“Cambiano i nomi dei governi ma non le politiche, significa che la democrazia non funziona". Fitoussi

“Cambiano i nomi dei governi ma non le politiche, significa che la democrazia non funziona". Fitoussi

Il commento del noto economista francese alle elezioni europee.

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di Simone Nastasi
 
Le ultime elezioni europee in alcuni Stati dell'Eurozona hanno avuto gli effetti di un vero e proprio terremoto. In Francia è stato l'attuale premier Valls, ad utilizzare la metafora per commentare l'affermazione elettorale del partito di Marine Le Pen il Front National. Un terremoto appunto. Lo stesso può dirsi in Grecia, dove il partito di Alexis Tsipras, Syriza, ha vinto ottenendo ben oltre il 26% dei consensi; così come in Inghilterra, che non adotta la moneta unica pur essendo un membro dell'Unione Europea, e dove gli euroscettici del partito Ukip sono risultati il primo partito con oltre il 31% dei consensi. In sintesi in due degli Stati più importanti dell'Unione Europea, la Francia e l'Inghilterra appunto, i partiti di governo hanno perso e male. In Italia come in Germania a vincere è stato il partito di governo, il Pd, guidato da Matteo Renzi, che ha ottenuto una percentuale di consensi come non si è mai registrata prima: circa il 41%. Neanche la Democrazia Cristiana dei tempi d'oro, nel 1979, riuscì ad ottenere un numero di voti così elevato: si fermò al 36%. 
 
In Italia dunque, le cose sembrerebbero migliorare dal punto di vista della stabilità politica. Adesso insomma, la storiella che in Italia la politica non governa perchè il consenso è troppo frammentato tra i partiti, non regge più. Eppure non mancano anche in questo caso gli scettici. Quelli che non credono all'idea che Matteo Renzi abbia gli stessi poteri di Re Mida, che trasformava in oro, tutto quello che toccava. E sopratutto non credono all'idea che questa Europa, così come è stata attualmente costruita, sia giusta e democratica. Intende proprio questo il celebre economista francese Jean Paul Fitoussi, professore sia in Francia che in Italia, quando parla a proposito delle attuali compagini che governano gli Stati membri dell'Unione Europea. Invitato ad intervenire in una trasmissione in onda su Sky, per commentare i risultati delle elezioni europee, Fitoussi a proposito della democrazia in Europa si esprime senza troppe perifrasi dicendo che “ se cambiano i nomi dei governi ma non cambiano le politiche significa che la democrazia non funziona” . Dunque il problema non sarebbe legato a chi tra gli aspiranti governatori, vince e come ma invece, ad un'architettura istituzionale che, in ambito europeo, così come è, lascerebbe troppo potere a forze che con la democrazia, hanno nulla a che vedere.

Ma chi sarebbero queste forze? L'economista francese più volte in passato ha identificato nello strapotere del mercato un nemico della democrazia. D'altronde gli ultimi eventi legati alla crisi dello spread non possono che dare manforte ad una tesi del genere: quando infatti nel 2011 i tassi di interesse dei titoli di Stato dei Paesi più deboli dell'Eurozona ( Grecia, Spagna, Portogallo e infine anche l'Italia) arrivò a toccare livelli considerati al limite della sostenibilità finanziaria, gli esecutivi eletti in maniera legittima, cioè usciti vincitori dalle elezioni politiche, si dimisero, sotto la pressione dei mercati, lasciando il posto a compagini “tecniche”, ovvero formazioni composte di gente “nominata dall'alto” che non aveva passato il vaglio delle urne. In Italia, Mario Monti venne preso e messo a governare dal Capo dello Stato, senza che si fosse mai candidato in vita sua. Quando poi una volta chiusa l'esperienza di governo, si è presentato dinanzi agli elettori, lo schiaffo ricevuto è stato talmente forte che il Professore, dopo i risultati delle urne, ha deciso di chiudere con la politica. Un esempio lampante di potere senza consenso. Di governo, appunto, senza democrazia. 

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