ONG, il nuovo volto dell’invasione dell’America Latina

ONG, il nuovo volto dell’invasione dell’America Latina

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di TeleSur

Traduzione di Marx21.it

USAID, NED, NDI, IRI… Nomi differenti, il medesimo fine. Per gli Stati Uniti queste organizzazioni “non governative” compiono il lavoro quasi messianico di espandere la loro democrazia nel resto del mondo. Per l’America Latina significa aprire la porta alla destabilizzazione finanziata dell’ordine politico e della sua autonomia.

Modus operandi

Dal 1999 gli Stati Uniti hanno perso la loro posizione privilegiata rispetto all’America Latina. La Rivoluzione Bolivariana ha avuto inizio in Venezuela, ma ha diffuso nella regione il valore della sovranità che sembrava smarrito, e insieme a ciò sono nati blocchi di integrazione che escludevano l’Occidente, come ALBA, UNASUR e CELAC.

Il blocco economico contro Cuba, la depurazione dei “comunisti” mediante il Piano Condor (http://www.telesurtv.net/news/Cinco-preguntas-para-entender-que-fue-el-Plan-Condor-20151105-0007.html) e altre aggressioni storiche contro l’America Latina hanno subito un’evoluzione. Ora, con il mantello dell’altruismo, le organizzazioni statunitensi fanno in modo che il loro intervento negli affari interni di ogni Stato passi inavvertito.


I cambiamenti climatici, i disastri naturali, la difesa dei diritti umani, l’impulso all’educazione e il rafforzamento della democrazia sono i temi più usati dalle ONG degli Stati Uniti, il paese che ha più di 800 basi militari dispiegate nei cinque continenti, per giustificare colpi di Stato e la promozione del modello neoliberale di libero mercato.

Il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha denunciato l’invasione delle ONG (http://www.telesurtv.net/news/Correa-alerta-sobre-sociedad-civil-sin-responsabilidad-politica-20160415-0058.html) in America Latina. Tra il 2002 e il 2012 le ONG hanno ampliato la loro presenza nel continente; solo in Venezuela la USAID e la NED hanno investito più di 100 milioni di dollari durante quel periodo con l’obiettivo di sponsorizzare gruppi dell’opposizione e di creare 300 nuove organizzazioni.

Nel 2012, 26 ONG straniere in Ecuador hanno dovuto cessare la loro attività dopo che è stata provata la loro mancanza di trasparenza. La mancanza di trasparenza risiede principalmente nel fatto che le ONG si autoproclamano come rappresentanti della cosiddetta “società civile”, ma operano come partiti politici senza responsabilità politica. Si denominano “non governative”, ma sono al servizio di governi stranieri.

Uno dei casi più rappresentativi nella regione è quello di Súmate in Venezuela, dove la ONG ha operato direttamente nel colpo di Stato del 2002. Súmate, appoggiata dalla NED, è uno strumento politico-elettorale fondato dall’ex deputata dell’opposizione María Corina Machado (http://www.telesurtv.net/news/Venezuela-Inhabilitan-por-un-ano-a-politica-opositora-20150715-0051.html), che nel 2002 aveva firmato il decreto del golpista Pedro Carmona Estanga per sciogliere le istituzioni dello Stato.

Intervista per il sito di TeleSur: Silvina María Romero, ricercatrice del CELAG e del Consiglio Nazionale di Ricerche Scientifiche e Tecniche


Qual è l’obiettivo che unifica USAID, NED, IRI e NDI?

Gli organismi non governativi hanno cominciato ad essere visibili a partire dal 1980 e con maggiore impegno negli anni 1990, il decennio perduto dell’America Latina. Hanno coperto uno spazio che sarebbe spettato allo Stato, che è stato rimpiazzato dalla logica del mercato. Lo spazio è stato occupato dalle ONG.

Le ONG sostengono di essere del “terzo settore”. Si suppone che non abbiano alcun legame con il pubblico, che siano autonome. Se vediamo come operano, notiamo che non esiste tale autonomia e autosufficienza, per il finanziamento i cui fondi provengono dagli sponsor. E’ importante dire che non tutte, ma molte e le più importanti ricevono finanziamenti da fondazioni.

Un buon esempio è la Fondazione Ford, che non finanzia direttamente ONG. I fondi arrivano attraverso altre fondazioni che li passano alle ONG.

