Sapir: "Alcune posizioni corrette non bastano. François Fillon e' protagonista dei fallimenti di Sarkozy"

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 Di Jacques Sapir, 21 novembre 2016*

Uno dei punti forti della campagna per le primarie del centrodestra, il cui primo turno si è tenuto domenica 20 novembre, è stato la spettacolare crescita di consenso per François Fillon. Questo balzo verso l’alto ha comportato un risultato inatteso: François Fillon conquista i voti di oltre il 44% dei 4 milioni di elettori che hanno partecipato a queste primarie, molto più avanti di Alain Juppé (28%) e Nicolas Sarkozy (20%).

Una delle ragioni di questo risultato è sicuramente il desiderio di molti elettori di destra di sfuggire all’alternativa tra Juppé e Sarkozy. È vero che tra la mummia, trasformata dalla stampa in un clone di François Hollande, e l’esaltato in capo, la scelta non è affatto allettante. In un certo senso, la vittoria al primo turno di François Fillon è anche una sconfitta della stampa e del suo tentativo di imporre un candidato dei media.

Un altro motivo potrebbe essere stato il programma di François Fillon. Questo candidato ha prodotto un vero e proprio programma, molto dettagliato. È uno dei suoi punti di forza, rispetto al vuoto siderale di persone come Copé, Le Maire  o “NKM” (Nathalie Kosciusko-Morizet ndt); ma è anche una debolezza, perché la precisione stessa del programma logicamente attira un occhio critico. E se si possono condividere alcune delle proposte di François Fillon, altre sono decisamente preoccupanti.

L’uomo del programma

 François Fillon ha detto e scritto cose molto giuste su diversi temi. Che si tratti di istruzione, dove intende andare alla caccia dei “pedagogisti”, o di sicurezza pubblica, a proposito della quale ha detto molto giustamente che le leggi e i regolamenti per garantire la sicurezza dei francesi contro il terrorismo esistono già e che la vera questione è quella della volontà dello Stato di far rispettare le sue leggi, non si può che essere d’accordo. Non c’è niente di peggio per l’autorità dello Stato del moltiplicarsi di leggi e misure non applicate. Si può pensare che l’atteggiamento di François Fillon sul terrorismo, in particolare il suo dibattito con il giudice Trevidic su France-2, non sia estraneo alla sua spettacolare svolta nel primo turno delle primarie del centrodestra.

Allo stesso modo in politica estera Fillon intende riequilibrare la posizione della Francia, in particolare in Medio Oriente, e riaprire il dialogo con la Russia. Queste misure sono con ogni evidenza necessarie. Il fatto che nel suo viaggio di addio il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, non abbia avuto il desiderio di andare a Parigi, mentre ha fatto un viaggio dedicato sia a Berlino sia ad Atene (anche se non per le stesse ragioni) dovrebbe far riflettere tutti coloro che ritengono che la politica estera sia importante. La Francia è temporaneamente uscita della Storia a causa del suo allineamento incondizionato con Germania e Stati Uniti. Barack Obama, uomo impegnato, non aveva tempo da perdere e ha saltato Parigi e il suo insignificante presidente.

Ma qualche posizione corretta non è sufficiente. François Fillon si presenta ai nostri occhi come un uomo nuovo. Non dimentichiamo, però, che è stato per cinque anni il primo ministro di Nicolas Sarkozy e come tale deve condividerne il bilancio dei risultati. Non dimentichiamo che quando era primo ministro sono state prese misure disastrose, come il coinvolgimento della Francia nella tragedia libica e la conversione della politica francese all’atlantismo e all’ideologia “neoconservatrice”, o la famosa riforma Chatel, dal nome di questo ex HRD dell’Oréal trasferito all’educazione nazionale, che voleva eliminare l’insegnamento della Storia nelle ultime classi di scienze. È giunto il momento di dire che la politica estera della Francia è disastrosa e che bisogna ricostruire un racconto (e non un “romanzo”) nazionale. Ma che credibilità può esserci quando manca una profonda autocritica sulle azioni passate? E soprattutto, non possiamo dimenticare che Fillon è stato all’origine, con le sue politiche, del forte aumento della disoccupazione che la Francia ha conosciuto a partire dall’estate del 2011.


Per la traduzione completa dell'articolo di Sapir si rimanda a Vocidallestero.it

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