Raquel Garrido, portavoce di France Insoumise: "La nostra ispirazione è l'America Latina. il ritorno della figura costituente come approccio per accedere alla sovranità."

 Raquel Garrido, portavoce di France Insoumise: "La nostra ispirazione è l'America Latina.  il ritorno della figura costituente come approccio per accedere alla sovranità."

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Intervista a Raquel Garrido, portavoce di France Insoumise | a cura di Cole Stangler

da jacobinmag.com
Traduzione di Mattia Di Gangi per Marx21.it

Con l'approssimarsi del giorno delle elezioni presidenziali in Francia, riteniamo utile pubblicare la traduzione di una lunga intervista a Raquel Garrido, portavoce nazionale del movimento France Insoumise, di cui è leader  Jean-Luc Mélenchon, allo scopo di favorire una maggiore comprensione del programma politico “populista” (ispirato in particolare alle esperienze latinoamericane e spagnola e a un “patriottismo” che si richiama ai valori più avanzati della Rivoluzione francese e al primato della sovranità popolare, in contrapposizione alla deriva nazionalista e razzista della destra lepenista) del candidato che sta raccogliendo (almeno secondo i sondaggi) un vastissimo consenso tra quella parte certo non marginale del popolo francese che ancora si batte per una prospettiva di progresso, emancipazione sociale e valori di solidarietà e di cui fanno parte anche i comunisti.

Pur non ritrovandoci a condividere almeno una parte (non irrilevante) delle considerazioni espresse in questa intervista, pensiamo però che solo un rimando diretto alle fonti sia in grado di sgombrare il campo dalle troppe interpretazioni superficiali, “provinciali” e spesso distorcenti che stanno caratterizzando, nella sinistra italiana, l'approccio sia di “estimatori” che di “detrattori” di Jean-Luc Mélenchon e dello schieramento che lo sostiene.


Ringraziamo Mattia di Gangi per la pregevole traduzione di questo documento.


Jean-Luc Mélenchon non sta cercando la leadership di una sinistra marginalizzata. Il suo scopo è di trasformare per intero la politica francese.


La campagna per la presidenza francese di Jean-Luc Mélenchon è esplosa nelle recenti settimane –arrivando terzo, e potendo quasi toccare con mano il secondo turno, secondo alcuni sondaggi. Oltre a trasmettere nervosismo ai mercati finanziari, il suo successo ha trasformato le elezioni francesi, offrendo un’alternativa di sinistra alla battaglia tra l’establishment e l’estrema destra.


Ma quali sono le politiche della campagna? E cosa c’è dietro il suo successo? Il movimento che ci sta dietro, France Insoumise (Francia ribelle), si ispira alle esperienze populiste latinoamericane e spagnola, il cui esempio più vicino è Podemos.


Raquel Garrido, una dei portavoce nazionali di France Insoumise, è una compagna di lungo corso di Jean-Luc Mélenchon, avendo fondato il Front de Gauche con lui nel 2008. In questa intervista racconta al giornalista Cole Stangler la campagna e le sue aspirazioni per una Sesta Repubblica.


Puoi raccontarmi cosa distingue questa campagna da quella guidata da Mélenchon nel 2012?


Il tema principale di questa campagna è quello di cambiare la nostra Costituzione e consentire al popolo francese di farlo da sé attraverso un processo chiamato l’Assemblea Costituente, che è un richiamo diretto alla Rivoluzione Francese. L’idea è quella di abolire il regime attuale, che noi chiamiamo di “monarchia presidenziale”. Noi lo consideriamo un’oligarchia e vogliamo avere invece una repubblica: per il popolo, dal popolo.


Iopenso che sia per questo che parlano di noi così tanto. Una delle ragioni per cui il regime attuale manca di consenso nella società francese è che il processo di elezione dei rappresentanti consente loro di comportarsi in modo del tutto incoerente con le promesse elettorali. La principale caratteristica culturale della classe politica attuale è l’impunità. Fanno tutto quello che vogliono perché sono assolutamente deresponsabilizzati, non sono mai chiamati a rispondere di ciò che fanno.


