Strategia della tensione in Venezuela: altra bomba lacrimogena nella metro di Caracas
di Geraldina Colotti* - 9 febbraio 2018
In Venezuela, è cominciata la strategia della tensione. Per la seconda volta in pochi giorni, incappucciati hanno buttato una bomba lacrimogena nella metropolitana. Questa volta, nell'affollatissima stazione di Petare. Gli operai addetti alla sicurezza hanno però reagito prontamente. Quattro persone sono state fermate. Intanto, le destre cercano di darsi da fare per mettere in pratica gli ordini di Trump, arrivati nel continente per bocca del suo segretario di Stato Rex Tillerson, ex Ceo della Exxon Mobil.
Tillerson ha invitato le Forze Armate bolivariane a rovesciare Maduro e ha assicurato esplicitamente il sostegno degli Usa. Intanto, si anima il “cortile di casa “ degli Stati uniti: i paesi neoliberisti fanno a gara per compiacere il Grande padrino e plaudono all'apertura di “un'inchiesta” da parte della Corte Penale Internazionale.
Si agita anche Federica Mogherini a nome della Ue (che ha inasprito le sanzioni al Venezuela), ripetendo a menadito tutte le menzogne dell'opposizione: le elezioni presidenziali non vanno bene, prima bisogna allestire adeguatamente il campo perché le destre imbelli a loro gradite possano riappropriarsi del paese.
E, alla frontiera con la Colombia, Santos sta già allestendo “campi profughi” per accogliere i venezuelani “in fuga dalla fame” e chiedere alla “comunità internazionale” l'”ingerenza umanitaria”.
“Finché non cade Maduro, non ci saranno né cibo né medicine”, ha detto l'ex deputata oltranzista Maria Corina Machado, ripetitore degli Usa: mostrando chi tira le fila e come stanno le cose. Il Venezuela sta per diventare un'altra Siria? Sta anche a noi impedirlo.
*Post Facebook riproposto su gentile concessione dell'Autrice