Perché gli Usa stanno minacciando la guerra contro la Corea del Nord invece di cercare le negoziazioni?

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di Fabrizio Poggi

Articolo esce in contemporanea su Contropiano e Antidiplomatico


“Il mio primo ordine in qualità di Presidente è stato quello di rinnovare e modernizzare il nostro arsenale atomico. Ora è di gran lunga più potente di quanto non sia mai stato. Spero che non dovremo mai usare questa forza, ma rimarremo sempre il paese più potente al mondo!” – parola di Donald Trump.


Secondo quanto scritto dalla KCNA, “Pyongyang sta attentamente studiando i piani per colpire il territorio americano, dopo che Donald Trump ha pronunciato la sua stizzosa tirata”, con l’ammonimento alla Corea del Nord a “non minacciare più gli USA. In caso contrario dovrà scontrarsi con tali “fuoco e furia” quali il mondo non ha ancora visto”. Il riferimento nordcoreano al territorio americano sarebbe rappresentato dall’isola di Guam (territorio USA nel Pacifico) e specificamente la base aerea di Anderson, in cui sono dislocati i bombardieri strategici B-52 e la KCNA precisa che potrebbero esser impiegati “missili balistici strategici a medio raggio Hwasong-12”, mentre il Washington Post scrive che la RDPC ha realizzato testate nucleari di dimensioni adatte ai propri missili balistici intercontinentali e disporrebbe tra le 30 3 le 60 testate atomiche.


Da parte statunitense, secondo la NBC, il Pentagono ha già messo a punto il piano d’attacco alle piattaforme di lancio nordcoreane con l’uso di bombardieri strategici supersonici Rockwell B-1 Lancer, ognuno in grado di portare fino a 56 tonnellate di bombe e razzi, 6 dei quali sono di base proprio a Guam, che dista oltre 12.000 km da Washington, ma appena 3.200 km da Pyongyang e che ospita anche quattro sommergibili atomici.


Che quelle di Trump siano solo sparate verbali o no, martedì sera, alla borsa di New York, l’indice S&P 500 è sceso del 0,3%; il Dow Jones del 0,15%, il Nasdaq 100 del 0,21%  e questo, nonostante continuasse la diminuzione dei prezzi di prodotti energetici, con il petrolio WTI arrivato a 49,10 $ il barile. Panico si è registrato anche nei mercati asiatici, con la vendita affrettata di azioni e un’impennata dell’oro del 0,3% (1.264,67 l’oncia); balzo in avanti dello yen (109,94 per dollaro) e caduta del 0,8% del won sudcoreano. Calato del 1% l’indice sudcoreano Kospi e del 1,4% il giapponese Nikkei.


Anche Pechino ha reagito alla nuova scalata della tensione succeduta alla risoluzione adottata sabato scorso dal Consiglio di sicurezza ONU sull’inasprimento delle sanzioni contro la RDPC; lo ha fatto, con l’avvio di esercitazioni navali su larga scala nel mar Giallo, a nord del mar Cinese Orientale e non lontano dalle coste nordcoreane. Secondo vari esperti internazionali, le decine di vascelli, di superficie e subacquei, velivoli dell’aviazione di marina e reparti di fanteria di marina che vi prendono parte, costituirebbero un chiaro segnale lanciato a più di un destinatario, il principale dei quali non è necessariamente Pyongyang.


D’altra parte, l’agenzia Kyodo scrive che il nuovo Ministro giapponese per Okinawa e i Territori del Nord (come Tokyo chiama le isole Kurili), Tetsuma Esaki, starebbe elaborando un piano per rivedere l’accordo sullo status delle truppe americane, venendo incontro alle richieste della popolazione residente nelle aree delle basi USA in territorio giapponese. Se in altre parte del mondo, infatti, i militari yankee possono sottrarsi con la fuga in America alle responsabilità giudiziarie, in Giappone, in base allo status in vigore dal 1960, non possono affatto essere chiamati a rispondere per violazioni della legge, anche se lo scorso gennaio Tokyo e Washington si sono accordate per una limitazione delle immunità giudiziarie dei militari USA. Al di là di questo, martedì l’aviazione giapponese ha condotto manovre congiunte con quelle americane nello spazio aereo giapponese, nell’area dell’isola di Ky?sh?, la terza per estensione e la più meridionale tra le quattro maggiori isole dell’arcipelago giapponese, in prossimità della penisola coreana. Vi hanno preso parte due caccia giapponesi F-2 e due bombardieri strategici USA B-1B “Lancer”.


Pyongyang aveva qualificato la risoluzione ONU come “criminale e illegale”, con il Consiglio di sicurezza trasformatosi in uno “strumento del male, infetto di incredibili pregiudizi e di ingiustizia”. Secondo Vladimir Khrustalëv, intervistato da RT, le “azioni fisiche” annunciate da Pyongyang in risposta alla risoluzione ONU, potrebbero consistere in nuovi lanci missilistici sperimentali e non in azioni militari, anche perché “questo sarebbe un suicidio e inoltre gli USA, nella regione, non stanno agendo così aggressivamente da poter esser visti da Pyongyang come se stiano preparando un attacco”. Il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, nell’incontro con l’omologo nordcoreano, Ri Yong Ho, domenica scorsa al vertice ASEAN a Manila, ha ribadito l’inammissibilità di scenari bellici nella penisola coreana  e ha invitato a ricercare una soluzione politico-diplomatica.