La cultura dell’impunità inizia con il presidente stesso. Siamo il solo sedicente paese democratico dove un uomo ha così tanto potere concentrato nelle sue mani – elezioni di centinaia e centinaia di persone in diverse istituzioni ed è lui che decide davvero di cosa parlerà il parlamento, l’agenda parlamentare. Il presidente si comporta in modo così deresponsabilizzato che questo si diffonde a cascata su tutta l’intera classe politica.


La maggior parte degli eletti in Francia oggi manca di legittimità, sono eletti con una partecipazione al voto molto bassa. C’è un profondo senso di disgusto tra i cittadini verso questa classe politica. Ciò crea caos e instabilità. Quando la Magna Carta – le regole fondamentali che nessuno dovrebbe discutere, quelle regole che dovrebbero consentire la discussione e il conflitto politico in una società democratica, quando quelle regole fondamentali non sono condivise dalla maggioranza della popolazione, allora la società è instabile.


Nel 2012, dato che parlavamo di superare il vecchio regime e di averne uno nuovo, eravamo considerati come quelli che introducevano ansia e instabilità. Oggi la società francese è cambiata. La paura è là, il caos è là. La violenza tra le comunità, la violenza tra la polizia e i giovani, il terrorismo, attacchi terroristici commessi da francesi contro altri francesi. Io penso che ora il tempo sia maturo per quello che diciamo – che abbiamo bisogno di una soluzione pacifica a queste tensioni. E questo è il motivo per cui la stessa persona, Mélenchon, - di cui nel 2012 le persone forse pensavano, “Wow, questo è troppo radicale, troppo sovversivo” - adesso sembra saggia. Perché lui ha sempre criticato questa situazione, ha l’esperienza e una metodologia trasparente per portarci tutti insieme come un solo popolo. L’idea, con l’Assemblea Costituente, è di rifondare la nazione stessa.


Cos’è un popolo, cos’è la nazione, le peuple? E’ una comunità di persone che esercitano il potere insieme. Se non lo stanno facendo, si tratta di una moltitudine di individui che al più competono per le briciole di ciò che il sistema capitalista gli lascia, lottare per un lavoro, lottare per assistenza e aiuto.


Ci sono altri grandi temi della campagna – ridistribuzione della ricchezza e giustizia sociale, che sono proposte classiche in una situazione di grande disuguaglianza. Poi abbiamo il cambiamento climatico e la protezione del solo ecosistema che consente la vita per gli esseri umani. Prima di arrivare a questi problemi, però, abbiamo bisogno di conquistare il potere per avere davvero un impatto. Questa è l’Assemblea Costituente.


Nel 2012 Mélenchon si è presentato come il candidato del Front de Gauche, un’alleanza dei partiti di sinistra. Questa volta si presenta come il candidato di France Insoumise, puoi spiegarci di cosa si tratta?

E’ un movimento di cittadini dal basso, la nostra ideologia è il populismo umanista. Per molti versi abbiamo adottato la strategia populista di Chantal Mouffe ed Ernesto Laclau.


Quindi bisogna chiedersi: cos’è il populismo? Non è un regime, è un programma. E’ una strategia di demarcazione tra un “loro” e un “noi”. Con questo si potrebbe intendere un “noi” etnicamente puro indirizzato contro gli stranieri – e questo è il populismo di estrema destra. Può anche intendere il “noi” del popolo contro il “loro” dell’oligarchia. Questa è la nostra strategia e il nostro movimento, che tende a costruire qualcosa oltre i partiti. Ha costruito sé stesso intenzionalmente come qualcosa di diverso dal cartello di partiti che avevamo nel 2012.


Infatti, France Insoumise è lo strumento che consente la più larga aggregazione e la maggiore efficacia nell’impostare il dibattito come popolo contro l’oligarchia, invece che in termini di destra contro sinistra, che non significa molto per la maggior parte dei cittadini francesi di oggi.


