Prof. Alessandra Riccio sul voto in Venezuela: "Maduro? La storia un giorno gli darà ragione e giustizia"

Prof. Alessandra Riccio sul voto in Venezuela: "Maduro? La storia un giorno gli darà ragione e giustizia"

"Dopo la debacle di tutti i socialismi perché non studiare un esperimento che cerca di attuarlo in forme moderne e innovative? Perché l’eurocentrismo di cui è intriso anche il nostro giornalismo non lo permette. E quindi i vari Lula, Kirchner, Correa, Morales, Mujica e i paesi dell’Alba bolivariana non vengono compresi per ignoranza, arroganza. E’ per questo che Maduro passa qui per “Tirannello”. Per ignoranza."

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Prosegue il ciclo di interviste agli esperti del mondo dell'America Latina per comprendere il voto di ieri in Venezuela per l'elezione dell'Assemblea costituente. Abbiamo rivolto alcune domande alla Prof. Alessandra Riccio, docente di Lingua e letterature ispanoamericane presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere dell’Istituto universitario orientale di Napoli.



L'INTERVISTA


Professoressa. Un commento a caldo sul voto sul voto di ieri. La grande dimostrazione di allegria, democrazia e pace del popolo venezuelano viene totalmente mistificata oggi dai media occidentali. Che giornata è stata per la storia del Venezuela?

 
Date le circostanze, vale a dire i seggi assediati, le minacce di morte alle persone e le violenze generalizzate delle destre, il voto di ieri, oltre 8 milioni di elettori per l’Assemblea Costituente, è un risultato veramente buono. Dimostra che nel paese c’è uno parte molto militante, un nocciolo duro della Rivoluzione bolivariana che è arrivata a livelli superiori a quelli delle ultime elezioni. Il tutto in uno stato di emergenza; quindi sì, è stato un grande risultato. Ma vorrei sottolineare un punto che non viene mai ripreso. Sento in giro che questo processo costituente è stato “voluto da Maduro” come se si fosse trattato di un capriccio e non di una proposta sociopolitica motivata dalla situazione in cui versava il paese. E chi mai avrebbe dovuto indirlo in una Repubblica presidenziale? Chiaramente il Presidente, secondo il dettame della Costituzione vigente. Temo che i tanti che si affannano in queste ore a scrivere o parlare di Venezuela ne sappiano troppo poco.
 

C’è chi è arrivato a dire… “serve per distruggere la Costituzione di Chávez”.
 
Ma per carità. Un’affermazione che non sta né in cielo né in terra. L’eredità di Hugo Chávez ha mosso ogni singola mossa del governo Maduro. E la Costituente non fa eccezione, serve anzi proprio a rafforzare quelle “missioni” sociali iniziate da Chávez e a cercare una via di pace e dialogo di fronte al muro e alle violenze senza fine di questa opposizione. Ma anche qui vorrei dire due parole in più sulla figura del Presidente Maduro, perché la storia un giorno, ne sono certa, gli darà ragione e giustizia. Uomo di grande resistenza, simbolo vivente dei successi sociali della Rivoluzione bolivariana, con il tremendo compito di ereditare la leadership e il carisma ineguagliabile di Chávez. E lo ha fatto mai con la violenza, ma sempre per il dialogo. Al contrario di quest’opposizione che si trova di fronte.
 

Come giudica il non riconoscimento del voto da parte di Washington e degli stati in orbita Usa?
 
Non ha senso. Non riconoscono un percorso istituzionale interno al Paese. E allora? Sono i paesi esterni che lo devono riconoscere? Quando leggo che poi a farlo è il Messico e la Colombia, con quel curriculum di democrazia e diritti umani, mi viene solo da sorridere.  Lo ribadisco, Maduro ha le spalle grandi e sta agendo in modo lungimirante, per la pace e il dialogo. Come a Cuba, dove ho vissuto tanti anni, anche in Venezuela ogni mossa viene basata sulle leggi del paese. Ogni misura viene presa e rispettata in base alle leggi. Per questo quando sento parlare di “dittatura” o “dittatore” resto sconsolata. Al contrario, la coalizione che riunisce le opposizione, la cosiddetta MUD, viola le leggi, va avanti senza una strategia, solo a forza di slogan su Twitter e nient’altro. In attesa che dall’esterno qualcuno li insedii al potere. Quello che accade in Venezuela è veramente scandaloso.
 

Scandaloso. Ma anche il racconto dei media. Non in linea affatto con le sue analisi e riflessioni. Tutt’altro. Che gioco fanno i media?
 
Resta un mio grande mistero. Nel senso è chiaro che c’è una percentuale di media che assecondi gli interessi dei suoi editori che chiedono oggi per ragioni economiche un governo diverso in Venezuela. Ma poi ci sono anche tanti giornali con i loro editorialisti, i loro intellettuali, i loro opinionisti che non sanno nulla e neanche vogliono conoscere quello che accade fuori dall’Occidente. Siamo abituati a considerare come America solo gli Usa, gli unici in grado di portare avanti i valori di democrazia e libertà tipici europei. Manca completamente un’analisi seria (con lqualche eccezione -mi viene in mente Vattimo) sul Socialismo bolivariano del XXI° Secolo. Dopo la debacle di tutti i socialismi perché non studiare un esperimento che cerca di attuarlo in forme moderne e innovative? Perché l’eurocentrismo di cui è intriso anche il nostro giornalismo non lo permette. E quindi i vari Lula, Kirchner, Correa, Morales, Mujica e i paesi dell’Alba bolivariana non vengono compresi per ignoranza, arroganza. E’ per questo che Maduro passa qui per “Tirannello”. Per ignoranza.  

 
Usa aumenteranno le sanzioni economiche e il rischio di un blocco commerciale contro Caracas è concreto. Ha il popolo venezuelano la forza di resistere?
 
La giornata di ieri ha dimostrato che la forza c’è. Otto milioni di persone si sono mobilitati a sostegno e per il Governo. Lo hanno rafforzato. E si sono mobilitati molti di quelli che prima di Chávez semplicemente non esistevano, perché non avevano neppure la carta d’identità. Migliaia e migliaia di colombiani che scappavano dalla guerra sono rimasti in Venezuela come fantasmi fino alla Rivoluzione Bolivariana,  che ha conferito loro gli stessi diritti degli altri. Mi viene qualche dubbio quando leggo dei venezuelani che scappano in Colombia. Intanto i sei milioni di colombiani che vivono in Venezuela, restano in Venezuela con gli stessi diritti dei venezuelani. E questo nessuno lo dice.
Il problema grande attuale e futuro del Venezuela si chiama petrolio. Quando vivevo a Cuba, un giorno ho intervistato l’Ambasciatrice della Namibia nell’isola caraibica, sopravvissuta alle stragi del Sud Africa dell’Apartheid e poi diplomatica di uno stato divenuto indipendente anche grazie a Cuba. Mi disse una frase che non dimenticherò mai, secondo me molto significativa. “Ringrazio ogni giorno Dio che in Namibia non c’è il petrolio”. Secondo la logica imperialista i grandi giacimenti petroliferi devono essere nella disponibilità delle grandi potenze occidentali e non di chi cerca di utilizzarle a fini di redistribuzione invece che di profitto finanziario. Questo sta accadendo in Venezuela oggi. 



Alessandro Bianchi

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