Ignoranza pura, superficialità, lapsus freudiano o lessico deviante? Il servizio della Rai sui territori occupati “dai” palestinesi
Ignoranza pura, superficialità, lapsus freudiano o lessico deviante?
Queste le prime domande che affiorano alla mente dopo aver sentito, e per scrupolo risentito, la giornalista di Rainews 24 Romana Fabrizi, definire la Cisgiordania “territori occupati DAI palestinesi”. La Fabrizi non si trovava a New York di passaggio, ma era inviata alle Nazioni Unite proprio per seguire i lavori relativi alla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza circa le colonie israeliane illegali in Cisgiordania.
Dato che Rainews24 non è la Tv di Roccacannuccia e che una giornalista professionista, specializzata nel settore esteri, oltre ad avere uno stipendio dignitoso, ha l’obbligo di offrire agli utenti la correttezza almeno formale delle notizie che trasmette, non può passare sotto silenzio un errore del genere, addirittura più grave di quello commesso dalla lettrice dei titoli la quale ha parlato di blocco delle colonie nella Striscia di Gaza mostrando la sua confusione non solo politica, ma anche geografica rispetto al Medio Oriente.
Tornando alla Romana Fabrizi, la notizia che ha dato non è di poco momento, trattandosi della Risoluzione Onu che impone, o meglio dovrebbe imporre, a Israele il blocco della costruzione degli insediamenti su territorio palestinese, oltre a ribadire l’illegalità di quelli già costruiti. Gli Usa si sono astenuti e questa è la notizia vera in quanto il presidente Obama, grazie al suo essere ormai uscente, per la prima volta non ha posto il veto favorendo il sereno andazzo degli abusi israeliani, ma ha dato indicazione di astensione consentendo così alla Risoluzione di essere emanata.
Come fa da 68 anni, Israele non rispetterà neanche questa Risoluzione, oltre alle altre circa 70 che non ha mai rispettato. Ma senza alcuna considerazione per la legalità internazionale e consapevole della sua impunità, Israele lo ha dichiarato pubblicamente e la notizia è stata data come fatto normale, come fosse un capriccio e non una ferita al diritto internazionale che, in quanto tale, riduce le garanzie democratiche e la fiducia nelle istituzioni sovranazionali di ogni cittadino, quale che sia il suo paese di appartenenza.
Maggior rilievo ha invece avuto la palese violazione della Costituzione statunitense commessa da Donald Trump, presidente eletto ma non ancora in carica, il quale, per soddisfare le richieste israeliane di porre il veto alla Risoluzione, ha interferito col presidente uscente creando un caso senza precedenti.
Le dichiarazioni che in altri casi sarebbero state definite quantomeno isteriche del repubblicano Paul Rayan, portavoce della Camera, che ha definito “vergognosa” la Risoluzione che condanna le manifeste violazioni e i crimini ad esse collegati da parte di Israele, sono state accolte con un certo aplomb lasciando nello spettatore la percezione che Israele non commetta in fondo alcuna particolare reato e che sia stato ingiustamente sfavorito dalla Risoluzione che afferma che gli insediamenti “costituiscono una violazione palese del diritto internazionale e un grande ostacolo per ottenere la pace attraverso la soluzione dei due stati, due popoli” e che, tra l’altro, condanna “ la confisca delle terre e la demolizione delle case palestinesi”
D’altronde, se allo spettatore poco informato arriva la notizia che quei territori sono “occupati dai palestinesi”, il fatto che Israele venga condannato per le sue politiche di occupazione e di annessione di terra palestinese può lasciare quell’impressione di vago antisemitismo – su cui ogni sionista sa ben giocare –confondendo ancora una volta l’oppresso con l’oppressore, l’occupato con l’occupante.
In conclusione, gli errori lessicali, i fatti in sé, e il modo di raccontarli, finiscono per lasciare che il diritto internazionale resti solo vuoto legiferare e che il famoso processo di pace non sia altro che un machiavello per consentire la realizzazione del “piano D”, cioè il progetto israeliano di occupare tutta la Palestina e di farlo col consenso dell’opinione pubblica occidentale confusa da narrazioni che, grazie anche a qualche preposizione articolata del tutto impropria, non si accorge di quanto siano lontane dalla realtà sia la pace che la giustizia per il popolo palestinese.
Patrizia Cecconi,
24 dicembre 2016