Un piano israeliano per portare la Siria fuori dall'asse della resistenza

Un piano israeliano per portare la Siria fuori dall'asse della resistenza

Dopo aver a lungo nascosto in qualche modo il suo ruolo nella guerra siriana, i leader israeliani sembrano più inclini a mostrare la loro volontà svolgendo un ruolo decisivo nella sua ricostruzione. L'obiettivo finale è sempre quello di tirare la Siria fuori dell'asse della resistenza

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L'analisi di al Manar parte da un articolo pubblicato ieri dal quotidiano israeliano Yediot Aharonot, secondo il quale, c'è un piano sul tavolo del gabinetto ministeriale israeliano per proporre la ricostruzione della Siria in cambio del riconoscimento da parte delle autorità siriane dell'annessione delle alture del Golan occupate e la riduzione delle l'influenza dell'Iran in Siria.
 
Realizzato dal ministro israeliano della costruzione e dell'edilizia abitativa, l'ex generale Yoav Galant, ieri, tale piano fa parte delle discussioni avviate in preparazione del prossimo incontro tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. L'obiettivo di tali negoziati è quello di evitare la creazione di un asse Iran-Siria-Libano e la creazione in Iraq di un passaggio terrestre tra i suoi componenti.
 
"La posizione di Israele e dei suoi interessi è portare a conoscenza di Trump dell'opposizione israeliana a qualsiasi presenza iraniana in Siria in un insediamento futuro", scrive il giornale.
 
Lo scopo è fermare il "pericolo iraniano ai confini settentrionali di Israele", ponendo ostacoli ad un incrocio terra tra l'Iran e Hezbollah in Libano attraverso la Siria.
 
"Il piano, come progettato dal ministro israeliano, prende in considerazione gli interessi israeliani e nordamericani, ma anche quelli di Russia e l'Europa" e "il mondo sunnita moderata,",  prosegue l'articolo.
 
Si prevede, tra l'altro, che gli Stati Uniti conducano una coalizione per la ricostruzione della Siria attraverso investimenti di decine di milioni di dollari concedendo alla Russia il riconoscimento internazionale della centralità del suo ruolo nel paese e dal suo diritto ad avere una base militare.
 
Allo stesso tempo si sostiene che gli Stati Uniti incoraggino i russi a fermare l'interferenza iraniana in Siria in cambio della quale essi ammetteranno la sostituzione del presidente Bashar al-Assad, con un altro in linea con i propri interessi.
 
Dal punto di vista di Yediot Aharonot, l'Iran controlla, tutto o in parte del Medio Oriente, tre capitali: Beirut, Baghdad e Sana'a.
 
"In Siria, ha un innegabile influsso sul suo alleato (Assad), e con l'assistenza di Hezbollah e altre milizie sciite, sotto una copertura difensiva russa, che è di per sé uno scenario pericoloso", ha concluso l'ex generale.
 
Yoav Galant ha già presentato il suo piano al primo ministro Benjamin Netanyahu e una riunione politica e di sicurezza della Knesset si dovrebbe analizzare oggi il progetto.
 
Questo piano ricorda secondo il quotidiano libanese al-Akhbar la condizione imposta dal ministro della difesa israeliano Amir Peretz, all'indomani della guerra del 2006: l'interesse di Israele dipende dal fatto di impedire all'Iran di partecipare alla ricostruzione del Libano.
 
 

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