Delcy Rodriguez: 'È giunto il momento di stabilire la pace attraverso la giustizia sociale'

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Discorso del Ministro del Potere Popolare per le Relazioni Estere del Venezuela, Delcy Rodríguez, durante l'Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) - New York, 23 settembre 2016.
 

Signor Presidente, Ambasciatore Peter Thompson,

Porgo le mie congratulazioni e quelle del Presidente de la Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro Moros, per il suo lavoro come Presidente di questo 71º periodo di sessioni dell'Assemblea Generale. Il Venezuela conferma il suo impegno a contribuire alla riuscita della Sua gestione e al rafforzamento dell'autorità di quest'organo, il più rappresentativo e democratico delle Nazioni Unite. Potrà contare sul nostro appoggio.

Ci troviamo ai vertici del sistema multilaterale, nel luogo sacro che elabora i principi fondamentali delle relazioni internazionali tra Stati sovrani e uguali.

La Repubblica Bolivariana del Venezuela rivendica i principi e gli obiettivi della Carta delle Nazioni Unite che sanciscono il diritto all'autodeterminazione dei popoli, alla sovranità, all'indipendenza e all'integrità territoriale degli Stati, concetti fondamentali per garantire la coesistenza pacifica tra le nazioni all'interno del sistema multipolare.

Il ruolo del Venezuela nel Consiglio di Sicurezza, membro non permanente da gennaio 2015, si è incentrato nel riaffermare l'importanza della sovranità, dell'indipendenza politica, dell'autodeterminazione e della soluzione pacifica delle controversie.

Un anno fa, i Capi di Stato e di Governo hanno approvato l'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che si pone come obiettivo quello di sradicare la fame e la povertà, che si focalizza sulle persone e si distingue per la sua universalità.

Vorrei richiamare alla vostra attenzione i principali ostacoli che s'interpongono al raggiungimento di questi nobili intenti.

Il modello capitalista ostacola il diritto allo sviluppo dei popoli. Crea profonde diseguaglianze e minaccia l'esistenza stessa del pianeta e della specie umana.

Il consumo generato dal capitalismo è stato capace di distruggere, negli ultimi 50 anni, le calotte polari, provocando condizioni climatiche insostenibili. Come ha detto Papa Francesco nel suo Laudato Si, l'azione dell'uomo, il modello di produzione e consumo, hanno trasformato il pianeta in una grande discarica.

Si tratta di un modello che viene alimentato dall'aumento della violenza nelle sue diverse manifestazioni, sia nei conflitti interni come anche nelle guerre più grandi.

Nel 2015 la spesa militare globale è arrivata a 1,7 bilioni di dollari. Gli Stati Uniti hanno speso un totale di 600 miliardi di dollari: un terzo di questa somma solo per finanziare le guerre e le aggressioni imperialiste. Si tratta di una cifra difficile da immaginare.

Gli USA possiedono circa 800 basi militari nel mondo, che hanno un costo di mantenimento che si avvicina a 100 miliardi di dollari l'anno.

Nel 1968 Martin Luther King disse: "Gli Stati Uniti sono il paese che, più fra tutti, esporta violenza nel mondo".

5 SECOLI DI CONFLITTI

  • Nel XVI secolo ci sono stati 1.6 milioni di morti a causa di conflitti.
  • Nel XVII secolo ci sono stati 6.1 milioni.
  • Nel XVIII secolo ci sono stati 7.0 milioni.
  • Nel XIX secolo ci sono stati 19.4 milioni.
  • Nel XX secolo ci sono stati 109.7 milioni.

La violenza in questi cinque secoli è aumentata dallo 0,32% al 4,35%. Le guerre contemporanee sono cambiate: oggi predominano i conflitti interni nei paesi poveri.

Tanto per dare un esempio, il rapporto delle Nazioni Unite 2005 mostra un dato drammatico che evidenzia la relazione tra violenza e capitalismo: dal 1990, ci sono stati 3 milioni di morti a causa di conflitti, tra cui due milioni di bambini. Il capitalismo minaccia seriamente il futuro dell'umanità.

