La presenza del Ruanda nella Repubblica Democratica del Congo

La presenza del Ruanda nella Repubblica Democratica del Congo

Contesto ed alcuni aspetti giuridici

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Da più di 6 mesi a questa parte, la Repubblica Democratica del Congo (RDC) è tornata sotto i riflettori della comunità internazionale da quando è scoppiata l’insurrezione armata contro l’esercito regolare affiancato dalle truppe delle Nazioni Unite. Più fonti concordano nel ritenere il Ruanda, nonostante le reiterate smentite, come il principale sostenitore dell’ennesima destabilizzazione della RDC, come è già avvenuto in passato più di una volta. Nel presente articolo intendiamo soffermarci sugli aspetti giuridici della presenza del Ruanda nella RDC tralasciando diversi aspetti, e non di poca rilevanza, come lo sfruttamento delle risorse naturali (economico), lo sradicamento dell’attivismo dei gruppi armati hutu (FDLR) che operano a partire dalla RDC e costituiscono una minaccia permanente per la sicurezza del Ruanda (sicurezza), l’intento di condizionare le scelte del governo congolese in modo favorevole agli interessi del governo ruandese (politico), il reperimento di nuovi spazi nel vicino Congo per alleviare le difficoltà oggettive della densità demografica in Ruanda (ricerca dello spazio vitale), l’esercizio di una leadership regionale e strategica nel nuovo scenario post-guerra fredda che il Ruanda, in coppia con l’Uganda, ha strappato alla RDC (aspetto geo-strategico).
 Partendo dai suddetti presupposti, la presenza del Ruanda è motivata da più fattori di cui gli analisti non tengono conto nell’approccio alla dialettica di relazioni, spesso tese nonostante qualche distensione, tra i due paesi confinanti. Basti ricordare che ai tempi dell’ex dittatore Mobutu, i rapporti tra i due paesi erano ottimi, fatti d’incontri regolari al vertice e formalizzati nella creazione, nel 1976, della Comunità economica degli Stati dei grandi laghi, meglio conosciuta come CEPGL, che comprendeva, oltre i due Stati, anche il Burundi. Diversi organismi comuni sono stati creati per favorire lo sviluppo dell’area. Tra gli ex MOBUTU e HABYARIMANA (Presidente ruandese il cui aereo è stato abbattuto scatenando poi il triste genocidio), le relazioni erano più personali, improntate dall’amicizia, da una solidarietà di prestarsi assistenza. Più volte il regime di HABYARIMANA, alle prese con il Fronte Patriottico Ruandese dell’attuale Presidente KAGAME, fu salvato dall’esercito congolese mentre le truppe di KAGAME stavano per prendere il controllo di KIGALI, la capitale del Ruanda. Questo fatto consente, in parte, di capire le origini della volontà dell’attuale governo ruandese di interferire negli affari interni congolesi, appellandosi a diversi alibi per legittimare la sua presenza e consumare “la vendetta” contro un MOBUTU politicamente indebolito, non più nelle grazie dell’occidente che gli ricordava che la sua epoca era già giunta al tramonto. Il ruolo che era suo nell’equilibrio geo-strategico era stato nel frattempo affidato alla coppia MUSEVENI-KAGAME. La RDC si è fatta carico delle conseguenze del genocidio accogliendo sul suo territorio migliaia di profughi - anche ex soldati appartenenti all’esercito ruandese sconfitto – che hanno trasformato la parte orientale della RDC in una zona di insicurezza permanente con il moltiplicarsi delle armi e dei vari gruppi armati. Il governo congolese, già indebolito politicamente, non riusciva a controllare la situazione all’est. Aveva perfino adottato la decisione di procedere ad un rimpatrio anche forzato dei rifugiati prima di rinunciarci di fronte alle pressioni della comunità internazionale e del Ruanda. Nel 1996 nasce, sempre all’est, un movimento politico costituito principalmente da congolesi di origine ruandese, che rivendica il diritto alla cittadinanza congolese. Le rivendicazioni mutano e prendono la forma di una lotta politico-armata che nello spazio di 7 mesi, con l’aiuto diretto dei soldati ruandesi e congolesi arruolati, avrà disfatto il regime di Mobutu. Il 17 maggio 1997 Laurent-Désiré KABILA, padre dell’attuale Presidente congolese, conquista il potere anche grazie all’appoggio determinante di KAGAME, appoggio che quest’ultimo confermerà in un’intervista rilasciata più tardì. Fu l’inizio della presenza del Ruanda sul territorio congolese. Non a caso il primo Capo dell’esercito congolese nel 1997 fu l’attuale ministro ruandese della Difesa James KABARE! Gli ufficiali militari, i consiglieri politici e membri influenti nel gabinetto di KABILA padre erano, nella maggior parte dei casi, congolesi di origine ruandese. All’epoca la presenza del Ruanda non era avvertita come un problema, anzi una soluzione che ha consentito di archiviare i 32 anni del potere di MOBUTU. La popolazione congolese si era mobilitata anche in modo spontaneo per sostenere l’Alleanza delle Forze democratiche per la liberazione del Congo (AFDL) sponsorizzata dal Ruanda. Una volta al potere KABILA  è stato circondato da un cerchio di consiglieri di cui si fidava poco, ma suggeriti o imposti. Il presidente voleva liberarsi in fretta di quell’abbraccio “mortale”. Nel frattempo alcuni soldati ruandesi si comportavano da conquistatori abusando dell’arma e dell’influenza di cui godevano. Urgeva il bisogno di costituire un nuovo e vero esercito congolese. KABILA prese il 28 luglio 1998 la fatidica decisione di “ringraziare” i soldati stranieri per il loro apprezzabile contributo e di mettere fine alla loro presenza sul territorio congolese.
