Caro Saviano, sì, Napoli è bolivariana!
Con la vittoria schiacciante di de Magistris parte da Napoli un grande movimento popolare di liberazione destinato a rompere le catene del neoliberismo, come il chavismo in Venezuela
di Fabrizio Verde
Il popolo napoletano ha scelto, per i prossimi 5 anni sarà ancora Luigi de Magistris a governare la città. Una scelta nient’affatto scontata visto che il sindaco partenopeo ha vinto senza alcuna struttura partitica alle spalle, contro l’intero complesso mediatico e di potere italiano che ha cercato di boicottarlo e ostacolarlo in ogni modo. Napoli si conferma dunque la prima città ‘bolivariana’ d’Italia.
Noi il termine lo utilizziamo con accezione positiva, rimarcando le distanze da chi, vedi Roberto Saviano attraverso le colonne di ‘Repubblica’, ha accusato de Magistris di essere un sindaco ‘venezuelano’ indicando questa come una circostanza negativa.
Luigi de Magistris vince in maniera schiacciante perché così come il Comandante Hugo Chavez, si trova in sintonia con il suo popolo. Un popolo ridestatosi dopo lunghi anni di assopimento, narcotizzato dalle politiche liberiste e affariste portate avanti in città dal Partito Democratico e dai suoi predecessori che avevano condotto Napoli sull’orlo del baratro. Basti pensare alle strade invase dai rifiuti di qualche anno fa. Proprio come accaduto nel Venezuela dell’epoca precedente l’arrivo al potere di Hugo Chavez con la sua Rivoluzione Bolivariana, dove vi era una grande ricchezza appannaggio di pochi e la stragrande maggioranza del popolo languiva nella miseria.
A Napoli, così come accaduto nel Venezuela chavista, si vogliono implementare politiche volte a conferire potere reale al popolo, perché la democrazia dev’essere applicata in maniera integrale superando gli angusti limiti del liberalismo, che si ferma agli aspetti formali. Andare oltre quell’architettura istituzionale congegnata appositamente per celare dietro le tanto sbandierate libertà, un potere in realtà oligarchico, dominato da potenti lobby, imprese economiche e media, di segno fortemente classista.
Un sistema politico che è stato ben descritto dal politologo britannico Colin Crouch, che utilizza il termine postdemocrazia per descrivere quei sistemi politici – liberali – formalmente regolati da norme democratiche che vengono, però, svuotate dalla prassi politica. «Anche se le elezioni continuano a svolgersi e condizionare i governi, il dibattito elettorale è uno spettacolo saldamente controllato – scrive il politologo nel suo volume «Postdemocrazia» – condotto da gruppi rivali di professionisti esperti nelle tecniche di persuasione e si esercita su un numero ristretto di questioni selezionate da questi gruppi. La massa dei cittadini svolge un ruolo passivo, acquiescente, persino apatico, limitandosi a reagire ai segnali che riceve. A parte lo spettacolo della lotta elettorale, la politica viene decisa in privato dall’integrazione tra i governi eletti e le élite che rappresentano quasi esclusivamente interessi economici».
Napoli ha rigettato la miseria pianificata prevista dalle politiche neoliberiste, per recuperare dopo oltre 150 anni, la sua autonomia da una nazione, l’Italia, che non l’ha mai capita. E mai potrà farlo. Vinta questa sfida, Luigi de Magistris risulta essere il solo leader capace di contrastare efficacemente Matteo Renzi sul piano nazionale. L’unico esponente politico italiano portavoce di un vasto movimento contro il liberismo che in Italia al momento non ha voce e rappresentanza.
Insomma, se ne facciano una ragione i pennivendoli alla Saviano, dalla Napoli bolivariana di Luigi de Magistris parte la sfida per superare gli angusti limiti del liberalismo formale e rompere definitivamente le catene del neoliberismo.