Gli effetti dell’incapacità gestionale dei flussi migratori? Negativi a lungo termine. Devastanti nell'immediato.

 Gli effetti dell’incapacità gestionale dei flussi migratori? Negativi a lungo termine. Devastanti nell'immediato.

Dal DACA negli Usa a Mare Nostrum: un parallelo su come si affronta la questione nelle due sponde dell'Atlantico

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!


di Chris Richmond-Nzi
 
Gli effetti dell’incapacità gestionale dei flussi migratori? Negativi a lungo termine. Devastanti nell'immediato. Vale soltanto per la Repubblica italiana? Certamente no! Vale soltanto per quello schieramento politico che attualmente “governa” il Belpaese? No, ovviamente. Perché tentare di limitare il raggio d’azione della globalizzazione quando anche l’incapacità può essere globalizzata. Avere un ministro di colore non dà ad un governo la certezza di una capacità di visione glocal e multilaterale del fenomeno migratorio. 
 
E questa certezza non vi è neppure avendo come Presidente dello Stato più influente al mondo un uomo di colore. È comprensibile che Maroni, trovatosi nei panni di un Ministro dell’interno non avesse le dovute conoscenze del fenomeno. Lo è molto meno per Kyenge, ed il motivo è più che evidente. Ed è inaccettabile oltre che inconcepibile per un Nobel per la pace come Mr. Obama. 
 
I due mandati di Obama saranno probabilmente macchiati dalle numerose scelte di politica estera e interna fuorvianti, ma soprattutto, invece di venir ricordato come il mediatore culturale naturale per eccellenza, sia per il mondo in generale che per gli Stati Uniti in particolare, verrà ricordato per la sua obiettiva incapacità gestionale dei flussi migratori attualmente in corso attraverso i confini meridionali americani. 
 
Come tutti sanno, l’attuale presidente del Consiglio italiano si ritiene un furbetto, un primo della classe. Promettendo un bonus in busta paga di €80 – sine die – vinse le ultime elezioni politiche a mani basse. Genio incompreso o semplice fortuna del principiante prestigiatore? A discrezione. Ciò che è evidente, è che anche altri stanno partecipando al concorso del “chi è il più furbetto?”. Non parliamo certamente della Kyenge che poverina, non ha nemmeno avuto il tempo di ritirare dalla copisteria i biglietti da visita targati “Ministro” che Ministro non lo era già più. E neanche di Maroni a dir la verità, che pur avendo ricoperto stabilmente quella carica, l’unica cosa che ha saputo promuovere, oltre alla secessione, è stato “brandiamo i fucili e puntiamo verso i barconi” di migranti diretti verso il Belpaese. 
 
“Sparare a vista!”. No, non di questi personaggi parliamo: parliamo invece di Barack Hussein Obama, candidato furbetto, Nobel per la pace e primo Presidente di colore degli Stati Uniti d’America. 15 giugno 2012, vigilia delle elezioni presidenziali. Obama ed il Segretario del Department of Homeland Security annunciano il “Consideration of Deferred Action for Childhood Arrival”, detto (DACA). Un maxi “condono umanitario” che dà l’opportunità ad una gamma di giovani entrati sul territorio americano clandestinamente di richiedere e ottenere per un determinato periodo (due anni, rinnovabili) il diritto di uno status (seppur ambiguo) e l’inserimento nel mercato del lavoro. 5 mesi dopo l’annuncio del CDCA, Obama viene rieletto “easly” per un secondo mandato. C’è concorrenza di spessore oltre oceano.
 
Il limite del DACA è la sua ridotta applicazione temporale. Essendo stato voluto per soli due anni, durante il prossimo mese di Novembre l’amministrazione Obama dovrà decidere se dovrà essere prorogato o se abolirlo, semplicemente. Considerando il sovraffollamento e le degradanti condizioni dei centri di accoglienza – specialmente a Nogales –, tralasciando le numerose denunce di maltrattamenti, violenze e abusi psico-fisici subiti dai reclusi, è molto probabile che l’opposizione imposterà la prossima campagna elettorale sull’inefficacia della politica migratoria promossa da Obama. In effetti, il partito Repubblicano asserisce che con il DACA gli Stati Uniti hanno subito un’invasione di minori non accompagnati senza precedenti, oltre che di famiglie di disperati in fuga dal Sud America.

E questo è lo stesso refrein che riecheggia dai banchi dell’opposizione in Italia. Destre ed estreme destre borbottano di “invasione africana”: “eravamo in centounomila in P.zza Duomo – dicono gli organizzatori – tutti uniti in un coro univoco: stop all’invasione”. Con questo slogan i partecipanti intendevano promuovere il pensionamento di un’operazione (Mare Nostrum) che – a loro dire – è un favoreggiamento all’immigrazione clandestina tout court. Chiedono l’abolizione della Convenzione di Schengen ed un ritorno al controllo delle persone alle dogane, dimenticando che Schengen è considerato il maggior successo dell’Unione europea nel suo insieme. Ma loro non puntano a restare insieme, ovviamente. Vogliono la secessione, da tutti e da tutto. “Questa è la piazza della gente per bene” urlavano gli agitatori dal palco. Centounomila persone per bene. E gli altri 65 milioni meno quei centounomila “per bene” cosa sono, tutti delinquenti? 
 
