Guerra al Venezuela: tutte le contraddizioni politiche dell'ultimo comunicato del "Gruppo di Lima"

Guerra al Venezuela: tutte le contraddizioni politiche dell'ultimo comunicato del "Gruppo di Lima"

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Mision Verdad


Il gruppo di Lima, in un passaggio che prosegue nella pressione sul terreno politico volta ad aumentare le possibilità di intervento negli affari interni del Venezuela, ha espresso il suo rifiuto categorico contro la decisione sovrana dello Stato venezuelano di convocare le elezioni presidenziali per il 22 di Aprile di quest'anno, data che secondo i cosiddetti “accompagnatori” del dialogo nella Repubblica Dominicana era di comune accordo con i settori di opposizione. Nella dichiarazione rilasciata dopo la loro riunione,  si reclama la mancanza di trasparenza e credibilità e si richiede la presentazione di un nuovo calendario elettorale.


Va ricordato che è stata l'Assemblea nazionale (attualmente in stato di ribellione contro le altre istituzioni del paese) ad aver avanzato la richiesta di "elezioni generali" (un termine inesistente nella Costituzione venezuelana) con un periodo di pochi mesi per la realizzazione delle stesse. Quindi, questo slogan ambiguo e senza alcun supporto legale, era stato solamente la giustificazione per l'escalation di violenza nel paese vissuto dall’aprile al luglio 2017, quando la convocazione all'Assemblea nazionale costituente ha disinnescato il tentativo di trasformare la situazione del caos in un trampolino di lancio per l'azione militare dall'estero.

Durante la prima metà del 2017, e parallelamente all'incitamento allo scontro, alla distruzione delle istituzioni pubbliche,  agli omicidi e al caos in generale, la leadership dell'opposizione ha mantenuto lo slogan di anticipare le elezioni, sostenendo che il motivo che il governo non le convocasse fosse perché la loro sconfitta era assicurata.
 

 


Le ingerenze del Segretario Generale dell'OSA, per attivare la Carta Democratica con l’obiettivo di "esaminare la situazione venezuelana" attraverso la revisione del "Rapporto Almagro" (alimentato con i dati delle ONG finanziate dagli agenti che lavorano per l’intervento contro il Venezuela e che operano negli Stati Uniti) aveva allora come una delle sue intenzioni proprio quella di premere per il completamento delle elezioni generali in un periodo non superiore a 30 giorni.
 
L'obiettivo era raggiungere il consenso di 18 voti per la discussione sulla Carta democratica e 24 per la sua applicazione di modo che il Venezuela - permettendo che la sua autodeterminazione venisse violata subordinandosi alle opinioni dell'OSA -  fosse catalogato come un paese fuorilegge, lasciando la libertà di adottare contro il paese misure coercitive e sanzionatorie.
  
Anche il Dipartimento di Stato in quel contesto si espresse per anticipare le elezioni presidenziali nel momento in cui la nazione venezuelana si stava preparando per le elezioni elettorali dell'ANC. In quella fase, fu lo stesso presidente Trump a mandare una dichiarazione in cui assicurava maggiori sanzioni contro quelle elezioni, chiedendo altre "elezioni libere ed eque" attraverso l'account Twitter dell'Assistente Segretario di Stato del Dipartimento di Stato, Francisco Palmieri.
 
D'altra parte, la denuncia del rilascio dei "prigionieri politici" nel comunicato, differisce dalla decisione dell'opposizione di non firmare un accordo di coesistenza nella Repubblica Dominicana, dove era uno dei punti negoziati. Quando il consenso di entrambe le parti era disponibile, all'ultimo momento per una causa ancora non nota l’anti-chavismo lo ha ritirato, come annunciato dall'ex presidente del governo spagnolo e “accompagnatore” del dialogo, José Luis Rodríguez Zapatero.
 
Successivamente, il rappresentante del governo nazionale al Tavolo di Dialogo, Jorge Rodríguez, ha annunciato come la causa fosse un appello lanciato dalla Colombia nell'ambito del “tour” del Segretario di Stato americano Rex Tillerson.
 