 La decisione di KABILA padre del 28 luglio costituì un vero casus belli. Quattro giorni dopo era segnalata la ribellione dell’esercito regolare a Goma! I collaboratori di KABILA filo-ruandesi avevano già lasciato il territorio congolese. Quando scoppiò l’insurrezione armata, negli ambienti politici, non c’era dubbio su chi fosse l’istigatore. Il Ruanda lo ammetterà più tardi. Per dare una colorazione “politica interna” all’insurrezione fu creato, in Ruanda, un movimento politico costituito da eminenti personalità congolesi che hanno fatto leva sulla deriva totalitaria del governo KABILA per avanzare proposte di apertura democratica(Assemblea congolese per la democrazia-RCD fu uno dei primi movimenti politico-militari a nascere nell’ambito di quel contesto). La guerra assumeva quindi due contorni: l’uno sul piano giuridico dell’aggressione, anche se questa parola, nonostante l’evidenza, non fu mai pronunciata nell’ambito della comunità internazionale, e un contorno interno come lotta politica. Nel 1999 fu concluso l’Accordo di Lusaka che riconosceva le due dimensioni della guerra (interna ed esterna) e proponeva diverse soluzioni. Ci soffermiamo sulla dimensione esterna. L’Accordo prevedeva il ritiro di tutte le truppe straniere dal Congo, comprese quelle che sono venute in aiuto alla richiesta del governo congolese (Zimbabwe, Namibia ed Angola). Occorre sottolineare peraltro, che senza il sostegno, soprattutto delle truppe angolane, il governo KABILA padre non avrebbe mai retto così a lungo la guerra visto la scarsità dei mezzi militari di cui disponeva l’esercito congolese di fronte all’avanzata delle truppe ugandesi e ruandesi che potevano rifornirsi in armamenti mentre un embargo sulle armi pendeva da anni sul Congo!
 A seguito dell’Accordo di Lusaka fu stilato un piano per il ritiro ordinato delle truppe straniere. Diversi accordi bilaterali furono inoltre siglati tra il Ruanda e la RDC per il ritiro delle sue truppe da una parte e con l’Uganda per la stessa finalità d’altra parte. Tutto ciò è accaduto nel 2002. Sul piano della dimensione interna, fu organizzato un dialogo tra esponenti congolesi mettendo attorno alla stessa tavola il governo congolese, i gruppi armati, la società civile e l’opposizione non armata con l’ausilio della comunità internazionale. Il dialogo ebbe luogo in Sudafrica il cui Presidente era accreditato come mediatore. Da quel dialogo scaturì un nuovo assetto costituzionale e politico mettendo le basi di una gestione transitoria e consensuale inedita, conosciuta come un’innovazione costituzionale 1+4. Joseph KABILA conserva il suo ruolo di Presidente ma indebolito dal fatto che attorno a lui si insediano 4 vice-Presidenti provenienti uno dal campo di KABILA, due dai due maggiori movimenti armati (l’uno vicino alle posizioni del Ruanda e l’altro vicino a quelle del Ruanda) e uno dall’opposizione non armata. Il Ruanda ha giocato bene le sue carte in quanto uno dei 4 vice-presidenti era responsabile della Difesa! Qualcuno potrebbe ironizzare dicendo che il Ruanda aveva un suo rappresentante nel governo congolese! Archiviata la fase transitoria con l’elezione di Joseph KABILA, nel 2006, in qualità di Presidente sullo sfidante Jean-Pierre BEMBA al secondo turno, le relazioni tra il Ruanda e la RDC hanno attraversato un momento di riavvicinamento con la ripresa delle relazioni diplomatiche. Diversi accordi sono stati siglati, la CEPGL riattivata, gli incontri al vertice si succedevano con una scadenza più o meno regolare. I due paesi hanno addirittura firmato alla fine del 2008 un accordo che consente alle truppe ruandesi di operare assieme alle truppe congolesi per sradicare i gruppi armati individuati come fonte d’insicurezza nella regione sul territorio congolese. L’accordo fu applicato dal 2009. Qui lo stazionamento di alcuni elementi dell’esercito ruandese interviene nell’ambito dell’accordo fino a quando, dopo lo scoppio dell’insurrezione ad opera del Movimento M23, il governo congolese decide di porre fine alle operazioni congiunte. Le vicende attuali nella RDC fanno riemergere  il ruolo del Ruanda volto ad interferire negli affari interni del suo vicino dalla caduta di MOBUTU fino ai giorni nostrani.
 
