La Rabia Saudita

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Di Hassane Assi*


I mass media in Italia hanno accennato appena quanto sta accadendo in Arabia Saudita, descrivendo gli arresti di principi e uomini d’affari sauditi come un'azione anticorruzione. Forse l’Arabia Saudita, come primo partner economico degli Stati Uniti e il più grande donatore finanziario alla prima potenza occidentale, ha messo a tacere tutti i mezzi d’informazione.





Gli arresti effettuati in Arabia saudita di cittadini Sauditi, sembrano un fatto interno di un paese sovrano, ma se si va a fondo si capisce che una faida interna si sta consumando nel Regno della famiglia saudita. La dinastia dell’attuale re Salman, nella persona dell’erede al trono Mohamad Ben Salman, si è recata a Washington offrendo la somma storica di oltre 500 miliardi di dollari in cambio della benedizione americana alla sua nomina. Infatti, dopo la visita di Trump in Arabia Saudita, Mohamad Ben Salman è stato nominato erede al Trono del Regno, eliminando tutti gli altri pretendenti e selezionando i suoi nuovi collaboratori di fiducia tra i discendenti del padre. Pertanto, tutti coloro che fanno parte della grande famiglia Ben Abdel Aziz sono obiettivo di allontanamento dal potere attuale.

Tornando agli arrestati nell'Hotel Ritz Carlton a Riyad, tra di loro vi è il miliardario Walid Ben Talal, uno degli uomini più ricchi al mondo. Sono accusati di aver sottratto ricchezza allo Stato e per questo dovranno far rientrare i capitali nelle casse del Re e di chi detiene il potere, facendo credere che l’Erede al trono stia combattendo l’estremismo islamico per riportare l’islam moderato in Arabia Saudita.
Ma cosa c’è dietro queste mosse?

L’Erede al Trono, Mohamad Ben Salman, mira a ottenere il potere dal padre prima del decesso del re ottantenne e malato. Con l’alleanza e l’obbedienza all’America, s'impegna a mentenere alta la tensione contro l’Iran e la guerra contro lo Yemen, soprattutto dopo il fallimento della guerra contro lo Stato siriano. Quest’ultimo paese era lo zoccolo duro della politica di contrapposizione a Israele, alleato americano. Dunque gli interessi comuni spingono a creare un fronte tra USA, Israele e l’Arabia Saudita.

La sconfitta dell’integralismo wahabita /saudita contro la Siria e i suoi alleati Iran ed Hezbollah, ha creato disagio nell’Alleanza Saudita israelo/Americana, soprattutto per la partecipazione di Hezbollah alla guerra siriana con il suo forte supporto militare e la sua grande esperienza sul campo. Questo preoccupa lo stato sionista e gli stessi sauditi, che vedono in questa forza un grande sostegno agli yemeniti nella loro guerra contro Riyad. Israele sostiene l’Arabia Saudita perché lo Yemen ha minacciato di chiudere il Mar Rosso se non si fosse allentato l’assedio imposto dai sauditi.

Tornando agli arresti di Riyad, qualche ora prima, il primo ministro libanese, Saad El Hariri, in una sua seconda visita nell’arco di pochi giorni, senza assistenti o segretari e senza preavviso, ha rassegnato le sue dimissioni da Riyad attraverso la TV Saudita Al Arabiya, con un discorso il cui contenuto ha creato grossi dubbi su chi fosse il vero autore del testo. Soprattutto quando ha dichiarato di temere per la  sua incolumità dopo che i servizi di sicurezza nazionale libanese avevano sventato un attentato contro di lui, e dopo aver parlando di Umma Araba e Islamica, mai pronunciata prima da Hariri. Nel suo discorso trasmesso in diretta da Al Arabya, il primo ministro libanese ha anche minacciato l’Iran, dove appena un giorno prima era stato per incontrare Ali Akbar Wilayati, il vice della guida della rivoluzione islamica, concordando e discutendo gli affari tra il Libano e l’Iran. E ancora, Hariri nel suo discorso ha addirittura minacciato di tagliare le mani ad Hezbollah, forza politica che fa parte del suo governo e che ha prodotto un periodo di serenità e tranquillità in Libano.

Allora cosa è successo effettivamente? Hariri si trova in stato di sequestro?

Sembra che sia cosi, dal momento che da giorni non risponde più ai suoi cellulari e nemmeno ai suoi familiari e ai suoi più stretti collaboratori. Le sue dimissioni servono ai sauditi per due motivi, il primo è legato al patrimonio della famiglia Hariri in Arabia Saudita che gode anche della cittadinanza saudita. La sua società, Oger Saudi, sta in difficoltà economica e si vocifera che lo stesso Erede al Trono, Mohamad Ben Salaman, abbia provveduto a pagare delle grosse cifre per sostenerla e che Saad El Hariri cederà il 65 % della società oltre al suo castello e ad altre proprietà. La sua detenzione in Arabia Saudita è stata possibile grazie alla sua cittadinanza saudita, cosi senza immunità sarà costretto a fare ciò che gli viene richiesto.
Il secondo motivo è creare in Libano una confusione politica tale da produrre scontri e disagi che portino alla sospensione delle elezioni parlamentari del marzo 2018. Ciò creerebbe una tensione politico/religiosa tra sunniti e sciiti, coinvolgendo Hezbollah: condizioni perfette per un'ingerenza straniera, israeliana o saudita.

Alla prima notizia proveniente dall’Arabia Saudita, la maggioranza dei libanesi non ha creduto alle dimissioni come atto maturato dal primo ministro. Infatti, tutte le forze politiche e istituzionali hanno invitato i cittadini a essere pazienti, visto che il Primo Ministro aveva annunciato che si sarebbe fermato in Arabia Saudita solo tre giorni, per questioni familiari.

Anche il presidente della repubblica libanese, il generale Michel Aoun, ha manifestato i suoi dubbi sulle dimissioni di Hariri, poiché queste devono essere consegnate alla presidenza della repubblica e non certo annunciate in una TV straniera, in un paese straniero. Infine tutti i responsabili dei servizi di sicurezza libenase hanno smentito che nessun attentato contro il primo ministro libanese sia mai avvenuto o sia mai stato sventato.

Il Libano sta attendendo che Saad El Hariri ritorni. Le sue dimissioni a sorpresa hanno comunque compromesso il suo ruolo di primo ministro. Se le dimissioni gli fossero state imposte con il sequestro, la sua posizione di leader dei sunniti ne uscirebbe indebolita perché risulterebbe sempre ricattabile dai sauditi. Se fossero state reali, i suoi alleati metterebbero in dubbio la sua tenacità politica, a causa dei suoi interessi economici in Arabia saudita.
Restiamo in attesa del rientro di Saad El Hariri in Libano.

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