Il rapporto che smonta tutte le fake news dei media mainstream sulle morti in Venezuela

Il rapporto che smonta tutte le fake news dei media mainstream sulle morti in Venezuela

Il documento sui 51 giorni di violenza promossa dall'opposizione è stato presentato alla stampa dal ministro Villegas

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da Alba Ciudad
 

Il ministro del Potere Popolare per la Comunicazione e l’Informazione Ernesto Villegas; Il ministro degli Esteri del Venezuela Delcy Rodríguez e il Segretario Esecutivo del Consiglio Nazionale per i Diritti Umani, Larry Devoe, hanno tenuto una conferenza stampa con i mezzi d’informazione nazionali e internazionali, presentando un rapporto sui 51 giorni di violenza provocati dai partiti estremisti dell’opposizione, che hanno causato la morte di 60 persone. 

 

Villegas presentato una lista delle persone assassinate, sulla base di un rapporto della Procura sulle vittime mortali della violenza in Venezuela. «Tutte le vite hanno lo stesso valore, indipendentemente dall’età, il genere, la condizione sociale, il luogo dove sono cadute, la bandiera politica che hanno innalzato, i metodi che hanno utilizzato per esprimere la propria posizione politica. Tutte queste morti ci addolorano allo stesso modo!», ha dichiarato. 

 

L’opposizione si è concentrata su un piccolo gruppo di casi emblematici, anche se in realtà vi sono tra i 55 e i 60 morti durante i 51 giorni di violenza, la maggior parte dei quali sconosciuti al paese. 

 

«Vogliamo evitare che questa lista cresca. L’elenco non deve crescere. Necessario è porre fine immediatamente agli appelli alla violenza da parte di esponenti politici che hanno abbandonato la politica, per imporre un’agenda al paese attraverso la violenza, fuori dalla nostra Costituzione». 

 

Mostrando la copertina del quotidiano ‘Tal Cual’ che attribuisce le morti allo Stato, ha chiesto di fermare l’uso perverso dei loro nomi «per incolpare il governo bolivariano e il Presidente Nicolás Maduro di adottare una politica che ha portato alla morte di questi venezuelani». 

Villegas ha spiegato che secondo le cifre fornite dalla Guardia Nazionale Bolivariana, in Venezuela vi sono state oltre 1600 manifestazioni di diverso colore politico e con differenti metodi di espressione. «Circa 600 sono state violente». Con una politica repressiva ci sarebbe stato almeno un morto in ogni manifestazione, «avremmo avuto una cifra scandalosa», ma siccome la Costituzione proibisce l’utilizzo di armi da fuoco per il controllo delle manifestazioni pubbliche, e il Presidente Maduro ha ordinato che i corpi di sicurezza dello Stato controllino le manifestazioni senza nemmeno l’uso di manganelli, «non stiamo piangendo una tragedia ancora più grande».

 

«Se fossero vigenti i metodi della quarta repubblica, con manifestazioni così numerose, in luoghi diversi e con grande ferocia, sarebbero molte di più le famiglie a lutto». 

 

Bilancio delle persone uccise 

 

«L’aria è troppo simile a quella dell’aprile 2002. Questo è quello che abbiamo vissuto nell’aprile del 2002: una fazione politica ha utilizzato delle morti, che causarono lutti in tutto il Venezuela, per accusare il Comandante Chavez», ha dichiarato Villegas, mostrando un cartellone contente i volti di tutte le persone uccise. 

 

Il ministro ha inoltre mostrato un video dove Henry Ramos Allup anticipa che vi sarebbero stati ulteriori vittime. 

Sei vittime delle barricate 

 

Angel Moreira: un giovane morto mentre circolava a bordo di una motocicletta ed è stato investito da un veicolo che marciava controsenso per evitare una barricata.

Ana Victoria Colmenares

María Guanipa

Oliver Villa

Efraín Sierra

Carlos Hernández

 

Tre vittime chaviste assassinate nello Stato di Mérida

 

Anderson Dugarte

Luis Márquez

Jesús Sulbarán

 

Villegas ha lamentato che Ramos Allup ha attribuito la morte di Dugarte alla «repressione del regime» così come Freddy Guevara ha parlato di «assassinio della dittatura». Il ministro ha mostrato un video di German Dugarte, zio di Anderson Dugarte, afferma che suo nipote era chavista e antimperialista. 

 

Quattro chavisti vittime di omicidi su commissione

 

Quattro venezuelani sono stati vittima di omicidi su commissione, due di essi erano militanti chavisti che si trovavano in un’assemblea studentesca a El Tigre, nello Stato Anzoátegui:

 

Juan Bautista López

César Guzman

José Jesús Alcolado

Pedro Josué Carrillo:

Alcolado era un militante rivoluzionario cileno assassinato a Caracas, che «era venuto in Venezuela per realizzare quei sogni che la destra fascista aveva intercorro nel Cile di Allende». Carrillo, sequestrato e sottoposto a brutali torture dello Stato di Lara, perché chavista. 

 

Quattro membri della Polizia e della Guardia Nazionale Bolivariana morti

 

Villegas ha inoltre evidenziato che quattro uomini in divisa hanno perso la vita durante le proteste:

 

Yey Amaro: il deputato oppositore Alfonso Marquina aveva dichiarato che era stato ucciso dalla «dittatura di Maduro», ma è stato smentito dal governatore antichavista Henry Falcón che ha spiegato come sia morto a seguito di un incidente stradale. «Spesso viene utilizzato il dolore dei familiari, e nel bel mezzo del dolore e della necessità di giustizia, viene piantata una verità che dopo è molto difficile da smentire». 

 

Inumar Sanclemente: Effettivo della Guardia Nazionale Bolivariana assassinato nel municipio Los Salias da uno sconosciuto che gli ha sparato. 

 

Gerardo Barrera: Effettivo di Policarabobo assassinato con molteplici colpi di pistola.

 

Jorge Escandón: Altro effettivo di Policarabobo assassinato da terroristi che sparavano dagli edifici.

 

Tredici persone non si trovavano in zone interessate da manifestazioni

 

Altre tredici persone, secondo i rapporti messi a disposizione dai giornalisti dalla Procura Generale, non si trovavano in zone interessate da manifestazioni quando sono state uccise. Tra questi vi sono:

 

Brayan Principal: bambino morto a Barquisimeto. Villegas ha mostrato un video con la testimonianza della madre, segnalando che il bambino di un colpo sparato da bande criminali dal quartiere Yucatan verso la Città Socialista Alí Primera di Barquisimeto. Di questo omicidio dirigenti dell’opposizione come Lilian Tintori e Maria Corina Machado hanno fatto un «uso bastardo», cercando di far passare il messaggio che il bambino era morto a causa della politica repressiva dello Stato.

 

Almelina Carrillo: muore mentre attraversa La Candelaria, nei pressi di una mobilitazione chavista contro la quale è stata lanciata una bottiglia d’acqua congelata, che l’ha centrata in pieno. Villegas ha denunciato che alcune ore prima il sociologo oppositore Tulio Hernández con un tweet aveva esortato a lanciare vasi e fioriere contro i chavisti. 

 

Ramón Martínez

 

Gruseny Canelón: nel suo caso abbiamo 14 effettivi della Guardia Nazionale imputati dalla Procura Generale. 

 

Daniel Rodríguez

 

Albert Rodríguez

 

Christian Ochoa

 

Jonathan Quintero, tra gli altri.

 

Altre persone che non stavano manifestando

 

Sono stati presentati anche i casi di altre persone i cui familiari o testimoni affermano che non stavano manifestando:

 

Jairo Ortiz: uscito per incontrare un amico non era coinvolto nelle proteste. L’agente di polizia stradale che lo ha ucciso non stava esercitando funzioni di ordine pubblico. È stato immediatamente arrestato dal Cicpc. Suo padre ha chiesto che il nome del figlio non sia utilizzato in maniera strumentale. 

 

Carlos Moreno, morto a San Bernardino. Uno dei responsabili è un agente della Polizia di Sucre, Stato Miranda, diretta dall’oppositore Carlos Ocariz, del partito Primera Justicia. 

 

Ricarda González: la sua morte è stata attribuita ai gas lacrimogeni della Guardia Nazionale Bolivariana, ma sua figlia ha scartato questa versione, affermando che è stata vittima di un attacco cardiovascolare, aggiungendo che le barricate e le guarimbas hanno ostacolato e impedito il trasferimento al più vicino ospedale. 

 

Mervins Guitian

 

Orlando Medina

 

Isabel Torrealba

 

Carlos Aranguren, tra gli altri.

 

Quattro vittime di armi non convenzionali

 

Villegas ha inoltre illustrato i casi di quattro vittime di armi non convenzionali, colpiti da oggetti metallici, che non possono essere vittime dei corpi di sicurezza: 

 

Armando Cañizales

 

Miguel Castillo

 

Juan Pernalete, che nel suo petto porta i segni di un dispositivo che corrisponde a una pistola spara bulloni

 

Diego Arellano

 

Otto folgorati durante i saccheggi

 

Ha denunciato anche la «mescola della politica con la criminalità», rappresentata dal saccheggio di una panetteria avvenuta a El Valle, che ha causato la morte per folgorazione di 8 persone. 

 

Morti manifestando

 

Ci sono altri cittadini morti nel corso delle manifestazioni, secondo la Procura Generale:

 

Paola Ramírez: assassinata a San Cristóbal il 19 di aprile. Nel suo caso «si è avuta una rapida risposta da parte della Procura Generale guidata dalla Procuratrice Luisa Ortega Diaz». Imputato un militante di Vente Venezuela che ha confessato di aver sparato oltre 27 colpi. 

 

Francisco González

 

Kevin León

 

Paúl Romero: investito da una persona civile mentre si trovava in una barricata.

 

Hecder Lugo: si tratta di un caso molto particolare perché «il padre ha inviato un messaggio al Presidente della Repubblica. Voglio dire  al padre che il suo messaggio è arrivato al Presidente, che è particolarmente interessato affinché sia fatta giustizia in tutti questi casi, particolarmente in quello di Hecder Lugo». 

 

Daniel Queliz

 

Edy Terán

 

Un rapporto simile a quello presentato dal ministro Villegas è stato realizzato da Alba Ciudad e può essere visionato cliccando qui. Il rapporto ufficiale della Procura Generale può essere letto cliccando qui.

 

Gli agenti che commettono abusi saranno processati

 

Sul caso di Lugo, «il Presidente Nicolás Maduro è stato chiaro: non avalla o nasconde nessun tipo di deviazione, eccesso o abuso nell’utilizzo della forza», ha spiegato Villegas. «Ha dato istruzioni molto chiare e determinate ai corpi di sicurezza affinché si astengano anche dall’utilizzo di manganelli o proiettili di gomma per il controllo di manifestazioni pubbliche, nonostante siano armi autorizzate dalla legislazione internazionale». 

 

Ha poi spiegato che «se qualche ufficiale, anche in situazioni drammatiche arriva a disobbedire a questi ordini, affronterà l’applicazione della giustizia». 

 

Appoggio agli agenti che hanno subito attacchi con escrementi 

 

Villegas ha spiegato che il 99,99% degli uomini e donne che compongono la Polizia Nazionale Bolivariana e la Guardia Nazionale Bolivariana hanno svolto il proprio lavoro secondo la legge, e hanno dovuto sopportare fatti ripugnanti e abominevoli come il lancio di escrementi, per questo ha rivendicato il lavoro della stragrande maggioranza di chi compone questi corpi. 

 

«La strategia del lancio di escrementi, oltre che ripugnante, risponde a una strategia politica», ha spiegato il ministro. «La strategia del cosiddetto golpe morbido, delle cosiddette rivoluzioni colorate, che puntano alla provocazione affinché la forze dello Stato eccedano nella risposta. Lo hanno fatto alla lettera!». 

«Voi immaginate uomini e donne venezuelane subire per ore attacchi di questa natura?», ha dichiarato riguardo il lancio delle «puputov» o di recipienti in vetro contenti escrementi. « È ammirevole la capacità di autocontrollo che hanno avuto i nostri agenti sottoposti a questa disgustosa strategia, volta a provocarli affinché reagissero in maniera eccessiva a questa aggressione». 

 

Ha poi sottolineato che tutte le informazioni sono a disposizione dei giornalisti. 

 

Invitato infine l’opposizione ad accettare il dialogo: «Parlato le persone si capiscono», ha ribadito il ministro. 

 

(Traduzione dallo spagnolo per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)

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