generali russi controrivoluzionari, c'erano gli imperialisti di Inghilterra e d'America, Francia e Giappone, senza il cui sostegno sarebbe stata assolutamente impossibile in Russia una vera guerra civile”.
Fabrizio Poggi