La risposta della Russia alla guerra del petrolio saudita

La risposta della Russia alla guerra del petrolio saudita

L'Arabia Saudita è la vera causa di ogni male russo degli ultimi 6 mesi

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La scorsa settimana, grazie ad un articolo del New York Times, un'altra teoria del complotto, una che coinvolge praticamente ogni zona calda geopolitica, dall'Arabia Saudita, alla Russia, agli Stati Uniti, al Qatar, alla Siria, allo Stato Islamico all'Ucraina, è diventata realtà quando il quotidiano ha riportato che "l'Arabia Saudita sta cercando di fare pressione sul presidente Vladimir Putin affinchè smetta di sostenere il presidente siriano Bashar al-Assad, utilizzando il suo predominio dei mercati petroliferi globali in un momento in cui il governo russo sta riprendendo dagli effetti del crollo dei prezzi del petrolio".

In soldoni, il crollo del prezzo del petrolio era una mossa concordata tra gli Stati Uniti e i sauditi (anche se questo ha significato anche una recessione per gli stati produttori di energia degli Stati Uniti e un crollo dell' industria statunitense più vitale degli ultimi dieci anni: quella dello shale) per rimuovere il sostegno russo al governo siriano e facilitare il passaggio di un oleodotto del Qatar in territorio siriano.
 

La contropartita: "Qualsiasi indebolimento del sostegno russo per Assad potrebbe essere uno dei primi segni che il recente tumulto nel mercato del petrolio sta avendo un impatto sull' arte di governo globale. I funzionari sauditi hanno detto pubblicamente che il prezzo del petrolio riflette domanda e offerta globali, e hanno insistito sul fatto che l'Arabia Saudita non permetterà alla geopolitica di guidare la sua agenda economica. Ma ci potrebbero essere benefici diplomatici accessori all' attuale strategia del paese di tenere bassi i prezzi del petrolio - tra cui la possibilità di negoziare un' uscita per Assad". 
 
A dire il vero, il presidente Comitato internazionale della Duma Alexei Pushkov ha prontamente respinto tutte le accuse NYT , scrivendo sul suo account Twitter: "Non ci sono stati negoziati con i sauditi per ridurre la produzione di petrolio  in cambio del rifiuto di Mosca di sostenere Assad". Ma c'era da aspettarselo. Quel che è certo è che Putin è più interessato a Gazprom che ad Assad, e a conservare il suo dominio monopolistico di fornitore di energia all'Europa, che dà al presidente russo un potere sconfinato sulla maggior parte degli Stati  europei, quasi come la stampa della moneta da parte della BCE, se non di più: i soldi di Draghi raggiungono solo circa l'1% della popolazione; Il calore di Gazprom raggiunge tutti.
 

Tuttavia, ciò che è fondamentale nella catena di cui sopra è che, mentre i sauditi (e il Qatar) hanno orchestrato gli eventi in Medio Oriente, con gli Stati Uniti come capro espiatorio diplomatico, gli Stati Uniti hanno gestito con attenzione il secondo fronte nella guerra per il predominio energetico europeo, che coinvolge l'Ucraina.

Non è un segreto che la catena di eventi che ha portato al colpo di stato contro il presidente Yanukovich sia stata in gran parte orchestrata dagli Stati Uniti, con la famosa registrazione di Victoria Nuland del "che si fotta l'Europa". E anche che a pagarne il prezzo maggiore sarebbe stata l'Europa non era un segreto, con le sanzioni economiche e le pressioni diplomatiche che hanno determinato un crollo nel commercio europeo con la Russia e hanno direttamente determinato una tripla recessione in Europa nel 2014.


Mentre la mossa ucraina ha sostanzialmente fallito nel suo scopo, anche se è vero  che uno o più acquirenti occidentali sono riusciti a "acquisire" tutte le decine di tonnellate di oro ucraino, l'escalation saudita, che sta per affossare l'industria petrolifera statunitense e produrre un importante peggioramento economico a livello nazionale, è riuscita a colpire Putin molto più di tutti gli sviluppi banali che coinvolgono l'Ucraina.
 

