Saviano, le navi delle Ong e le "rivoluzioni colorate"
“Il Venezuela, come il Cile di Pinochet, che i migranti li vorrebbe morti in fondo al mare”. Non è certo la prima volta che Roberto Saviano – icona della sinistra sushi&spumantino - attacca il Venezuela da lui accomunato, già nel 2015, ad uno Stato canaglia da abbattere con ogni mezzo, fossero pure gli “oppositori” (tanto amati dal nostrano PD) che, proprio in questi giorni, hanno assassinato una attivista pro-Maduro. Non varrebbe, quindi, la pena, soffermarsi su questa, ennesima, dichiarazione di Saviano (agghiacciante, come le tante da lui dette, poniamo, su Israele) se non fosse che questa rientra in una campagna diffamatoria contro chiunque si oppone al dogma della “risorsa immigrazione” e quindi alla conseguente “politica dell’accoglienza” a tutti i costi.
Come Luigi di Maio che ha osato portare in Parlamento una analisi di Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera). E cioè che buona parte dei migranti vengono portati in Italia da navi di ONG (idolatrate da Repubblica, ça va sans dire ) che vanno, non già a salvarli in mare aperto, ma a prenderseli dai barconi dei trafficanti a poche miglia dalle coste libiche.
Col risultato, secondo Frontex , di moltiplicare i morti in mare in quanto, oggi, i trafficanti non si degnano nemmeno di rifornire di adeguate scorte di carburante i loro barconi.
E a crocifiggere di Maio, anche i media mainstream che inneggiano alla manifestazione a Pontida e – come Saviano - alla “rivoluzione colorata” contro il Venezuela. Nessuna considerazione da fare?
Francesco Santoianni