La discussa figura del Presidente Joseph KABILA
Quando fu scelto come Presidente della RDC nel 2001, alla sorpresa generale, per succedere al suo padre assassinato, non era molto conosciuto; poco eloquente a differenza dei suoi predecessori e abbastanza taciturno. Quest’atteggiamento gli valse tante critiche da parte degli avversari. Aveva appena 30 anni. Di lui si conosceva poco. Aveva vissuto tanti anni in clandestinità con suo padre in Tanzania, seguendolo durante l’offensiva militare che avrebbe portato al potere suo padre nel 1997. All’attuale ministro ruandese della Difesa era stato allora affidato il compito di impartire una formazione militare al giovane Joseph KABILA prima di proseguirla in un’accademia militare in Cina. Fu richiamato in fretta quando scoppiò la guerra del 1998. Ha ricoperto il ruolo di comandante delle forze terrestri congolesi fino alla sua elezione a Presidente. Il dettaglio della formazione militare ad opera di James KABARE dimostra come il Ruanda, attraverso i suoi ufficiali presenti in RDC, ha contribuito non soltanto alla formazione militare del Presidente, ma anche alla sua protezione. Ciò spiegherebbe, ad occhi di taluni, la situazione di “succube” del Presidente congolese nei confronti del Ruanda che conosce assai i suoi limiti.
 Bisogna comunque sottolineare il lavoro intenso fatto dal giovane Presidente dal 2001. Quando fu scelto come Presidente, il Congo era diviso a metà: una parte di territorio era controllato dai vari movimenti armati e l’altra dal governo di Kinshasa. L’azione di suo padre, pur essendo stato un leader carismatico, ha contribuito all’isolamento diplomatico del Congo dal resto della comunità internazionale. La RDC non era più eleggibile ai programmi di aiuti finanziari nell’ambito della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale. L’impegno costante, fatto di concessioni, compromessi, aperture, ha consentito la riunificazione del territorio nazionale, la fine della guerra, l’inizio di un’era nuova, la tenuta delle prime elezioni democratiche in Congo (quelle del 2006) dal 1960! La sua rielezione nel dicembre 2011 è stata molto discussa, controversa per le irregolarità registrate durante lo svolgimento delle operazioni elettorali. Non intendiamo entrare nel merito della questione che appare più politica che giuridica. Come succede in tanti paesi, soprattutto africani, le elezioni sono giuste per i vincitori, ma inique per i perdenti. La Corte suprema di giustizia, in qualità di Corte costituzionale, ha proclamato Joseph KABILA come vincitore.
KAZADI MPIANA Joseph. Dottore di ricerca in diritto internazionale e dell’unione europea dell’’Università di Roma “La Sapienza”. E-mail: kazadimpiana@hotmail.com

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