Le "zone sicure" di Trump, ovvero il nuovo piano di spartizione della Siria

Le "zone sicure" di Trump, ovvero il nuovo piano di spartizione della Siria

Obama o Trump, per chi si fosse fatto illusioni, in Medio Oriente, non cambia nulla. Il fine resta lo stesso: dividere la Siria in zone di influenza, questa volta con un piano più intelligente e insidioso.

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Di Amin Hoteit: Analista politico libanese, esperto di strategia militare e Generale di Brigata in pensione.
 
I veri obiettivi Trump in Siria diventano più chiari dopo l'annuncio della sua intenzione di creare aree sicure con il pretesto di proteggere i civili e risolvere il problema dei trasferimenti forzati e dei emigranti.
 
Un problema che, secondo lui, minaccia la sicurezza del mondo e, in particolare, la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Quindi le sue due decisioni che vietano ai cittadini dei paesi afflitti da disordini e scontri armati di entrare negli Stati Uniti, fra questi figura l'Iran, e creare aree sicure in Siria, Yemen e nei paesi vicini.
 
Per quanto riguarda le aree di sicurezza in Siria, come trapelato da "fonti israeliane", si tratta  dell'ossessivo ex piano B basato sulla ripartizione della Siria. Nel nuovo piano, Trump riluttante a inviare truppe di terra, incarica forze locali e regionali per stabilire le presunte aree di sicurezza, sostenuti dagli aerei degli Stati Uniti per mantenere la no-fly zone in quattro regioni:
 
-• Una prima area a nord-est, affidata alla SDS [Forze Democratiche siriane] asserviti agli Stati Uniti, da Hasaka all'Eufrate; regione dove i curdi sognano la loro entità autonoma.
 
-• Una seconda area a nord di Aleppo, affidata alla Turchia, dal confine turco alla città di Al-Bab, una distanza di 75 miglia; regione che sognava la Turchia in seguito al fallimento dei suoi progetti in Siria.
 
-• Una terza zona a sud affidata apertamente e in modo implicito a Giordania e Israele, dal Golan a Deraa fino Souweïda; regione sognata da Israele per la sua presunta sicurezza.
 
-• Una quarta area a ovest, dalla costa al Homs, affidata alla Russia.
 
Infine, un piano nordamericano-sionista ex-novo la cui mappatura si sovrappone piano di spartizione della Siria sotto Obama, ma redatto in maniera più intelligente e più insidiosa.
 
Infatti, il piano di Obama era stato respinto con forza e sia sul piano militare che sul fronte diplomatico, gli Stati Uniti o, più precisamente, i sionisti nelel  posizioni delicate nella gestione Trump, pensano di poter contenere le vittorie dell'Esercito arabo siriano attraverso questo nuovo piano di spartizione, dal momento che salvaguarda gli interessi della Russia, dellaTurchia e Israele in Siria, mentre distrugge l'unità del popolo e del territorio siriano, con la sua componente curda nel nord-est del paese, la sua parte alawita della costa occidentale, la componente drusa del sud, e permettendo così anche alla Turchia di rimanere presente nel nord, con possibilità espansione nelle restanti regioni, una volta che la Siria è stata privata del sostegno dei suoi alleati.
 
E da questo, si presuppone l'isolamento dello stato siriano e l'uscita di tutte le forze inaccettabili dai nuovi gestori di queste aree, manipolate dagli Stati Uniti. In altre parole, l'uscita dell'Iran, di Hezbollah e degli altri alleati, in particolare nella regione meridionale per rassicurare Israele, con la creazione di una zona di sicurezza "riconosciuta a livello internazionale" nel Golan siriano.
 
 
Gli obiettivi israelo-statunitensi di tale portata possono essere raggiunti solo in uno dei due modi: una risoluzione del Consiglio di sicurezza concedendo loro legittimità internazionale o l'azione militare da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati per imporre la legge della più forte. Ma dal moneto che Trump non si assume la responsabilità le sue truppe di terra come promesso, l'unico modo rimane la benedizione del Consiglio di sicurezza, ovvero dissuadere la Russia da brandire il suo veto.
 
