La Siria avverte: Che sia l'ISIS o le forze appoggiate dagli USA combatteremo fino a quando la nostra terra non sarà liberata

La Siria avverte: Che sia l'ISIS o le forze appoggiate dagli USA combatteremo fino a quando la nostra terra non sarà liberata

Il governo siriano sostiene che dopo aver sconfitto l'ISIS la sfida più grande per il suo esercito sarà quella di liberare le aree che gli degli Stati Uniti occupano illegalmente.

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La consigliera politica e mediatica del presidente siriano Bashar al-Assad, Bouthaina Shaaban ha ribadito che le truppe siriane ed i suoi alleati libereranno tutta la Siria, qualunque siano i nemici da affrontare.
 
Nel corso di un'intervista con la televisione libanese 'Al-Manar', Shaaban ha dichiarato che le forze governative, al fine di ottenere questo obiettivo, combatteranno qualsiasi forza, comprese le milizie curdo-siriane, le cosiddette 'Forze Democratiche siriane' (FDS), sostenute da Stati Uniti.
 
"Che siano le forze democratiche siriane o l'ISIS o qualsiasi forza straniera illegittima nel paese (...)combatteremo e lavoreremo fin quando la nostra terra non sarà completamente liberata da qualsiasi aggressore" ha precisato Shaaban.
 
La consigliera del presidente ha fatto riferimento anche ai recenti movimenti e le operazioni lanciate dalle FDS a nord e ad est del paese arabo. A tal proposito, ha riferito di aver conquistato le aree in mano all'ISIS "senza combattere", accusandoli di collusione con gli estremisti.
 
Le FDS "stanno cercando di conquistare le zone dove c'è il petrolio (...), ma non otterranno ciò che vogliono", ha affermato, poi ha avvertito che tutti i piani per  "dividere" la Siria sono falliti, secondo quanto raccolto dall'agenzia di stampa britannica Reuters.
 
Shaaban ha fatto riferimento anche agli ultimi grandi successi ottenuti da parte dell'esercito siriano, sostenuto dal Movimento di Resistenza Islamico in Libano (Hezbollah), in particolare la rottura dell'assedio nella città di Deir Ezzor dopo tre anni.
 
Dopo aver descritto la rottura dell'assedio come un successo "politico, militare, umanitario" Shaaban ha ritenuto che questo sviluppo spinge il Paese verso un accordo di pace tra tutte le parti in conflitto per porre fine alla crisi che affligge il Paese dal 2011.
 

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