Le ONG si dedicano a compiti di “assistenza allo sviluppo”: la copertura di esigenze per l’educazione, per la riduzione della povertà… Essendo finanziate da enti di altri Stati, in questo caso gli Stati Uniti, sorge il dubbio di quale tipo di autonomia si stia parlando. Non stanno forse rispondendo a interessi legati a chi le finanzia?

Le ONG operano iniziative di sostegno, apparentemente senza alcun vincolo con partiti politici di destra o di sinistra, in base alla “solidarietà e alla buona volontà”… Così reclutano molta gente e si occupano di molti settori.

Hanno la possibilità di rimpiazzare lo Stato in materia di accesso a una vita decente. Esempio: il Guatemala (http://www.telesurtv.net/news/Guatemala-conmemora-60-anos-del-derrocamiento-de-Jacobo-Arbenz-20140627-0155.html), uno dei paesi più poveri del continente e con la mortalità infantile più alta, dopo Haiti. Lì operano ONG che hanno l’obiettivo apparente di soddisfare questa esigenza.

Perché i bambini guatemaltechi devono dipendere dalla volontà di una ONG o della gente che la finanzia? Non dovrebbe essere lo Stato a occuparsi di garantire una vita dignitosa ai cittadini?

Dobbiamo valutare con molta attenzione in che territori si trovano e con chi lavorano. E’ il caso di Bolivia e Venezuela, tra gli altri… Tendono ad operare per promuovere la destabilizzazione (http://www.telesurtv.net/news/El-nuevo-Plan-Condor-20160517-0026.html), per abbattere lo stato progressista dove il Governo si occupa dei bisogni delle maggioranze.

Non è in discussione la buona volontà, ma il sistema di fondo, la riproduzione di un sistema diseguale. Si tende a non mettere in discussione le basi che generano la disuguaglianza del sistema e perché non si distribuisce la ricchezza, quello che invece gli stati progressisti hanno cercato di fare.

Gli Stati Uniti hanno trovato nelle ONG un metodo di invasione meno violenta che, per esempio, il Piano Condor?

La strategia degli Stati Uniti è difesa, sviluppo e diplomazia… Una strategia armata per operare con il soft power, di modo che non hanno bisogno di intervenire militarmente, ma che faccia ottenere che i paesi si trasformino in alleati… Obama con questo discorso ha conquistato grande popolarità internazionale.

Non è lo scontro con l’America Latina, ma fare in modo che la regione si conformi al modello statunitense e all’assistenza allo sviluppo, che comprende istruzione e agricoltura, tra gli altri settori. A quel momento inizia ad operare USAID, che ha anche come obiettivo addestrare le polizie nella contro-insurrezione.

Il soft power è sempre combinato con l’hard power e con la possibilità di intervento, che si può praticare permanentemente.

Perché l’America Latina?

Per questioni geopolitiche di accesso alle risorse. Esistono documenti in cui le Forze Armate statunitensi mostrano la necessità di consolidare il ruolo degli USA come garanti della sicurezza e il loro accesso a materie prime e risorse naturali, come si era già visto in passato con la “guerra contro il comunismo”.

Tutti gli stati che ostacolassero l’accesso a tali risorse sarebbero attaccati come il Guatemala nel 1954. Indipendentemente dall’ideologia, la priorità per gli Stati Uniti è l’accesso al petrolio e ai mercati, che trae in parte impulso dalla penetrazione delle multinazionali in America Latina.

USAID

Documenti resi noti da Wikileaks rivelano che l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID, la sigla in inglese http://www.telesurtv.net/bloggers/Estados-Unidos-y-Cuba-la-USAID-y-la-politica-de-la-sedicion-permanente--20140811-0004.html) consegnò tra il 2004 e il 2006 circa 15 milioni di dollari a 300 “organizzazioni civili” in Venezuela, nel quadro dei diritti umani e dell’educazione.

Il rapporto trapelato è stato dffuso dal consigliere politico dell’ambasciata degli USA a Caracas, e descrive i punti strategici definiti in quel periodo contro il Governo del Venezuela.

I punti strategici consistevano nel rafforzamento delle istituzioni democratiche; nella penetrazione tra la base politica del presidente Hugo Chávez; nella divisione del chavismo; nella protezione degli affari vitali degli USA; e nell’isolamento internazionale del presidente.

I documenti rivelano che l’Ufficio delle Iniziative della Transizione (OTI) di USAID, fondata nel 1961, ha promosso 34 nuove ONG e ha creato programmi per generare malcontento nei confronti della gestione governativa, in particolare per quanto riguarda i servizi essenziali.