Secondo uno degli oratori di spicco della giornata (ex Ministro dell’interno e attuale governatore della Lombardia) “bisognerebbe respingere gli immigrati. Non è reato”. L’oratore ha però dimenticato che la tanto desiderata secessione e annessione alla Crimea di Putin non è ancora stata attuata e pertanto, vige ancora il “divieto di non refoulement” enunciato dai trattati comunitari. È da tale divieto che proviene l’obbligo di “offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un paese terzo che necessita di protezione internazionale”. Ed è su questo principio che la tanto criticata operazione Mare Nostrum è stata strutturata. 
 
Ma anche Mare Nostrum, come il DACA, oltre all’insufficiente visione glocal del fenomeno, ha una scadenza già annunciata, difficilmente verrà prorogata. E a questo proposito, il dibattito in Europa è piuttosto acceso. Tutti riconoscono lo sforzo della Marina Militare italiana nella “ricerca e salvataggio” di vite umane nel Mar Mediterraneo e tutti sono consapevoli della necessità di far proseguire l’operazione Mare Nostrum. Anche perché – come più volte ribadito – l’imminente operazione congiunta Triton non potrà rimpiazzare l’intera gamma del mandato attualmente in seno a Mare Nostrum. Ma anche questa volta, la partita si gioca sui “numeri”.
 
Erano davvero centounomila i “per bene” ammassati in P.zza Duomo? Chi lo sa. Forse si, forse no. Sicuramente, in 10 mesi Obama ha dovuto affrontare un flusso di quasi centomila bambini non accompagnati. Bambini. Non accompagnati. Sicuramente, Mare Nostrum ha eroso le casse italiane: 9,7 milioni di € al mese e, sicuramente, Triton costerà meno di un terzo di Mare Nostrum. Sicuramente, Alfano cerca di convincere sé stesso – prima ancora di convincere il suo popolo – che gli Stati intenzionati a contribuire all’operazione Triton sono 19, pur sapendo che sono meno della met. Sicuramente, i 3,7 miliardi di $ richiesti da Obama al Congresso americano potrebbero ridurre le gravose e inumane condizioni dei centomila bambini non accompagnati dislocati e rinchiusi nei centri di accoglienza. Questione di “numeri”. 
 
Numeri, come il mezzo miliardo che l’Italia ha ricevuto dalla scorsa programmazione pluriennale come fondi destinati all’immigrazione e all’asilo, senza contare quelli straordinari aggiuntivi. Il Belpaese è stato il secondo in questa graduatoria. È stato, perché sicuramente, con la nuova programmazione diventerà il primo beneficiario dei fondi destinati all’immigrazione: ben oltre il mezzo miliardo. Sicuramente, l’incapacità gestionale dei fondi strutturali (e non solo) da parte del governo italiano ha di fatto limitato l’effettivo uso dei fondi stessi: poco più del 40% del totale erogabile. Sicuramente, per far proseguire Mare Nostrum ed evitare che tutti i costi operativi siano a carico del Belpaese, è necessaria un’urgente riforma del meccanismo di ripartizione comunitario delle spese militari (Athena). Militari, perché Mare Nostrum è di fatto un’operazione.
 
Ma i numeri annoiano le platee. Meglio non riferire. Come annoia l’attuale diaspora sul numero effettivo che componeva “la piazza della gente per bene”: centomila, forse uno più, forse uno meno. C’è però un numero in merito all’immigrazione che dovrebbe far riflettere e preoccupare tutti, ma che non viene riferito. Secondo il “IX Rapporto Italiani nel Mondo 2014”, nel 2013, gli italiani che hanno abbandonato il Belpaese per rifugiarsi in uno Stato meno-bello sono stati poco meno di “centomila”, appunto. E le previsioni dicono che sicuramente, nel 2014 saranno più di centomila-e-uno. Sicuramente. Gli effetti dell’incapacità di fare i calcoli? Sono come gli effetti dell’incapacità gestionale dei flussi migratori. Negativi a lungo termine. Devastanti nell’immediato.

Potrebbe anche interessarti

Strage di Suviana e la logica del capitalismo di Paolo Desogus Strage di Suviana e la logica del capitalismo

Strage di Suviana e la logica del capitalismo

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA" LAD EDIZIONI 3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

Trent’anni fa, il genocidio in Ruanda di Geraldina Colotti Trent’anni fa, il genocidio in Ruanda

Trent’anni fa, il genocidio in Ruanda

La tigre di carta è nuda di Clara Statello La tigre di carta è nuda

La tigre di carta è nuda

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

Lenin, un patriota russo di Leonardo Sinigaglia Lenin, un patriota russo

Lenin, un patriota russo

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso di Giorgio Cremaschi Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte di Francesco Santoianni Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni) di Giuseppe Giannini Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Autonomia differenziata e falsa sinistra di Antonio Di Siena Autonomia differenziata e falsa sinistra

Autonomia differenziata e falsa sinistra

L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E L'INTERESSE NAZIONALE di Gilberto Trombetta L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E L'INTERESSE NAZIONALE

L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E L'INTERESSE NAZIONALE

Libia. 10 anni senza elezioni di Michelangelo Severgnini Libia. 10 anni senza elezioni

Libia. 10 anni senza elezioni

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar di Paolo Arigotti Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar

Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar

DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS di Michele Blanco DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS

DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti