Tutti gli interrogativi ancora irrisolti della strage di Las Vegas

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PICCOLE NOTE


Della strage di Las Vegas, la più grave in America dopo quella dell’11 settembre, hanno parlato a diffusione i media. Così, al di là dello sconforto per l’ennesimo eccidio, ci limitiamo ad alcuni cenni.
 

L’assassino sarebbe Stephen Paddock, un pensionato di 64 anni, e avrebbe sparato da una camera d’albergo che dominava l’area affollata di spettatori di un concerto country. Si sarebbe suicidato all’appressarsi delle forze di sicurezza, quindi non potrà mai negare la sua colpevolezza. Aveva armi, come usuale in tanta parte d’America.
 

Diciannove ne sono state trovate presso la sua abitazione, altre ventitré nella camera d’albergo dalla quale ha sparato. Le seconde non risultano tra le armi acquistate legalmente.
 

Vedremo se anche quelle trovate in albergo sono state acquisite da canali legali oppure se il pensionato ha attinto a un canale illegale, diversificazione che suonerebbe alquanto strana (ma già la notizia che le armi trovate in albergo non risultano tra quelle comprate da Paddock indica che si sono svolte indagini in tal senso, con certo esito).
 

Le armi trovate in albergo sono state introdotte sotto il naso della sorveglianza, ovviamente. E all’interno di un’area «sensibile», spiega Guido Olimpio sul Corriere della Sera, dal momento che a «poche centinaia di metri in linea d’aria decollano i jet speciali diretti alla misteriosa Area 51».
 

Area sensibile che, sottende l’informazione, deve per forza essere attenzionata dall’intelligence. Il killer quindi l’ha fatta in barba a tutti, intelligence compresa, dimostrando grande accortezza.
 

I 58 morti e gli oltre 500 feriti sono stati colpiti da armi automatiche, come si sente perfettamente nei video diffusi in rete. Eppure i report riguardanti le armi del killer parlano solo di fucili. Un particolare che suscita domande. Che non vengono evase del tutto dalla ricostruzione di Olimpio, che accenna a una modifica fatta «grazie a un meccanismo acquistabile online».
 

Perché ideare una strage con armi automatiche e non introdurre direttamente queste? Basta un mitra e qualche caricatore… Invece il pensionato si compra i fucili, forse addirittura illegalmente, e compra online, correndo il rischio di intercettazione, il meccanismo di modifica. Ulteriori complicazioni che registriamo.
 

Peraltro c’è da segnalare che modificare armi perché sparino a raffica non è così facile come appare. Serve perizia ed esperienza. Il vecchio pensionato ne aveva?
 

Un ultimo dato viene dalla foto che immortala le finestre della camera d’albergo infrante per poter sparare (è allegata all’articolo). I media puntano la loro attenzione sull’oggetto usato per infrangerle. Nessuno si sofferma sul fatto che erano due. Un particolare che suona strano se lo sparatore è uno solo.
 

Anche la tempistica della sparatoria sta stretta a questa ricostruzione. È durata solo quattro minuti: il killer aveva il tempo di abbandonare una postazione, piazzarsi sull’altra e riprendere a sparare?
 

Resta infine da registrare la discrasia data dalla rivendicazione dell’Isis, giunta puntuale e rilanciata, al solito dal Site, l’Agenzia anti-terrorismo più efficiente del mondo sotto questo profilo.



 

Il messaggio dell’Agenzia del Terrore spiega che il pensionato sarebbe un “soldato dell’Isis”, che si sarebbe radicalizzato qualche tempo fa e dà anche il suo nome di battaglia: Abu Abdul Barr al-Amrik per rendere credibile il tutto.
 

Ma I familiari negano e non c’è traccia di tale affiliazione tra le cose del pensionato-killer, altrimenti l’Fbi e la Cia e quanti altri stanno investigando avrebbero già trovato qualcosa in proposito.
 

I media spiegano che l’Isis aveva fretta di appropriarsi della vicenda. Sarà vero, ma non spiega tutto: una struttura strategica e propagandistica tanto raffinata non può commettere errori del genere. Se vero che ne ha compiuti in passato, stavolta la defaillance è davvero grossa. Addirittura il nome di battaglia…
 

Tanti i punti interrogativi. Proviamo a fare un’altra ricostruzione, unendo tali punti, come si fa per certi giochi da parole incrociate. A entrare in azione in albergo è un commando ben addestrato, che sa come nascondere armi dentro i bagagli: due, tre soggetti, forse più.
 

Un commando di gente esperta, che sa, eventualmente, attingere al mercato clandestino di armi e soprattutto sa, del caso, modificarle. Gente che ha già studiato la situazione, ha scelto una stanza atta alla bisogna e individuato nel suo inquilino, quel Paddock che occupa quella camera dal 28 settembre, una vittima sacrificale al quale ascrivere il delitto.
 

Nell’ora propizia, il commando entra in azione. Penetra nella camera d’albergo del pensionato, lo uccide, spara dalle finestre e si dilegua. Avrebbe dovuto lasciare nella camera qualche indizio che collegasse Paddock all’Isis, ma qualcosa va male (forse un contrattempo) e non lo fa.
 

Una ricostruzione di pura fantasia, ovviamente, che speriamo sia perdonata dai lettori che ovviamente cercano risposte. Non ne abbiamo, a parte quelle ufficiali che si arricchiranno nelle prossime ore. Abbiamo solo domande, che a volte sono importanti quanto e più delle risposte. Così, al di là delle ipotesi, restiamo in attesa della ricostruzione ufficiale.

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