Telegrammi trasmessi dall’ambasciatore degli USA in Venezuela, William Brownfield, rivelati da Wikileaks nel 2013, mostrano il suo sostegno a gruppi dell’opposizione venezuelana e il finanziamento che ricevono ONG nel paese sudamericano da parte del Governo statunitense.

A incanalare il finanziamento, secondo i documenti filtrati, sarebbero l’organismo ufficiale per lo sviluppo USAID e l’OTI. Questa operazione comprendeva “oltre 300 organizzazioni della società civile venezuelana”, dai difensori dei disabili ai programmi educativi.

Il primo forte attacco contro la Rivoluzione Bolivariana, che ha messo in evidenza l’ingerenza degli Stati Uniti in tutta la regione, fu il colpo di Stato in Venezuela nel 2002 contro il Chávez, che lasciò 19 morti e portò a una serrata petrolifera che destabilizzò politicamente, socialmente ed economicamente il paese.

Il Venezuela presentò una denuncia all’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) con documenti che dimostrano il coinvolgimento degli Stati Uniti nel golpe del 2002 (http://www.telesurtv.net/news/11-de-abril-20150410-0069.html). Tra le altre prove, il Governo nazionale segnalò che funzionari del Dipartimento di Stato degli USA esercitarono un’intensa pressione politica per giustificare il golpe a Caracas.

Nella denuncia, il Venezuela mise in evidenza l’incontro tra l’ambasciatore statunitense Charles Shapiro e il golpista Pedro Carmona Estanga, pochi giorni prima della deposizione di Chávez.

USAID ha lasciato l’Ecuador nel 2014, dopo che il presidente Rafael Correa le diede un ultimatum: “Valuteremo il ruolo della USAID, ponendo linee di demarcazione molto chiare, e se non vorrà rispettarle, vadano da altre parti, se gli sarà concesso”.

Correa accusò la USAID di avere destinato 4,3 milioni di dollari a un Progetto di Rafforzamento Democratico, mentre cercava di destabilizzare governi eletti democraticamente.

Il bilancio di USAID in Ecuador superava nel 2010 i 38 milioni di dollari, investiti principalmente nel “decentramento”. Tale scenario si è manifestato parallelamente all’ingresso dell’Ecuador in ALBA e alla sua alleanza socio-economica con Venezuela e Bolivia.

Durante il colpo di Stato del 30 settembre 2010, il gruppo Pachakutik, finanziato da USAID e NED, prese posizione a sostegno dei golpisti e accusò il presidente Correa – che fu sequestrato – per le vittime del golpe, 11 morti e 274 feriti.

Quasi tutti i gruppi coinvolti in questo tentativo di golpe avevano legami con agenzie statunitensi. Dall’ex presidente Lucio Gutiérrez, che aveva chiesto l’aiuto di Washington per “uscire” presidente, fino ai settori della polizia che avevano ricevuto addestramento in scambi con l’Occidente.

“Se ne va USAID dalla Bolivia!”, sentenziò il presidente Evo Morales nel 2013 dopo avere accusato l’agenzia di cospirazione contro il suo Governo. L’ambasciata degli USA in Bolivia aveva affermato che in 50 anni la USAID aveva speso 2 miliardi di dollari “in cooperazione” nei settori della salute, dell’educazione, dell’agricoltura, della sicurezza alimentare, dello sviluppo alternativo, dello sviluppo economico e dell’ambiente.

Dopo l’espulsione di USAID, gli Stati Uniti hanno deciso di ritirare la cooperazione economica per progetti sociali che sosteneva in Bolivia.

Alcuni media pubblicarono nel 2014 un’indagine in cui si rivela che tra il 2005 e il 2006 la USAID ha riorientato più del 75% dei suoi investimenti su gruppi separatisti, che avevano come obiettivo minare il Governo di Evo Morales, il primo presidente indigeno della Bolivia.

Solo nel 2007, il bilancio della USAID nel paese andino è arrivato a quasi 120 milioni di dollari e con esso sono state finanziate le azioni di gruppi dell’opposizione, secondo quanto ha denunciato il Governo.

Istituto Repubblicano Internazionale (IRI)

L’IRI si autodefinisce come lo strumento che rende possibile la difesa civile e la formazione di futuri leader democratici in grado di affrontare le questioni più controverse del proprio paese. E’ un’organizzazione statunitense non governativa di ideologia conservatrice e associata al Partito Repubblicano.

