Il ministro degli esteri del Canada e i filo-hitleriani ucraini

Il ministro degli esteri del Canada e i filo-hitleriani ucraini

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di Fabrizio Poggi* - Contropiano

Mentre continuano i bombardamenti ucraini sulle città delle Repubbliche popolari (ieri sono stati registrati 655 tiri di artiglierie e carri armati su Staromikhajlovka, Jasinovataja, Gorlovka, Doku?aevsk, Sakhanka, Kominternovo e altre città della DNR; decine di tiri di mortai e lanciagranate pesanti su Kalinovka, Lozovoe, Logvinovo e altri centri della LNR) e mentre, d'altro canto, si registrano perdite tra le stesse forze ucraine (ieri due fanti di marina sono rimasti uccisi e tre feriti dal fuoco delle milizie, che hanno respinto un tentativo di attacco dal mar d'Azov) sembra farsi più acuta, per Kiev, la questione di far accettare in occidente la discendenza filonazista degli attuali golpisti.




 

Tatjana Boženko ricorda su news-front.info come, verso la fine della guerra, nel 1945, si fossero fatte più efferate le azioni terroristiche dei banderisti galiziani di OUN-UPA che, attaccando i villaggi considerati fedeli al regime sovietico, iniziarono la pratica dell'assassinio di un abitante su cinque. Le istruzioni dei comandi OUN insistevano sulla "distruzione senza pietà delle basi politiche e socio-economiche del sistema nemico". A fini terroristici, si ordinava ai reparti non solo l'eliminazione dei “sovietizzati”, ma anche l'intimidazione della popolazione, per mezzo di oltraggi e sevizie sui corpi degli uccisi.
 

A fine '44, quando era già evidente la sconfitta della Germania nazista, i tedeschi liberarono dai campi di prigionia Stepan Bandera e altri leader dell'OUN e cominciarono in Polonia l'addestramento di gruppi terroristici da inviare in territorio sovietico. Già ai primi del '45, Bandera dirigeva lo "Abwehrkommand-202" di Cracovia, per l'addestramento di sabotatori. Allorché l'Armata Rossa entrò in città, Otto Skorzeni (quello che liberò Mussolini sul Gran Sasso) sottrasse Bandera alla cattura e lo portò a Monaco, dove iniziò a coordinare le attività tra OUN e servizi speciali angloamericani.
 

Il parallelo con la situazione odierna, scrive Boženko, risiede nel fatto che, mentre ufficialmente si riducono gli stanziamenti USA in “armi letali” all'Ucraina, allo stesso tempo si incrementa l'addestramento Nato di reparti di sabotatori, al comando del maggior-generale Igor Lunëv. Il coordinamento delle operazioni avverrebbe tramite il centro Nato in Lituania e proprio i reparti speciali del paese baltico sarebbero i partner diretti di quelli ucraini. A questi ultimi pare potersi imputare l'organizzazione dell'assassinio del comandante delle milizie della LNR Oleg Anaš?enko, poco più di un mese fa, mentre gli esecutori diretti, poi catturati, avrebbero rivelato la presenza di loro commilitoni già in territorio russo.
 

E se il canale Rossija 24 manda in onda un lungo e documentato servizio sui nazionalisti e fascisti russi inquadrati nell'esercito ucraino o nei battaglioni neonazisti in guerra nel Donbass, ricorda anche come i nomi degli antichi collaborazionisti filonazisti vengano oggi evocati non solo sul vecchio continente. Il caso più “clamoroso” sembra esser quello della ministra degli esteri canadese Chrystia Freeland, nipote dell'ex filohitleriano dell'UPA ucraino Mikhajlo Khomjak.
 

Come scrive Pavel Šipilin su news-front.info, in sé e per sé la notizia non ha nulla di sensazionale: sono centinaia o forse migliaia gli ex collaborazionisti, fuggiti a ovest alla fine della guerra e moltissimi di loro proprio in Canada, dove hanno allevato figli e nipoti nello spirito del nazismo. Oggi, però, quello spirito non deve uscire allo scoperto; e allora ecco che Chrystia parla del nonno come di un eroe, che combattè “per il ritorno dell'Ucraina alla libertà e alla democrazia”. Ma ecco che, lo scorso 27 febbraio, sul sito Consortiumnews.com compare un lungo e dettagliato servizio di Arina Tsukanova (giornalista ucraina rifugiata in Crimea) in cui si rivela che il nonno materno di Chrystia, Mikhajlo Khomjak, era stato direttore di “Notizie di Cracovia”, giornale che plaudeva al regime nazista e all'Olocausto, nominato nell'incarico nientemeno che da Hans Frank, il governatore hitleriano della Polonia, giustiziato poi a Norimberga.
 

Verso la fine del 1944, Khomjak e il suo diretto superiore, Emil Gassner, capo del Dipartimento stampa del Governatorato di Polonia, trasferirono in Austria la redazione di “Notizie di Cracovia” e in seguito si consegnarono agli americani in Baviera. Nel 1948 Khomjak emigrò in Canada, dove la devota nipote ha potuto farsi una carriera pubblicistica (è stata nominata Ministro degli esteri solo nel gennaio scorso) nel Financial Times, Economist, ma soprattutto nel Globe and Mail, con reportage dall'Ucraina a fianco di Victoria Nuland, Vitalij Kli?kò, di Petro Porošenko e del capo dei tatari di Crimea filogolpisti Mustafa Džemilev.
 

Naturalmente, le notizie di Consortiumnews sono state immediatamente bollate, sia dalla Freeland che da alcuni suoi colleghi di governo, come parte della campagna russa di fake news, senza che però nessuno di essi potesse smentire il passato di Khomjak. Il famoso giornalista d'inchiesta statunitense Robert Parry, ancora su Consortiumnews, non ha avuto difficoltà a confermare la veridicità di quanto scritto dalla Tsukanova.
 

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