Secondo varie notizie, l'amministrazione Trump pensa di poter corrompere la Russia, fornendo una zona di influenza non solo sulla costa siriana, ma riconoscendo anche i propri interessi in tutta la Siria e l'intera regione, anche in Iraq. Che farà la Russia? Finora, ha detto che la creazione di aree sicure dovrebbe essere soggette a ulteriori studi in coordinamento con lo Stato siriano. Il quale, però, attraverso la voce del suo ministro degli esteri, Walid al-Moallem,  ha ribadito che tutti i tentativi di istituire tali zone senza coordinamento con lo Stato siriano avrebbe gravi conseguenze e costituirebbe una violazione della sovranità del paese. Cosa sarebbe esattamente opportuno coordinare con la Siria?
 
Per noi(punto di vista analista NDT), l'equazione è chiara: la sicurezza è compito dello stato, l'insicurezza compete al terrorismo. Le reali aree protette sono quindi quelle controllate dallo Stato siriano e i siriani non hanno bisogno di nuovi piani che portano alla perpetuazione della guerra, ma una grande necessità di liberare i loro territori dal terrorismo, per ripristinare la sicurezza.
 
Quindi, se ci fosse una reale intenzione di risolvere radicalmente il problema dei rifugiati, sarebbe sufficiente  riportare la gente sfollata nelle aree in cui lo Stato impone la sicurezza e al minimo per aiutarli ad avere una condizione di vita più umana, invece di continuare a fornire armi ai terroristi.
 
Diciamo questo, sapendo che chi ha portato l'attacco alla Siria non intende rendere un servizio allo Stato siriano, in modo che possa recuperare la sua stabilità nel preservare l'unità del suo popolo e il suo territorio. Da qui il piano diabolico di partizione e divisione del bottino sotto la copertura di un progetto delle "zone di sicurezza".
 
Progetto che deve essere assolutamente respinto per due motivi principali sui quali abbiamo particolarmente insistito. Il primo prepara la strada per una partizione vera e permanente della Siria, ricordando le risoluzioni che hanno portato alla divisione della Palestina e del Sudan o di fatto a quella compiuta in Iraq. Il secondo è la riduzione dell'efficacia del "Asse della Resistenza" in Siria e oltre, in modo che Israele e Stati Uniti possano raggiungere alcuni dei loro obiettivi contro la regione.
 
Alla luce di questi pericoli, l'unica formula per rendere questo progetto accettabile sarebbe che tutte le aree siriane siano gestiti direttamente dal governo siriano, che gli Stati i vicini chiudano i loro confini ai terroristi, e che qualunque forza militare vicina o lontana possa intervenire solo con una cooperazione diretta e collaborazione con il comando militare siriano legittimo.
 
Per quanto riguarda la Russia, la invitiamo a restare particolarmente vigile a questo piano ipocrita e a impedire una risoluzione dannosa può nascondere la divisione della Siria.
 
Riguardo l'Asse della Resistenza, riteniamo che si trova ad affrontare una nuova fase di confronto. In effetti, ora che ha impedito la caduta della Siria e sconfitto prima linea della sua divisione, debba essere pronto a sconfiggere questo nuovo piano nascosto. Questa volta, sarà più facile dopo i notevoli successi militari che hanno portato alla liberazione di Aleppo e la dispersione sul campo degli aggressori.
 
Resta da considerare la tattica del confronto che sarà combattuta sul piano politico e militare, a partire dal rifiuto di queste aree sicure con le pressioni e convincendo gli alleati a respingerele e, infine, affrontare il nemico sul campo con la certezza della vittoria.
 
L'Asse delle Resistenza ha dimostrato la sua capacità ed efficienza per affrontare gli scontri più crudeli e accettato tanti sacrifici, non può quindi sperperare i progressi compiuti con il sangue di tanti martiri, né cadere nelle trappole di USA e Israele.
 

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