Il terrorismo, terribile espressione di violenza letale, è diventato sempre più feroce. Attacca i paesi poveri e devastati: il suo scopo è geopolitico, ovvero far crollare gli Stati e le istituzioni, permettendo l'appropriazione illegittima delle risorse strategiche dei paesi.

Il Venezuela condanna il terrorismo in tutte le sue forme e disapprova l'atteggiamento ipocrita dei centri del potere egemonico: il terrorismo è positivo se asseconda i loro interessi nell'obiettivo di rovesciare governi che non sono allineati con le loro politiche; mentre è negativo quando, per effetto boomerang, vittimizza le popolazioni di quegli stessi stati.

Il capitalismo è una formula mortale per la pace. Negli ultimi cinque secoli la violenza ha fatto un numero imprecisato di vittime e ha provocato l'aumento delle diseguaglianze, mettendo in luce una profonda contraddizione: oggi si produce una ricchezza sufficiente per tutti gli abitanti del pianeta, ma essa è concentrata nelle mani di pochi e, di conseguenza, ha condensato la povertà nei paesi del Sud e nei paesi centrali.

Così la divisione tra ricchi e poveri è aumentata in modo sproporzionato.

Il caso degli USA è contundente: in questo paese la divisione tra ricchi e poveri si è triplicata dal 1942 al 2010. Nel 1978 un lavoratore medio (classe operaria) guadagnava 48.000 dollari e un dirigente 393.0000 l'anno. Nel 2010, lo stesso operaio guadagnava 33.000 $ e il dirigente più di 1.100.100 $ l'anno.

Secondo l'OXFAM, l'1% degli abitanti del pianeta possiede la quasi totalità della ricchezza del restante 99%.

L'aspetto più preoccupante del problema è che la situazione si presenta peggiore nei paesi in via di sviluppo e soprattutto in alcuni settori: in questo modo, la distanza tra chi sperpera e chi muore diventa davvero ridicola.
La concentrazione del capitale è diventata ricchezza improduttiva e speculativa che alimenta, in modo negativo, settori economici quali la comunicazione, l'energia, gli investimenti: viviamo nell'era dell'arricchimento senza produttività.

Si tratta di un modello che si basa sulla violenza e trasforma la pace in un desiderio irraggiungibile per l'umanità.

Basta pensare a tutti i conflitti che minacciano la pace e la stabilità mondiale:

Palestina
La guerra in Palestina continua a essere una questione irrisolta dell'umanità. Crimini di guerra e violazioni massicce dei diritti umani del popolo palestinese segnano la quotidianità di un popolo che resiste a crimini orrendi. Nel 2000 c'è stata una pesante battuta d'arresto allo sviluppo umano e il tasso di povertà è passato in tre anni dal 20% al 55%. Il tempo a mia disposizione non basterebbe per enumerare tutti i dati e i tipi di violazioni dei Diritti Umani perseverati contro il popolo palestinese.

Il Venezuela difende il diritto all'autodeterminazione dello Stato palestinese attraverso l'esistenza di uno Stato libero, sovrano e indipendente e per questo crede che questa Organizzazione dovrebbe prendere quanto prima una decisione in merito, perché la Palestina sia ammessa come Stato a pieno diritto nelle Nazioni Unite.

Sosteniamo la creazione di uno Stato palestinese con confini sicuri e riconosciuti a livello internazionale, ossia i confini stabiliti prima del 1967, stabilendo come capitale la parte orientale di Gerusalemme. Il nostro paese invita Israele a porre fine alla prolungata occupazione dei territori appartenenti allo Stato palestinese. L'occupazione israeliana e le politiche che ne sono derivate (costruzione di accampamenti, demolizione di abitazioni, confisca di terre) sono la causa principale della violazione dei diritti umani dei cittadini palestinesi e del diritto internazionale umanitario.

Inoltre, il Venezuela chiede la fine dell'embargo illegale imposto nella Striscia di Gaza dal 2007, che viola pienamente i diritti umani di questa popolazione.

Non vi sarà pace nel Medio Oriente finché Israele continuerà a negare i diritti umani al popolo palestinese, includendo tra questi il suo diritto all'autodeterminazione.

Iraq
Nel 2003 la seconda invasione dell'Iraq fu motivata con una verità che non solo non fu comprovata al momento ma, anni dopo, venne riconosciuta come una menzogna.

All'invasione militare precedette un'efficace campagna di propaganda incentrata su 4 assi.

Nessuno degli argomenti era vero. "Le armi di distruzione di massa" che motivarono l'invasione dell'Iraq non sono mai esistite. Quello che convenzionalmente si conosce come informazione divenne propaganda di guerra.

Le grandi società di comunicazione, concentrazioni monopolistiche di opinione pubblica, svilupparono delle vere e proprie campagne di propaganda per giustificare gli interventi imperialisti.

Libia
Nel 2011 la NATO intervenne militarmente in Libia, portando violenza nel paese, rendendolo vittima di gruppi terroristici, provocando l'abbassamento dell'indice di sviluppo e interrompendo i meccanismi di cooperazione con i paesi vicini dell'Africa. La Libia aveva un livello di produzione di petrolio vicino a un milione e seicentomila barili al giorno: il mese di agosto scorso il paese è arrivato a produrre 260 mila barili al giorno.

Anche in questo caso l'ostinazione imperiale delle potenze occidentali ha limitato il diritto allo sviluppo dei popoli, il diritto alla pace, il diritto alla patria. I flussi migratori di cittadini libici che cercano un futuro migliore oltre le proprie frontiere ha avuto un impatto anche sui livelli di povertà nei paesi centrali.

Meritano di essere menzionate anche le gravi situazioni umanitarie in Afghanistan e Yemen.

Siria
In Siria invece si sta conducendo una battaglia contro la barbarie terrorista che affligge il paese, dove il popolo siriano è la principale vittima della violenza di gruppi terroristici che commettono crimini di guerra con l'uso di armi chimiche.

Il terrorismo in Siria ha causato una delle più grandi tragedie umanitarie degli ultimi decenni: ha provocato 6 milioni di sfollati interni e 4,8 milioni di rifugiati, che fuggono dalla violenza per salvarsi senza considerare i rischi ai quali vanno incontro. Le drammatiche immagini di uomini, donne e bambini che cercano di attraversare il Mediterraneo riflettono la gravità del conflitto armato nel paese arabo, causato da gruppi terroristici.

Per porre fine a questa tragedia umanitaria, che coinvolge 13,5 milioni di cittadini siriani, bisognerebbe sconfiggere il terrorismo e trovare una soluzione politica e pacifica al conflitto armato.
Cuba

Il Venezuela accoglie con speranza la ripresa delle relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Repubblica di Cuba, paese fratello, come unico modo per superare e risolvere le divergenze tra gli Stati.

Il popolo cubano ha resistito per decenni, con dignità ed eroismo, alle ingiurie del terrorismo di Stato che aveva l'obiettivo di attaccare il modello politico e di sviluppo sociale e culturale cubano.

Il popolo cubano è ancora soggetto al crudele embargo economico, commerciale e finanziario americano. Pertanto, chiediamo agli USA di porre fine a questo embargo e risarcire il paese per quest'azione illegale e arrogante.

Signor Presidente, il Sistema delle Nazioni Unite deve affrontare grandi sfide.

Sedici anni fa il presidente Hugo Chávez Frías dichiarò, durante il Vertice del Millennio, che le Nazioni Unite non potevano continuare a seguire una rotta creata sulla realtà del 1945, prodotto della fine della seconda guerra mondiale.

Al fine di affrontare con successo le complesse sfide della pace, della stabilità e dello sviluppo economico e sociale dell'umanità, è necessario che quest'organizzazione venga rinnovata e rafforzata, attraverso una riforma dei suoi organi principali.

Per questo motivo, sosteniamo sia una riforma complessiva del Consiglio di Sicurezza che tutti gli altri importanti cambiamenti all'interno di quest'organismo, come ad esempio l'inclusione dei paesi in via di sviluppo dell'Africa, dell'America Latina, dei Caraibi e dell'Asia.

L'Assemblea Generale è l'organo democratico e universale per eccellenza dell'Organizzazione, pertanto ribadiamo la nostra posizione a favore del rafforzamento dell'autorità di quest'organo nei diversi ambiti stabiliti dalla Carta (pace e sicurezza, sviluppo economico e sociale, diritti umani e cooperazione internazionale).

La visione ipocrita e l'uso politico dei diritti umani al servizio degli interessi imperiali, per giustificare l'intervento nei nostri paesi, mina seriamente l'istituzionalità dell'organizzazione mettendo in dubbio il suo ruolo di difensore dei diritti umani dei popoli e non soltanto dei diritti individuali e delle élite globali.

È necessario che il sistema delle Nazioni Unite adotti delle misure per la gestione delle potenze mondiali che, a prescindere dalle regole e del diritto internazionale, attaccano governi che esprimono la volontà del proprio popolo.

Ci sono delle grandi sfide per il nuovo segretario che sarà eletto a breve, ma anche per i paesi liberi e sovrani che hanno la responsabilità fondamentale di agire insieme per raggiungere questo nobile e doverso obiettivo. Dal Venezuela ringraziamo il Segretario Ban Ki Moon per il suo impegno a favore della pace e della sicurezza nel mondo.

Le Nazioni Unite hanno dato un grande contributo all'umanità: gli obiettivi di pace e sicurezza si fondano su un forte sistema multilaterale che imposta lo Stato di Diritto Internazionale sulla regolamentazione giuridica dei rapporti internazionali. Dobbiamo quindi mettere insieme il nostro impegno per preservare quel sistema e proseguire verso un mondo migliore.

Signor Presidente, pochi giorni fa a Margarita si è tenuto il 17° Vertice del Movimento dei Paesi Non Allineati, durante il quale il Venezuela ha assunto la presidenza di questo importante gruppo di paesi con i quali condivide le stesse preoccupazioni. All'interno del Movimento, sono stati ottenuti progressi significativi e prosegue l'impegno per il conseguimento della pace, dello sviluppo, della solidarietà e del benessere dei popoli, sempre nel rispetto dei principi di Bandung che ne hanno ispirato la creazione.

Albert Einstein, nel 1946 disse:"Sono fermamente convinto che la maggior parte dei popoli del mondo preferisca vivere in pace e sicurezza [...]. Il desiderio di pace dell'umanità può essere realizzato solo attraverso la creazione di un governo mondiale". Noi, popoli del Sud, ci stiamo impegnando per raggiungerlo.

È interessante notare che nel corso del Vertice un aereo statunitense ha violato lo spazio aereo venezuelano. Lo stesso giorno, aerei americani hanno attaccato l'esercito nazionale siriano uccidendo decine di siriani e ferendone altre centinaia. Sempre in quei giorni, l'India è stata vittima di un attacco terroristico e il popolo palestinese ha subito attacchi violenti che hanno causato la morte di molti cittadini.

I popoli del Sud, detentori delle più grandi riserve energetiche del pianeta come le miniere, il gas e l'acqua, sono le principali vittime della violenza e dell'aggressione imperialista.

Più di un anno fa, il Presidente degli Stati Uniti ha emesso un Decreto Esecutivo che ha definito il Venezuela come "una minaccia per la sicurezza nazionale e la politica estera degli USA". Quel Decreto è stato disapprovato dalla maggior parte dei paesi del mondo.

Inoltre, gli Stati Uniti sostengono gruppi estremisti per portare la violenza in Venezuela, con l'obiettivo di rovesciare il governo costituzionale del presidente Nicolás Maduro, e utilizzano l'aggressione economica attraverso sofisticati meccanismi di discredito, indebolimento e boicottaggio mediatico, commerciale e finanziario.

