Repressione in Argentina, la denuncia del Nobel Pérez Esquivel: «Non possiamo continuare così, ci sono morti e feriti»
«Non possono continuare a reprimere la gente. (Il ministro della sicurezza, Patricia) Bullrich deve essere allontanata. La gendarmeria ha puntato le sue armi contro il popolo. Questo non è democratico, chiediamo che lo Stato di diritto sia rispettato e che i diritti umani siano rispettati»
La repressione delle proteste contro la riforma delle pensioni di Macri è brutale. Il regime neoliberista non ammette dissenso, evidentemente. Mentre il silenzio dei grandi media è assordante. A parlare, però, con forza e senza paura, sono associazioni per i diritti umani, sindacati, organizzazioni sociali e deputati, con l’appoggio del premio nobel Adolfo Pérez Esquivel.
«Non possono continuare a reprimere la gente. (Il ministro della sicurezza, Patricia) Bullrich deve essere allontanata. La gendarmeria ha puntato le sue armi contro il popolo. Questo non è democratico, chiediamo che lo Stato di diritto sia rispettato e che i diritti umani siano rispettati», ha denunciato Pérez Esquivel presso la sede del Servicio de Paz y Justicia.
«Esigiamo che cessi la repressione», ha aggiunto il Premio Nobel, evidenziando come il regime di Macri ricordi molto da vicino «epoche passate di militarizzazione, di repressione e non voler ascoltare la voce del popolo. Il governo vuole imporre una politica dove le pensioni vengono tagliate per pagare gli interessi sul debito».
«Non possiamo continuare così, ci sono morti e feriti», ha infine denunciato Pérez Esquivel, come riportato dal quotidiano Tiempoar. Accanto a lui c’erano Nora Cortinas delle Madri di Plaza de Mayo, Joseph Schulman, della Lega Argentina per i Diritti Umani (LADH), i membri della Commissione Provinciale per la memoria, Sergio Maldonado, fratello di Giacomo Maldonado, e i deputati Leo Groso e Victoria Donda.