Nucleare: Perché non se ne parla!

Nucleare: Perché non se ne parla!

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di Angelo Baracca, Joachim Lau, Claudio Giangiacomo

Abbiamo aspettato alcuni giorni prima di scrivere questo articolo stando attenti a quanto sarebbe uscito sia sulla stampa italiana che su quella estera.
La notizia, a nostro giudizio, è particolarmente importante e riguarda il futuro dell’intera specie umana, oltre che di quella animale e vegetale, nonché dell'intero ambiente naturale e di vita, eppure salvo pochissime, seppur apprezzabili, eccezioni, la maggior parte dei media l’hanno totalmente ignorata.
Il 7 luglio 2017 si sono conclusi i negoziati, iniziati a marzo, per il disarmo nucleare e si sono conclusi con l’approvazione da parte di due terzi dei 192 Stati membri delle Nazioni Unite di un Trattato dai toni molto netti per la proibizione delle armi nucleari.




 Il testo del Trattato è stato adottato con il voto a favore di 122 Stati, un voto contrario e un astenuto, e salutato da cinque minuti di applausi e la profonda commozione della presidente della Conferenza, la costaricense Elyane Whyte.

Premessa fondamentale del Trattato è il riconoscimento, importantissimo in uno strumento giuridico internazionale, delle “catastrofiche conseguenze umanitarie” delle armi nucleari, e che la loro completa eliminazione “rimane il solo modo di garantire che esse non siano mai usate in qualsiasi circostanza”. L’Art. 4 suona “Verso la totale eliminazione delle armi nucleari”, e l’Art. 12 impegna gli Stati aderenti a farsi promotori del bando presso gli altri Paesi, in modo che il Trattato raggiunga l’universalità.

Il nucleo del Trattato è l’Art 1 che vieta in termini molto fermi agli Stati che vi aderiranno di: sviluppare, testare, produrre, acquisire qualsiasi dispositivo nucleare esplosivo, qualunque sia la sua potenza; trasferirli o riceverli a/da chicchessia; consentirne lo schieramento (vieta quindi esplicitamente il nuclear sharing, in base al quale l’Italia ospita circa 70 testate termonucleari statunitensi); assistere, incoraggiare o indurre chicchessia in siffatte azioni proibite. Il Trattato vieta non solo l’uso delle armi nucleari, ma anche la minaccia, negando quindi la legittimità della deterrenza che ha consentito la crescita demenziale degli arsenali nucleari durante la Guerra Fredda, e la folle corsa agli armamenti oggi, purtroppo ripresa.
 
Sebbene sin dal 1996 la Corte Internazionale di Giustizia de L’Aia, con la decisione del 08/07/1996, avesse solennemente affermato: “la minaccia e l’uso delle armi nucleari è, in linea generale, in contrasto con le norme del diritto internazionale applicabile ai conflitti armati e, in particolare, con i principi e le regole del diritto umanitario” nessun trattato né negoziato per l’effettivo disarmo nucleare era mai stato perseguito, lasciando il mondo alla mercé dei vari possibili dott. Stranamore.

I paesi Nato non hanno partecipato ai negoziati, ad eccezione dell’Olanda, e ciò in aperta violazione del trattato di non proliferazione nucleare del 1970 che all’art. VI impegnava ogni Stato parte al perseguimento in buona fede dei negoziati “su misure efficaci per la cessazione della corsa agli armamenti e per l’eliminazione degli arsenali nucleari, nonché su un trattato di disarmo generale e completo sottoposto a controllo internazionale efficace”.

La posizione dell’Italia, pur con alcune peculiarità che ci hanno coperto di ridicolo[1] in sede internazionale, non ha fatto eccezione accodandosi alle decisioni di non partecipazione assunta, probabilmente, proprio in sede NATO[2] e senza che in nostro Parlamento sia stato in alcun modo investito di una qualche decisione al riguardo.

Il Trattato sarà aperto alle firme il 20 settembre, ed entrerà in vigore entro 90 giorni da quando sarà ratificato da 50 Paesi.

A tutto questo, come dicevamo, salvo pochissime eccezioni, i media del nostro paese non hanno dato alcuna rilevanza eppure solo pochi mesi fa un giornale come il Sole 24 Ore (14.05.2017 a firma Enrico Marro)  ricordava quali rischi esistano di un conflitto nucleare “innescato per errore” , senza considerare quelli legati a possibili scelte volontarie di questa o quella superpotenza magari convinta di riuscire ad infliggere un risolutivo  primo colpo.[3]

Già nel 1959, [4] Oskar Morgenstern, scriveva: «Un giorno un’arma nucleare esploderà in modo puramente accidentale, senza alcuna connessione con piani militari. La mente umana non può costruire qualcosa che sia infallibile» e nel 1971 Usa e Urss[5],  avendo ben presente il problema,  firmarono un accordo che conteneva questa considerazione: «La stessa esistenza di armi nucleari, anche gestite con le più sofisticate procedure di comando e controllo, è ovviamente fonte di continua preoccupazione. Malgrado le precauzioni più elaborate, è concepibile che un guasto tecnico o un errore umano o un incidente frainteso o un’azione non autorizzata possa scatenare un disastro o una guerra nucleare».
 
Ovviamente non si trattava di un rischio ipotetico tanto che possiamo tranquillamente affermare che esistiamo ancora solo per miracolo.
Per definire i tipi di incidenti possibili la Marina statunitense ha coniato due termini: “freccia spezzata” (broken arrow) per definire lo scoppio di un’arma nucleare che non implichi il pericolo di scatenare una guerra e “lampo nucleare” (nucflash) l’incidente che causi un’esplosione termonucleare “tale da creare il rischio di una guerra”.