Alcuni dei principali successi che ostenta l’IRI nel suo sito web sono: l’Ucraina, dove un colpo di Stato nel 2014 lasciò centinaia di morti e una crisi politico-sociale nei due anni seguenti; la Tunisia, paese dove ebbe inizio la cosiddetta “Primavera Araba” orchestrata dall’Occidente, che, dopo il rovesciamento del presidente nel 2011, aprì la porta al terrorismo.

L’IRI fa parte del progetto Cuba dell’Occidente. Documenti resi noti rivelano che l’IRI ha inviato agenti sotto copertura nell’isola con denaro, fotocamere digitali, lettori dvd, computer portatili, telefoni cellulari e altri strumenti per alimentare la controrivoluzione.

Nel 2015, il Governo boliviano ha accusato tre istituti statunitensi, legati ai partiti Repubblicano e Democratico, di operare in Bolivia attraverso terzi con “imprese di facciata” che presumibilmente promuovono “forme di sovversione” (http://www.telesurtv.net/news/Bolivia-victima-de-una-campana-mediatica-internacional--20160222-0018.html).

L’ex ministro boliviano dell‘Interno, Hugo Moldiz, ha accusato gli Stati Uniti di mantenere “una politica di permanente ingerenza negli affari latinoamericani, di operare in Bolivia con lo sviluppo aperto di forme eversive”.

Quest’anno, il presidente boliviano, Evo Morales, ha accusato di cospirazione l’ambasciatore statunitense, Philip Goldberg. Washington ha risposto con l’espulsione dell’ambasciatore boliviano, Gustavo Guzmán.

Morales aveva anche espulso nel 2008 l’Amministrazione per il Controllo delle Droghe (DEA, la sigla in inglese), pure accusata di cospirazione.

Istituto Nazionale Democratico (NDI)

L’Istituto Nazionale Democratico per gli Affari Internazionali (NDI, la sigla in inglese) ha uffici in circa 50 paesi per “promuovere e rafforzare la democrazia”, secondo l’autodefinizione.

Il Governo boliviano ha denunciato che gli Stati Uniti hanno orchestrato una campagna contro la rielezione del presidente Evo Morales, attraverso il sostegno alla scelta del No – che è risultata vincente – nel referendum dello scorso 21 febbraio, che decideva sulla proposta di un nuovo mandato per il presidente.

Morales ha affermato che il direttore del NDI in Bolivia, Victor Hugo Rojas, ha viaggiato più volte da Lima a La Paz per incontrare i dirigenti dell’opposizione che promuoveva il No, la scelta vincente.

In merito al caso del Venezuela, l’avvocato e giornalista Eva Golinger ha dichiarato a RT che il finanziamento degli Stati Uniti all’antichavismo – cita la cifra di 100 milioni di dollari – è servito per fare campagne di proselitismo per l’opposizione e rafforzare le campagne mediatiche contro la Rivoluzione Bolivariana. Ha individuato nel NDI uno dei nuclei del finanziamento.



NED

 

La Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED, la sigla in inglese) si è caratterizzata in particolare come canale di finanziamento in Ecuador e durante il 2013 ha destinato 1.032.225 dollari a diversi gruppi e progetti allo scopo di indebolire la gestione del presidente Correa. Di questi fondi, 65.000 dollari sono stati dati a gruppi della destra per contrastare la propaganda del partito governativo Alianza País, in vista delle elezioni del febbraio 2014.

 

Più di 200.000 dollari sono stati investiti dalla NED per l’influenza diretta sulle leggi e i dibattiti nell’Assemblea Nazionale dell’Ecuador. Altri 157.896 dollari sono stati consegnati a una ONG per “incoraggiare una leadership giovanile, i valori democratici e lo spirito imprenditoriale”.

 

Tra le azioni della NED c’è anche l’impiego di giovani per tentare di indebolire il morale delle forze di sicurezza e ottenere la sottomissione delle nazioni all’imperialismo.

 

La NED ha sostenuto partiti politici dell’opposizione venezuelana, tra cui Primero Justicia, Acción Democrática, Copei, Movimiento al Socialismo (MAS) e Proyecto Venezuela.

 

Il piano del finanziamento destinato a questi gruppi nel 2002 – anno in cui si compì il colpo di Stato in Venezuela – superò i 2.103.200 dollari. L’ufficio degli Affari globali del Dipartimento di Stato, nel medesimo anno del golpe, stanziò un milione di dollari per espandere e rafforzare i programmi della NED.

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