Il solito falco John McCain, presidente della commissione senatoriale per le forze armate, ha dichiarato di esser preoccupato per le parole di Trump, ma a contrario: “se tu dichiari che hai intenzione di fare qualcosa, devi esser convinto di averne la capacità. I grandi leader minacciano soltanto se sono pronti ad agire e io non sono convinto che Trump sia pronto”. L’ex Segretario alla difesa William Perry ritiene che “le minacce a vuoto non facciano che danneggiare la nostra sicurezza nazionale”. Invece, il senatore Lindsey Graham ha rivelato al canale NBC che la settimana scorsa Trump gli aveva detto che “se la guerra sarà necessaria per fermare il leader della RDPC, sarà guerra. Se moriranno a migliaia, moriranno là e non qui”. L’attuale Segretario alla difesa, James Mattis, pur giudicando “non inevitabile” lo scontro armato, ha tenuto comunque a fare la voce grossa: “Anche se il Dipartimento di stato sta compiendo ogni sforzo per eliminare la minaccia per via diplomatica” ha detto, “le forze militari unite di USA e alleati dispongono oggi del potenziale più addestrato e affidabile, difensivo e offensivo, del mondo” e quindi “ogni azione nordcoreana sarà notevolmente superata dalle nostre e la RDPC sarà sconfitta in qualsiasi corsa agli armamenti o conflitto che essa inizi”. Kim Jong-un, ha detto ancora Mattis, “deve tener conto della posizione unanime del Consiglio di sicurezza ONU e delle dichiarazioni dei governi di tutto il mondo, secondo cui la RDPC rappresenta una minaccia per la sicurezza globale e la stabilità” e deve “fare la scelta di cessare l’autoisolamento e rinunciare a possedere l’arma nucleare. La RDPC deve smettere di parlare di azioni che possano portare alla fine del regime e alla distruzione del suo popolo”, ha tuonato “cane pazzo” Mattis.


Gli ha risposto senza sottintesi Pyongyang. Ieri, la KCNA ha diffuso un comunicato in cui si dice che negli ultimi giorni i burattini della Corea del Sud strombazzano sulla “crisi di agosto”, diffondono la versione secondo cui con il lancio sperimentale del “Hwasong-14” noi avremmo oltrepassato la “linea rossa” e con ciò stesso è ancor più accresciuta la possibilità di un attacco militare USA. Inoltre, di fronte alle manovre militari congiunte “Ulji Freedom Guardian”, che si terranno a fine agosto, noi potremmo adottare contromisure ancora più dure. Si tratta di uno sporco  tentativo di far ricadere su di noi la responsabilità per l’aggravamento delle tensioni nella penisola coreana, leccare le suole al padrone americano e allargare ulteriormente la campagna conflittuale contro la Corea. Solo i burattini sudcoreani cercano di negare il fatto che il principale colpevole siano gli USA, che inaspriscono continuamente la minaccia di guerra nucleare nella penisola coreana. Da più di mezzo secolo, lo stato aggressivo, lo stato della guerra, gli USA, ricorrendo alla politica ostile e al ricatto nucleare contro la Corea, minacciano seriamente la pace e la sicurezza nella penisola coreana e nella regione. Anche ora potenti mezzi nucleari strategici USA vagano attorno la penisola coreana, in attesa del momento opportuno per accendere la miccia dell’aggressione. Noi siamo andati avanti sulla via di rafforzamento delle armi nucleari, in modo che, in risposta alle macchinazioni USA di strangolare la Corea, possiamo difendere la sovranità del paese e il diritto di esistenza della nazione. Questa è la nostra scelta strategica. I nostri continui lanci sperimentali di missili balistici intercontinentali, sono un severo ammonimento agli USA che, anche in questi giorni, persa la ragione, lanciano furiose minacce di sanzioni estreme. Ora, quando abbiamo dimostrato chiaramente al mondo che possiamo lanciare all’improvviso missili balistici intercontinentali in ogni momento e su qualsiasi obiettivo, e tutta la parte continentale USA è raggiungibile, i leader sudcoreani dovrebbero comportarsi ragionevolmente come non mai, invece di adulare il loro padrone. Se essi continueranno a seguire la politica USA, allora la “versione della crisi d’agosto” può diventare realtà. Per affrancarsi da una calamità catastrofica, occorre comportarsi ragionevolmente.
 

Ha taglaito corto un rappresentante delle forze armate nordcoreane che, riferendosi direttamente a Trump, ha detto: “è impossibile un dialogo ragionevole con tale sconsiderato individuo; solo la forza assoluta può agire su di lui”.

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