Il Dipartimento della Difesa americana nel 1981[6] ha pubblicato una lista di 32 incidenti [7](broken arrow) nei quali si è rischiato lo scoppio di un ordigno nucleare (per rendersi conto degli effetti che ciò potrebbe comportare basti pensare che le attuali testate hanno una potenza circa 50.000 volte maggiore di quella di Hiroschima), a causa di eventi che potremmo definire banali.

Uno dei più conosciuti e quello accorso il 18 settembre 1980 a Damascus, Arkansas, quando una grossa chiave inglese cadde dall’altezza di 20 metri ad un operaio che faceva manutenzione nel silo del missile Titan II, con testata nucleare da 9 megaton. L’urto contro il missile provocò una fuga di carburante ed una esplosione che provocò lo sfondamento della porta di cemento e acciaio di 740 tonnellate e scaglio la testata nucleare a 200 metri di distanza, rimanendo però miracolosamente intatta.  

Anche per quanto riguarda i nucflash non si tratta solo di ipotesi da film di fantascienza e se ne contano vari.

Il caso più famoso è quello accaduto nel settembre del 1983 quando la fine del mondo è stata evitata solamente per la disobbedienza di un ufficiale russo, il tenente colonnello Stanislav Petrov  che peraltro quel giorno non doveva nemmeno essere in servizio all’interno del bunker Serpukhov-15, situato sul confine occidentale dell’Urss.

Ricorda lo stesso Petrov : “Si accese una luce rossa, segno che un missile era partito. Tutti si girarono verso di me, aspettando un ordine. Io ero come paralizzato. Ci mettemmo subito a controllare l’operatività del sistema, ventinove livelli in tutto. Pochissimi minuti e si accese un’altra luce, poi un’altra. Nessun dubbio, il sistema diceva che erano in corso lanci multipli dalla stessa base. Una nostra comunicazione avrebbe dato ai vertici del Paese al massimo 12 minuti. Poi sarebbe stato troppo tardi”.
Se il tenente colonello Petrov avesse premuto il “bottone rosso” previsto dal protocollo militare l’URSS avrebbe dato il via ad una massiccia e violenta controffensiva al presunto attacco, provocando la conseguente ulteriore controffensiva USA e la completa distruzione del pianeta. Fortunatamente il colonnello Petrov si rifiutò di credere all’attacco, malgrado tutti i sistemi lo confermassero, ed impedì la partenza della controffensiva russa. [8]
 
Ma, allora, se già dal 1971 esisteva la consapevolezza che «La stessa esistenza di armi nucleari, anche gestite con le più sofisticate procedure di comando e controllo, è ovviamente fonte di continua preoccupazione. Malgrado le precauzioni più elaborate, è concepibile che un guasto tecnico o un errore umano o un incidente frainteso o un’azione non autorizzata possa scatenare un disastro o una guerra nucleare» perché oggi l’intero mondo non sta festeggiando dando il giusto risalto alla positiva chiusura dei negoziati sul disarmo nucleare? Perché il nostro paese non ha nemmeno partecipato ai negoziati? E soprattutto perché nessun giornale o televisione riporta una così rilevante notizia?

La risposta a queste domande la lasciamo ai lettori ma una cosa è certa, il trattato si aprirà alle firme dal 20 settembre 2017 ed entrerà in vigore solo dopo 90 giorni dalla ratifica di almeno 50 paesi ed è quindi particolarmente importante che in ogni paese, soprattutto negli stati i cui governi hanno deciso di non partecipare ai negoziati, si promuovano tutti gli strumenti di informazione e di pressione affinché la questione venga posta all’ordine del giorno perché in gioco è la stessa sopravvivenza del pianeta.
 

 NOTE

 
[1] L’Italia nella seduta del 23 dicembre 2016 ha votato a favore della risoluzione sui negoziati ma successivamente, a seguito di espressa interrogazione parlamentare nella quale si chiedeva quali fossero i successivi passi per una fattiva partecipazione, il Ministero degli Affari Esteri ha espressamente affermato di essersi trattato di un errore
[2] Dieter Deiseroth (giudice della Corte di Cassazione tedesca amministrativa) in una intervista ha dichiarato che poco prima dell'inizio della conferenza ONU per la messa al bando , OBAMA- in una lettera personale a tutti capi della NATO , li aveva invitati a non partecipare ad ogni costo , perché il sistema della deterrenza nucleare e l'amicizia con USA sarebbe finita. https://www.heise.de/tp/features/Die-Diskussion-ueber-Atomwaffen-ist-von-Legenden-und-Mythen-bestimmt-3756438.html?seite=2
[3]  Lo scoppio anche solo di 100 testate produrrebbe la morte di almeno 2 miliardi di persone oltre ad una variazione climatica che riguarderebbe una larga parte del pianeta http://www.ippnw.org/pdf/nuclear-famine-two-billion-at-risk-2013.pdf
[4]Oskar Morgenstern:  La questione della difesa nazionale (New York: Random House. 1959.)
[5] 30 settembre 1971: accordo sulla prevenzione dello scoppio di un conflitto nucleare (Agreement on Measures To Reduce the Risk of Outbreak of Nuclear War)
[6] The Defense Monitor 1981, pubblicato dal Center for Defense Information

[7]  la US Air Force ha pubblicato una lista più lunga: 94 incidenti ad armi nucleari solo tra il 1950 al 1957

 
 
[8]. Per aver contravvenuto al protocollo Petrov fu ammonito, degradato e, infine, mandato in pensione. Nel 2013 ha ricevuto il premio per la pace della Città di Dresda
 

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