Informiamo la comunità internazionale che il Venezuela è stato scelto come nuovo obiettivo imperialista, minandone la sovranità e provocandone una disintegrazione territoriale al fine di appropriarsi, in modo illegittimo e violento, delle immense risorse naturali strategiche che il paese possiede. La storia imperialista, carica di violenza, si sta ripetendo: è in corso contro il Venezuela, contro il suo popolo e il suo governo, una grande campagna di menzogne e falsità.

Queste strategie di aggressione fanno parte di una guerra non convenzionale volta a penalizzare il nostro modello di sviluppo fondato sui principi del socialismo nel XXI secolo, profondamente inclusivo, in cui la ricchezza è distribuita equamente sulla base del principio di uguaglianza.

Il nostro continente ha avuto rapporti difficili con gli Stati Uniti a causa delle politiche espansionistiche e la volontà di dominio imperialista di questo paese. Gli USA hanno invaso e sottomesso molti dei nostri paesi. Queste pagine oscure del colonialismo e della sottomissione sono state superate grazie alla decisione del nostro popolo di essere libero e indipendente. Tuttavia, queste politiche prepotenti non si placano: gli USA cercano di ripercorrere nuovamente le vecchie strade della nostra America. Denunciamo il colpo di stato parlamentare in Brasile e l'attuazione di un nuovo Piano Condor nella nostra regione.
È interessante notare che il Venezuela è sotto accusa per avere una delle distribuzioni più eque della ricchezza in America Latina (coefficiente Gini a 0,38).

Nel 2005, l'UNESCO ha dichiarato il paese libero dall'analfabetismo. Oggi gli iscritti ai percorsi scolastici sono pari al 77%, nei bambini tra i 3 ei 6 anni, al 96% tra i 6 e i 12 anni e al 76% tra i giovani di età compresa tra i 12 e i 18 anni. Per quanto riguarda l'istruzione superiore, ci sono 2,6 milioni di studenti iscritti.

Nel 2012, la FAO ha riconosciuto le politiche sociali realizzate in Venezuela per ridurre la fame e la povertà di oltre il 50% su tutto il territorio nazionale. Nel 2015, sempre la FAO, ha riconosciuto nuovamente al governo del presidente Maduro gli eccezionali progressi compiuti nella riduzione della fame e della povertà.

Nel nostro paese, il programma di assistenza sanitaria gratuita copre il 75% della popolazione e si sta lavorando perché possa sostenere il 100% della popolazione.

Il nostro programma di edilizia sociale ha coinvolto 1.111.095 famiglie.

Inoltre, è stato lanciato un servizio di assistenza dedicato alla cura e protezione delle persone anziane e i pensionati: in 17 anni siamo riusciti ad aiutare 3.081.381 persone.

Signor Presidente, il nostro paese rappresenta un esempio per la stragrande maggioranza delle persone che sono vittime di un modello spietato.

In Venezuela perseguiamo la vera pace dei popoli e lottiamo per la creazione di un nuovo ordine economico, culturale e comunicativo che sia al servizio della pace, dello sviluppo e dell'uguaglianza. Sviluppiamo un modello di cooperazione basato su meccanismi innovativi come l'Alba e Petrocaribe, sostenendo i popoli della nostra regione.

Signor Presidente, noi sosteniamo gli sforzi dei paesi BRICS nella costituzione di un mondo multipolare multicentrico che preservi l'equilibrio della natura.
In Venezuela, ci dichiariamo contro il sistema capitalista che avalla la povertà, la violenza e l'infelicità.

Come sosteneva il nostro Liberatore Simon Bolivar: "Il sistema di governo migliore è quello che produce maggiore somma di felicità possibile, maggiore somma di previdenza sociale e maggiore somma di stabilità politica".

Consegniamo al mondo la maggiore quantità di felicità, sicurezza e stabilità possibile.

È giunto il momento di stabilire la pace attraverso la giustizia sociale. Dobbiamo impegnarci per cambiare il sistema, dobbiamo essere dei veri militanti della pace.

FONTE: AMBASCIATA DELLA REPUBBLICA DEL VENEZUELA IN ITALIA

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