Qual è stata la vostra ispirazione per questo progetto?


Prima di tutto, l’America Latina dai tardi anni ‘90 in avanti, il ritorno della figura costituente come approccio per accedere alla sovranità. Questo ha avuto un grande impatto su di noi alla fine degli anni 90 e nei primi anni 2000, noi sapevamo che l’Assemblea Costituente è un’invenzione francese. Anni dopo, ancora nessuno in Francia aveva proposto una tale assemblea. Noi abbiamo capito che il processo costituente aveva abolito un ancien régime, in termini di partiti economici e politici.


Con la sparizione dell’ancien régime – che, per esempio, in Ecuador chiamavano partidocracia – c’è di nuovo la stessa divisione: un’oligarchia contro il popolo. Lo scopo è di far sparire gli strumenti dell’ancien régime con quel sistema. Attraverso il processo costituente prendono forma nuovi strumenti politici.


Abbiamo osservato questo molto da vicino, e in Francia abbiamo avuto bisogno di tempo per imparare. Stavamo ancora esitando e abbiamo fatto il Front de Gauche. Adesso io penso, però, che loro [i latinoamericani] sono i nostri punti di riferimento immediati, perché gli strumenti politici per raggiungere il potere – che sia in Venezuela, Ecuador o Bolivia, per esempio – sono nuovi. Non i vecchi partiti comunisti o i vecchi partiti socialdemocratici o i movimenti sindacali.


Questa non è una questione di ricomporre o riorganizzare partiti in crisi.


Noi stavamo osservando quando l’Assemblea Costituente ha attraversato l’Atlantico ed è arrivata in Islanda con la crisi finanziaria. Poi c’è stata la primavera araba e l’Assemblea Costituente in Tunisia, e quella in Egitto che è stata tragicamente massacrata. E poi finalmente, siamo stati contenti di vedere il processo costituente di Podemos, perché abbiamo le stesse radici storiche di Podemos. Chiamiamolo un punto di riferimento del populismo, un populismo umanista.


Si tratta di questo anche se ora la loro situazione è più complicata, dato che Podemos ultimamente è tornata alla discussione con Izquierda Unida.


In ogni caso, siamo sicuri che quello che stiamo facendo in Francia è davvero un’esperienza nuova. Ciò significa che al momento siamo in una fase di creazione. Abbiamo punti di riferimento in comune, ma non c’è nessun posto al mondo che possiamo guardare e dire “Stiamo facendo esattamente quello che fanno loro”. Ci prendiamo la responsabilità di essere pionieri, di costruire il nuovo.


Come si relaziona France Insoumise con la Sinistra?

France Insoumise è uno strumento politico progettato per costruire la Sesta Repubblica. La ragione per cui vogliamo la Sesta Repubblica è che la sua costruzione è un progetto economico e sociale. Nell’ancien régime le persone sbagliate stanno prendendo le decisioni sbagliate, distruggendo il pianeta e impoverendo milioni di persone. Quindi la Sesta Repubblica non è neutrale, nel senso politico del termine. Non è neutrale o senza caratteristiche, non è una pagina bianca. E noi diciamo ciò che vogliamo.


Per esempio, quando c’è un outsourcing vogliamo che i lavoratori abbiano un diritto sulle loro risorse lavorative, nella forma di una cooperativa. Questo è un esempio di una misura anticapitalista. O ancora quando vogliamo dare la priorità alla protezione dell’ecosistema, includendo nella nostra proposta la restrizione all’onnipotenza dei diritti di proprietà, per esempio. Nel nostro programma ci sono riferimenti a sinistra molto marcati, ma la parola “sinistra” non compare.


