Fidel, ad un anno dalla morte

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Un anno fa, moriva Fidel Castro, una delle personalità più rilevanti della contemporaneità. Con poche parole, lo storico Piero Gleijeses, ne ricorda la grande portata internazionale così spesso dimenticata e messa in secondo piano.

(NostraAmerica)

di Piero Gleijeses


Che cosa rappresenta Fidel per me? Immagini sparse, pezzi di frasi che conosco a memoria. Le parole di un amico, Nelson Mandela, quando è andato all’Avana nel luglio del 1991: “Siamo venuti qui con la consapevolezza del grande debito che abbiamo contratto con il popolo di Cuba. Nessun altro paese ha una storia di tanto altruismo come quello che Cuba ha dimostrato nei suoi rapporti con l’Africa”.


E le parole di un nemico, Henry Kissinger, nelle sue memorie, quando si chiedeva perché Cuba avesse inviato i suoi soldati in Angola alla fine del 1975, sfidando Breznev che era contrario, sfidando il Sudafrica che aveva invaso l’Angola e sfidando gli Stati Uniti che era in vergognosa combutta con Pretoria. Kissinger notava che Fidel “era forse il leader rivoluzionario al potere più autentico del momento”. Fidel ha inviato i suoi soldati perché sapeva che la vittoria dell’Asse del Male –Washington e Pretoria- avrebbe significato la vittoria dell’Apartheid, il rafforzamento del dominio bianco sui popoli dell’Africa Australe.


Quando, 25 anni fa, ho cominciato a fare ricerca sulla politica cubana in Africa avevo già un’idea molto positiva del ruolo di Cuba, ma pensavo che, nel consultare i documenti, avrei trovato cose che non mi sarebbero piaciute, aspetti negativi, pur se piccoli. Invece è successo quello che non avrei mai immaginato. Dopo aver consultato 16.000 pagine di documenti cubani, decine di migliaia di pagine di documenti statunitensi, sudafricani, britannici e di molti altri paesi, alla fine nutrivo molta più ammirazione di quando avevo cominciato nel lontano 1994.


Per grande che sia la grandezza del suo pensiero, un comandante in capo ha bisogno di aiutanti e di tutto un popolo per portare a compimento i suoi ideali. Quando penso a Fidel penso a Raúl, penso a Polo Cintra Frías, penso al mio fratello e maestro Jorge Risquet, e penso alle centinaia di migliaia di internazionalisti cubani –i battaglioni di Fidel Castro- soldati e civili che hanno aiutato tanto i popoli del Terzo Mondo. E penso al popolo cubano che li ha accompagnati.


Non conosco nessun altro paese per il quale l’altruismo sia stato un componente così importante nella sua politica estera. Non conosco nessun altro paese oltre Cuba che per tanti anni, contro vento e marea, abbia dimostrato una simile generosità e tanto coraggio nella politica estera. Questo è quello che Fidel rappresenta per me.

 

(La Jiribilla, 25 nov. 2017)

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