Partito Comunista Portoghese contro la cooperazione "strutturata permanente": "No al militarismo. No alla Nato"

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di Pedro Guerreiro, Segreteria del Partito Comunista Portoghese | da avante.pt

Traduzione di Marx21.it


La cosiddetta “cooperazione strutturata permanente” dell'Unione Europea (UE) in campo militare, la cui adozione è prevista per l'11 dicembre, rappresenta un salto significativo nell'approfondimento della militarizzazione dell'UE – un processo che è stato attuato nel quadro della NATO e che esprime la latente rivalità/concertazione tra gli Stati Uniti e le grandi potenze dell'UE.



La militarizzazione dell'UE, proposito stabilito nel Trattato di Maastricht del 1992, e che ha ricevuto impulso dopo il vertice franco-britannico, tenutosi a Saint Malo nel 1998, e con l'aggressione della NATO alla Jugoslavia nel 1999, è sempre stata propugnata da questo blocco politico-militare sotto la leadership degli Stati Uniti.

Va ricordato inoltre che il Vertice della NATO, svoltosi a Washington nel 1999, aveva definito l'Unione Europea come il proprio “pilastro europeo”, con ogni allargamento dell'UE sempre preceduto e determinato dall'allargamento della NATO (attualmente, dei 28 paesi che fanno parte dell'UE, 22 sono membri della NATO, blocco politico-militare che comprende 29 paesi).

Va segnalato che questo nuovo passo dell'UE è deciso in presenza della pressante richiesta degli Stati Uniti che i membri europei della NATO aumentino considerevolmente i loro bilanci militari e assumano un maggiore peso nella politica di guerra. Le dichiarazioni del Segretario generale della NATO sono esaurientemente eloquenti su ciò che è in ballo. Per Jens Stoltenberg la cosiddetta “cooperazione strutturata permanente” militare nell'UE deve essere complementare alla NATO, dovendo assicurare l'aumento dei bilanci militari, accresciute capacità militari e una maggiore ripartizione degli oneri in seno alla NATO mediante il rafforzamento del suo “pilastro europeo” - avvertendo, tuttavia, che dovrà essere evitata qualsiasi “duplicazione” e “competizione” tra l'UE e la NATO in campo militare.

Tale zelante allarme indica una preoccupazione non indifferente. Se la crisi strutturale del capitalismo ha portato all'esasperazione delle contraddizioni – che si manifestano nella disputa tra gruppi monopolisti in diversi contesti dell'economia – che coinvolgono le principali potenze imperialiste (come gli Stati Uniti e la Germania), l'evoluzione della situazione internazionale sta evidenziando che esse stanno cercando di posizionarsi per imporre le proprie politiche di sfruttamento e oppressione nazionale. Nel frattempo, non solo le contraddizioni si mantengono, ma tendono ad accentuarsi e a manifestarsi su vari piani con l'approfondimento della crisi.

Per esempio, se gli USA hanno nella NATO uno strumento che considerano essenziale per l'imposizione del loro predominio su gran parte dell'Europa e del permanente assedio, della tensione e della minaccia contro la Federazione Russa, uno strumento che vorrebbero vedere integrato da ciò che, in un sussulto di franchezza, Hillary Clinton aveva definito la “NATO economica”, cioè un trattato transatlantico (TTIP) dettato dall'ambizione al dominio egemonico degli Stati Uniti, anche la Germania ha nell'Unione Europea (e nell'euro) uno strumento di dominio che vorrebbe vedere integrato dalla crescente militarizzazione del processo di integrazione capitalista europeo, a condizione che sia determinato e concretizzato secondo i suoi interessi.

E' in questo panorama contraddittorio che sta prevalendo la concertazione tra le grandi potenze imperialiste – USA, UE e Giappone – nella deriva militarista e aggressiva, che conduce a uno stato permanente di guerra contro tutti coloro che resistono e che vengono considerati un ostacolo all'imposizione della loro supremazia.

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