Ogni giorno c’è un “caso Erdogan”, anche per l’Italia
di Alberto Negri*
C’era un motivo per il quale all’Excelsior di Roma l’Eni non era presente alla cena degli imprenditori con Erdogan: la marina militare turca ha bloccato la Saipem 12000 dell’Eni in viaggio verso Cipro dove avrebbe dovuto iniziare le perforazioni concesse dal governo di Nicosia su un giacimento di gas off-shore.
Ankara ha mire dirette su quella zona e considera la presenza dell’Eni (e di Total) un’interferenza sulla propria politica energetica. Erdogan fa pressioni su Nicosia per far sì che le sue riserve energetiche siano condivise con la parte di Cipro filo-turca. In un’intervista al quotidiano Hurryiet, concessa appena rientrato da Roma, Erdogan aveva espresso le “preoccupazioni turche” per “i passi sbagliati” intrapresi da Eni a Mattarella e a Gentiloni.
Ecco in che cosa consisteva il “franco dialogo” con Erdogan dei criptici comunicati ufficiali del Quirinale e di palazzo Chigi. Erdogan fa i suoi interessi ma è anche un problema: prima “spara” e poi semmai ricorre alla diplomazia per affermare le sue ragioni, se ne ha: lo ha fatto in Siria con i russi, con i curdi e lo fa con gli europei che ricatta con la questione dei profughi.