Noi non ci appelliamo al patriottismo identitario di quelli che pensano che dobbiamo “salvare la Sinistra” o essere “di sinistra”. E’ troppo minoritario. Noi vogliamo vincere. Io penso che in questo siamo simili a Bernie Sanders, che ha parlato raramente de “la Sinistra”, ma ha parlato del popolo contro l’1% o la classe dei miliardari. Tutti sanno chi è Jean-Luc Mélenchon, da dove viene e da quali posizioni parla. Ciononostante, non chiediamo alle persone di proclamarsi di sinistra prima che possano preoccuparsi per la democrazia.


Questo ha un impatto anche sulle nostre politiche. Una misura nel programma del 2017 che non era in quello del 2012 è  il diritto a richiamare i rappresentanti tra le elezioni. Questo è il nostro modo di riportare l’etica nella politica, di portare responsabilità nel comportamento politico. Quella misura non c’era nel 2012 perché i partiti che componevano il Front de Gauche non sarebbero stati d’accordo. Loro dicevano, “I deputati eletti, in generale, non sono d’accordo con questa misura.” I partiti hanno una tendenza ad essere sindacati per i rappresentanti piuttosto che strutture in cui i cittadini possono organizzarsi sulla base delle loro affinità politiche.



Quindi nella Sesta Repubblica ci saranno partiti? Sì, ci saranno forme di organizzazione basate su affinità politiche, dato che c’è bisogno di un confronto di idee. Se non c’è conflittualità non c’è democrazia. Non saranno però i partiti della Quinta Repubblica, che sono già in declino. Loro moriranno insieme alla Quinta Repubblica. Nessun partito oggi ha un programma costituzionale, non sono fatti per questo. Loro sono organizzati per mantenere il potere all’interno della Quinta Repubblica. Ci sarà un nuovo terreno politico. L’idea non è di ricomporre o riparare i partiti danneggiati della Quinta Repubblica, ma di consentire nuovi strumenti per organizzarsi.


Cosa vedi nel futuro di France Insoumise, come movimento?

Il movimento ha una vocazione storica: ottenere la Sesta Repubblica. Quindi quando abbiamo 130.000 persone che marciano da Place de la Bastille a Place de la République con bandiere francesi, coi berretti frigi, con tutte le richieste che sono collegate ai diritti fondamentali, dall’aborto al suicidio assistito, persino all’internet e alla neutralità della rete, cose che corrispondono ad una certa epoca, sento che le persone stanno lottando per una rifondazione. Non torneranno al modo classico di fare politica. Quindi questa è una lotta fino alla vittoria. La parte più difficile del nostro lavoro, discreditare la Quinta Repubblica, è già stata fatta


In genere, quando sei giovane, ti dicono che puoi essere di destra, di sinistra, centrista, qualunque cosa ti piaccia, ma non toccare la costituzione, perché quella è il fondamento. Formati le tue opinioni politiche, ma non pensare alla legittimità delle regole costituzionali. Una volta che grossi settori della società  cominciano a parlare della legittimità di questo o quell’articolo, però, questo significa che la costituzione stessa cade al livello delle decisioni conflittuali. Di conseguenza perde la sua forza costituzionale.


La definizione di una costituzione nel senso sociologico è quella di una norma superiore che gode di un consenso che va oltre la maggioranza. Non è solo maggioritaria. E’ extra-maggioritaria. Si tratta di un consenso. In Francia, però, abbiamo l’opposto.


C’è un consenso nel dire che il nostro sistema è una monarchia presidenziale. Nessuno lo mette in dubbio. Per esempio, quando andiamo ai dibattiti, nessuno contesta l’idea che siamo in una monarchia presidenziale. Oggi il dibattito è se possiamo rivedere e cambiare la costituzione un po’ dall’interno, usando gli attuali membri del parlamento, o dobbiamo ripartire daccapo? Cosa resta da essere costruito è il desiderio per l’Assemblea Costituente.


Questo è un desiderio patriottico, di assemblare un popolo, e che è molto più difficile in una società come la nostra, colpita da povertà, violenza, odio e razzismo. E’ difficile, ma ci arriveremo. Oppure ci riusciranno i fascisti. Praticamente il futuro è, o noi o loro.

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