QUELL'ELEZIONE DI "CLASSE" AD HONG KONG...
di Diego Angelo Bertozzi
La stampa internazionale in queste ore sta dedicando particolare rilievo al risultato elettorale ottenuto da Edward Leung Tin-kei, leader del movimento indipendentista "Indigeno" di Hong Kong e protagonista della recente rivolta di Mong Kok: il 15,4% ottenuto nella consultazione per il Consiglio legislativo nei "Nuovi territori orientali", secondo alcuni esperti, potrebbe portare alla nascita di una terza forza nel panorama politico dell'ex colonia britannica che mai - ripetiamo MAI - ha goduto di alcuna democrazia sotto il dominio di Londra. Una terza forza, quindi, esplicitamente contraria a quella che viene definita come un'occupazione cinese.
La stampa internazionale in queste ore sta dedicando particolare rilievo al risultato elettorale ottenuto da Edward Leung Tin-kei, leader del movimento indipendentista "Indigeno" di Hong Kong e protagonista della recente rivolta di Mong Kok: il 15,4% ottenuto nella consultazione per il Consiglio legislativo nei "Nuovi territori orientali", secondo alcuni esperti, potrebbe portare alla nascita di una terza forza nel panorama politico dell'ex colonia britannica che mai - ripetiamo MAI - ha goduto di alcuna democrazia sotto il dominio di Londra. Una terza forza, quindi, esplicitamente contraria a quella che viene definita come un'occupazione cinese.
Particolarmente interessante è l'analisi di "classe" del voto espresso a favore del giovane studente di filosofia: oltre il 22% nel seggio di HHCKLA Buddhist Po Kwong School di Fanling, in una zona nella quale i redditi delle famiglie sono più alti rispetto a quelli dei complessi residenziali pubblici; oltre il 13% nel municipio di Sha Tin, zona della classe media e nei pressi di complessi residenziali privati. Insomma, come commenta il South China Morning Post, l'"indigeno" e indipendentista Edward Leung Tin-kei prende voti dove "la questione del pane e del burro" non rientra tra le preoccupazioni dei residenti.
Sull'onda del risultato diversi esponenti dello stesso movimento hanno espresso la volontà di ricorrere a strumenti di lotta più "radicali" contro il "governo fantoccio" di Pechino e di utilizzare successive dimissioni dal consiglio legislativo, quindi nuove elezioni, come referendum di fatto per "l'indipendenza di Hong Kong".