L'allusione nel comunicato del gruppo di Lima al terzo rapporto sul Venezuela, recentemente presentato dalla Commissione interamericana per i diritti umani, e alla decisione della Corte penale internazionale di condurre un esame preliminare su "presunti crimini di Stato e diritti umani", servono come fondamento delle accuse di violazione dei diritti umani, a giustificazione della perdita dell'istituzionalità e delle libertà politiche della popolazione. Il primo in questione esclude completamente le fonti ufficiali per costruire il suo rapporto, mostrando uno scenario completamente distorto della nazione venezuelana, mentre il secondo, sebbene non fornisca dettagli su quali rapporti sarebbero stati presi in considerazione per la costruzione dello stesso, ha come “fonte” principale i dossier dell’OSA.
 
Il comunicato in questione respinge anche la partecipazione del presidente Nicolás Maduro al Vertice delle Americhe, che si terrà il 13 e 14 aprile nella città di Lima (Perù), così come la convocazione delle elezioni presidenziali, e sollecita il governo Venezuelano all'apertura di un "corridoio umanitario". Sul punto delle elezioni presidenziali, la posizione del gruppo di Lima evidenzia le contraddizioni tra il fronte straniero venezuelano e i leader dell'opposizione, che hanno chiesto all'unisono l’iter di quelle elezioni presidenziali che oggi respingono.

In termini politici, l'inasprirsi di questa posizione è un'azione di autorità per provocare un isolamento elettorale dell'opposizione che consenta l'articolazione di maggiori sanzioni contro il paese, secondo le linee guida statunitensi.
 
D'altra parte, per quanto riguarda il "corridoio umanitario", utilizzare gli effetti che le sanzioni finanziarie hanno avuto sul paese - danneggiando le aree sensibili del tessuto sociale ed economico e invertendo le conseguenze delle azioni intraprese per soffocare economicamente il Venezuela - come parte della storia della "crisi umanitaria",  palesa un approccio che va incontro alle intenzioni degli Stati Uniti di intervenire sul territorio sotto una facciata umanitaria. Facciata umanitaria che in altre latitudini (Haiti, Repubblica Centrafricana, ecc.) ha significato un notevole arricchimento per agenzie come Usaid.
 
Di proposito, il gruppo di Lima porta il terreno delle denunce contro il Venezuela nell'area delle frontiere terrestri, quando menziona "l'esodo di migliaia di venezuelani" e l'annuncio di sforzi di coordinamento per affrontare questa situazione. La verità è che questa è una buona scusa per mobilitare truppe militari nelle zone di confine con il Venezuela, una decisione presa dal presidente colombiano Juan Manuel Santos quando ha dispiegato oltre 3.000 soldati alla frontiera, come misure per contenere il flusso di immigrati. Anche il Brasile, subito dopo la visita che Michel Temer allo stato di Roraima,  ha ordinato di duplicare le truppe militari per far fronte al "massiccio esodo degli immigrati".

La volontà di sostenere il Messico e il Cile serve per ottenere con diligenza il ritiro dai processi di dialogo e pace in Venezuela. Principali protagonisti del boicottaggio sono la piattaforma di opposizione di Soy Venezuela, Rex Tillerson e Marco Rubio, i quali intensificano le dichiarazioni per l’opzione militare a scapito di ogni altro strumento che implica un certo grado di stabilità politica per il Venezuela a medio e lungo termine, come lo svolgimento di elezioni presidenziali in un ambiente di rispetto per le istituzioni del paese.





La dichiarazione del Gruppo Lima chiarisce le sue incongruenze legali e politiche rispetto del recente passato, nonché a quelle degli attori dell'opposizione e di altri operatori del fronte internazionale; espone le sue contraddizioni dal requisito di un supposto calendario elettorale che il CNE ha pienamente rispettato dal momento che le elezioni regionali si sono svolte il 15 ottobre. Questa richiesta specifica è stata invocata nel 2017, mentre si cercava di assediare il paese per richiedere la tutela delle organizzazioni straniere, cercando di intensificare la violenza e impedire un consenso tra il governo venezuelano e l'opposizione.

Ora che la celebrazione delle elezioni inizia a materializzarsi, emerge il piano d'assedio che si sta articolando contro il Venezuela e vengono svelati i doppi standard democratici con cui nel 2017 sono stati camuffati gli attacchi violenti contro il paese.

Traduzione de l'AntiDiplomatico

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