Gentiloni sulla Catalogna: «Rispetto della Costituzione spagnola». E quella venezuelana?

Gentiloni sulla Catalogna: «Rispetto della Costituzione spagnola». E quella venezuelana?

Il Presidente del consiglio dei ministri ha evidenziato nuovamente la sua doppia morale

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di Fabrizio Verde
 

«Gli eventi di ieri hanno attraversato la discussione di oggi, io mi limito a ribadire che nel rispetto totale delle leggi, dello Stato di diritto, della Costituzione unitaria spagnola, mi auguro che ci sia una chance per il dialogo nei prossimi giorni. Che si eviti una sociale di violenze e che si dia spazio alla politica. Alla capacità di trovare soluzioni». Così si è espresso Paolo Gentiloni - in occasione del XV Foro di Dialogo Italia-Spagna - sulla questione catalana esplosa nella sua drammaticità all’indomani del referendum per la secessione non autorizzato e della conseguente domenica segnata dal sangue. Dove la Guardia Civil inviata da Rajoy ha utilizzato il pugno di ferro contro i cittadini catalani decisi a recarsi alle urne per l’indipendenza da Madrid. 

 

Le parole di Gentiloni sono state molto caute. Al contempo però evidenziano ancora una volta la doppia morale del Presidente del Consiglio dei Ministri italiano. Tanto cauto con Madrid quanto perentorio con Caracas. All’epoca del referendum illegale organizzato dall’opposizione venezuelana - regolarmente tenuto senza alcuna forma di repressione - l’esponente democratico infatti si spinse fino al non riconoscimento dell’Assemblea Nazionale Costituente convocata da Nicolas Maduro, nel pieno rispetto della Costituzione bolivariana, per superare l’ondata di violenza golpista scatenata nel paese dall’opposizione di destra. Avallando di fatto le fallaci motivazioni accampate dalla destra fascista venezuelana in opposizione al progetto costituente propugnato dal leader chavista. 

 

Paolo Gentiloni, insieme allo spagnolo Mariano Rajoy (lo stesso che non ha esitato a inviare le forze di polizia per fermare il referendum catalano), indirizzò una lettera aperta al presidente venezuelano. Una missiva dove i due leader europei, senza alcuna cautela diplomatica, accusavano il governo venezuelano di sopprimere le libertà fondamentali e reprimere ogni forma di dissenso. Spingendosi fino ad affermare che la storia avrebbe giudicato il presidente Maduro. 

 

Ingerenza intollerabile negli affari interni di un paese sovrano. Curiosità vuole, però, che la storia abbia emesso il suo verdetto con largo anticipo: il ‘dittatore’ Maduro ha lasciato che si svolgesse nella maniera più pacifica possibile un referendum illegale; mentre il ‘democratico’ (?) Rajoy ha utilizzato il pugno di ferro per impedirlo brutalmente. 

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