Mentre Putin può ridere dell'impotenza di Obama ad aver un impatto sulla scena internazionale, lo stesso non si può dire dell'Arabia Saudita, che è molto chiaramente coinvolta nella guerra per procura globale che ora si estende a diversi continenti e in molti paesi, e il cui obiettivo finale è l'energia. 
 

E poiché si tratta di una guerra per procura, come gli Stati Uniti hanno dimostrato quando hanno coinvolto l'Ucraina in quella che è in realtà una lotta per il futuro della dipendenza energetica europea (Russia o Qatar), la Russia ha tutto il diritto di riflettere su come reagire a qualsiasi ulteriore escalation degli Stati Uniti in Ucraina. Per procura, ovviamente.
 
Il Moscow Times ci viene in aiuto: in un articolo si legge che "la fornitura di aiuti militari all'Ucraina da parte statunitense sarebbe vista da Mosca come una dichiarazione di guerra e innescherebbe una escalation globale nel conflitto separatista ucraino. La Russia avrebbe ragionevolmente motivo di ritenere gli Stati Uniti parti attiva del conflitto e quindi legittimata a rispondere".

Dove? 
 
"Il contrattacco russo potrebbe portare il conflitto ben oltre l'Ucraina. Indicando una possibile via di ritorsione asimmetrica, la fonte ha detto che Mosca potrebbe cedere alle richieste cinesi di lunga data di tecnologie di difesa sensibili che potrebbero aiutarla nel suo sviluppo di armi ad alta tecnologia in grado di fare gravi danni alle Forze navali nel Pacifico".
 
Ma la battuta finale:
 
"Questo è solo un esempio. Possiamo anche incoraggiare l'Iran, o addirittura sostenere l'Iran in uno scontro - un'operazione militare - con l'Arabia Saudita, così poi i prezzi del petrolio schizzerebbero alle stelle", ha detto la fonte, spiegando che queste erano solo due possibili risposte".

Semplice ed elegante: se gli Stati Uniti stanno facenfo tutto quanto è in loro potere per distogliere l'attenzione dal conflitto in corso per il controllo della Siria e sostenere una guerra civile per procura in Ucraina che l'Ucraina e l'Occidente sono vicini a perdere, la Russia reagirà, ma non a Kiev - che è irrilevante. Lo farà dove il dolore inflitto all'occidente potrebbe essere più grande: in Arabia Saudita, il luogo che è il vero punto zero di ogni male russo negli ultimi 6 mesi, da quando il prezzo del petrolio ha iniziato a crollare e l'Arabia Saudita ha deciso unilateralmente di tenere basso il prezzo del petrolio a tempo indeterminato nella speranza che Putin arrivi a supplicare un taglio della produzione di petrolio in cambio della testa diAssad su un piatto d'argento.
 
Beh, questo può accadere ... o se gli Stati Uniti armeranno l'Ucraina, la Russia farà tutto quanto in suo potere per portare la guerra per procura lontano dall' Ucraina, e proprio nel cuore della Casa dei Saud.  




Nel frattempo il presidente Putin è stato in visita in Egitto per inaugurare una nuova fase delle relazioni tra Il Cairo e Mosca: con al-Sisi i russi hanno firmato accordi per una centrale nucleare, per diversi progetti commerciali che potrebbero portare l’Egitto nell’orbita economica dell’Unione euroasiatica e hanno annunciato l'intenzione di regolare gli scambi diretti nelle rispettive valure nazionali, senza la mediazione del dollaro. 


Dalla traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora 

"La visita si svolge in un momento in cui i Paesi si trovano ad affrontare un numero sempre maggiore di sfide: la Russia cerca di superare gli effetti delle sanzioni economiche illegali imposte dall’occidente per la situazione in Ucraina, mentre l’Egitto si sforza di combattere in una situazione politica sempre più aggravata. Così l’esito dei negoziati avrà un effetto di vasta portata per i due Paesi, sia politico che economico. E’ degno di nota che Stati Uniti ed Arabia Saudita abbiano voluto impedire il rafforzamento del partenariato russo-egiziano, dato il ruolo cruciale che l’Egitto svolge in Medio Oriente, anche nonostante il notevole indebolimento delle sue posizioni dopo la rivoluzione “colorata” del gennaio 2011".    

 
 

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