Il ruolo dei giornalisti iraniani nella lotta contro l'ISIS
A Teheran, in Iran, si è tenuta una cerimonia per elogiare il duro lavoro di quei media iraniani che hanno dato copertura agli eventi in Siria e Iraq sul fronte di battaglia contro vari gruppi terroristici
Nella guerra vittoriosa condotta contro l’ideologia terrorista (takfira) dell’ISIS, cruciale è stato il ruolo di quei media liberi che hanno tenuto testa alla martellante propaganda degli sponsor internazionali del terrorismo, che hanno praticamente operato in occidente a reti unificate.
A Teheran, in Iran, si è tenuta una cerimonia per elogiare il duro lavoro di quei media iraniani che hanno dato copertura agli eventi in Siria e Iraq sul fronte di battaglia contro vari gruppi terroristici, come la banda di takfiri meglio conosciuta come ISIS (Daesh in arabo).
Sono stati sei anni di pericoli, minacce, ferimenti e anche qualche perdita umana. Con enormi campagne mediatiche condotte contro la Siria. Enormi sono stati gli sforzi profusi per contrastare queste distorsioni della realtà. Fake news, per utilizzare la terminologia più in voga in questo periodo.
Il corrispondente di Press TV, Mohammad Ali, ha seguito gli eventi in Siria dal 2011. Diverse volte si è trovato in grave pericolo per coprire la battaglia tra esercito siriano e vari gruppi terroristici; ha raccontato come questi hanno combattuto in funzione degli interessi dei loro sponsor, cioè certi paesi occidentali, gli USA, l'Arabia Saudita, il Qatar, tra gli altri.
La lotta contro i gruppi terroristici non è stata solo un progetto militare, ma culturale e ideologico. La sconfitta completa dei gruppi terroristici ha richiesto un lavoro efficace dei media liberi.
Secondo il capo del Servizio Estero dell'Organizzazione della Radio e Televisione dell'Iran (IRIB), Peyman Yebeli, gli stessi paesi finanziatori di Daesh hanno utilizzato i loro media per sostenere i terroristi e in questo modo hanno tradito il pubblico perdendo finanche l’ultimo briciolo di onestà, per aver travisato la verità.