Tutti i punti dell’accordo di Minsk sulla crisi ucraina

Tutti i punti dell’accordo di Minsk sulla crisi ucraina

Verrà creata una zona cuscinetto di almeno 50 chilometri per l’artiglieria con un calibro di 100 millimetri o oltre

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su segnalazione di Eugenio Cipolla (guerrainucraina.wordpress.com)

Ecco i punti dell’accordo di Minsk sulla crisi ucraina:

1. Cessate il fuoco immediato e totale nelle regioni di Donetsk e Luhansk dal 15 febbraio.
 
2. Ritiro di tutte le armi pesanti in modo da creare una zona cuscinetto di almeno 50 chilometri per l’artiglieria con un calibro di 100 millimetri o oltre, 70 chilometri per i lanciarazzi multipli, 140 chilometri per sistemi di lancio multipli Tornado e altri. Per le truppe ucraine la zona comincia dalla linea del fronte, mentre secondo i ribelli inizia dalla linea del fronte al 19 settembre scorso, data dell’ultima intesa a Minsk. Tuttavia i separatisti si sono spinti in territorio governativo nel frattempo. Il ritiro delle armi pesanti deve cominciare entro 48 oltre dall’avvio della tregua, perciò entro il 17 febbraio, e non durare più di 14 giorni.
 
3. L’Osce verificherà la tregua e il ritiro delle armi pesanti dal primo giorno e potrà usare droni e satelliti.
 
4. Il primo giorno dopo il ritiro delle armi pesanti, dovrà iniziare un dialogo sull’organizzazione di elezioni locali a Luhansk e Donetsk oltre che sul futuro “regime” nelle aree separatiste, sulla base della legge Ucraina che concede loro temporanea autonomia. Entro 30 giorni il Parlamento ucraino dovrà varare un decreto che definisca i confini geografici della zona autonoma, sula base dell’intesa di settembre. Le regioni separatiste hanno il diritto di decidere il linguaggio da usare.
 
5. Dovrà essere adottata una legge che garantisca l’amnistia per coloro che hanno partecipato al conflitto a Donetsk a Luhansk, che avranno garantità l’immunità penale.
 
6. Rilascio e scambio di tutti gli ostaggi e i prigionieri detenuti illecitamente, sulla base “tutti in cambio di tutti”, a partire da cinque giorni dopo il ritiro delle armi pesanti.
 
7. Garanzia di accesso e distribuzione degli aiuti umanitari.
 
8. Le parti dovranno lavorare per restaurare i legami sociali ed economici, compresi il pagamento di pensioni e tasse. L’Ucraina ristabilirà un sistema bancario nelle aree del conflitto, con la possibilità di un meccanismo internazionale per facilitare i trasferimenti di denaro.
 
9. L’Ucraina avrà pieno controllo dei suoi confini territoriali in tuta l’area del conflitto. Il processo dovrebbe iniziare il giorno dopo le elezioni locali e va completato entro fine 2015, a condizione che siano state attuate le riforme costituzionali al punto 11.
 
10. Ritiro di tutti i gruppi armati stranieri, equipaggiamenti militari e mercenari dall’Ucraina, sotto la vigilanza dell’Osce. I gruppi illegali andranno disarmati.
 
11. Una nuova Costituzione Ucraina, concordata con i rappresentanti di Donetsk e Luhansk, dovrà entrare in vigore entro fine 2015 con una previsione di decentramento. Legislazione sulla status speciale delle regioni ribelli entro fine 2015.
 
12. Elezioni locali nelle regioni separatiste, monitorate dall’Osce, ma non c’è data fissata.
 
13. Intensificazione dell’attività del gruppo di contatto trilaterale con la creazione di gruppi di lavoro per attuare il piano di pace.
 
L’accordo è stato firmato dal cosiddetto gruppo di contato sull’Ucraina: i leader separatisti di Donetsk e Luhansk, l’ex presidente ucraino Leonid Kuchma, l’ambasciatore russo a Kiev Mikhail Zurabov e l’inviato dell’Osce Heidi Tagliavini.

 

L’intervento franco-tedesco in Ucraina (Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora)
 
Quando i ministri degli Esteri di Germania e Francia sono intervenuti nel disperato tentativo di mediare un compromesso a Kiev, il 21 febbraio 2014, per evitare la guerra civile, esclusero esplicitamente dai colloqui una parte interessata, il governo degli Stati Uniti. Hanno, ottenendo un compromesso durato meno di 48 ore, prima che i cecchini appoggiati dalla CIA a Kiev istigassero tumulti e panico spingendo alla fuga (punto dimenticato pedissequamente nella versione mediatica tedesca degli eventi) il presidente democraticamente eletto Viktor Janukovich, per salvarsi la vita. Il giorno successivo, l’amministrazione Obama, guidata dal falco Victoria “Si fotta l’UE” Nuland del dipartimento di Stato, dall’ambasciatore statunitense Geoffrey Pyatt e dalle legioni di agenti della CIA di Majdan piazzò apertamente i suoi burattini prescelti, utilizzando i neo-nazisti dichiarati di Pravij Sektor e Svoboda. George Friedman, capo di Stratfor, società di consulenza strategica degli Stati Uniti i cui clienti sono Pentagono, CIA ed agenzie israeliane, ha detto al giornale russo Kommersant, in un’intervista a dicembre, che gli Stati Uniti organizzarono il colpo di Stato in Ucraina, “il golpe più eclatante nella storia”. Quando Washington sputò in faccia non solo a Germania, Francia e Unione europea, ma anche a Russia e Ucraina, imponendo il nuovo regime golpista di Kiev, guidato da loro primo ministro, noto scientologo Arsenij Jatsenjuk, Germania e Francia ingoiarono seguendo i falchi di Washington dell’amministrazione Obama. L’UE votava più volte all’unanimità le sanzioni dettate dagli USA contro la Russia, dopo il referendum della Crimea di marzo 2014. L’industria tedesca protestò apertamente ma il governo Merkel s’inchinò a NATO e Washington, e l’economia tedesca entrava in recessione con il resto dell’UE. Ora qualcosa di molto insolito è in corso. Francia e Germania ancora sfidano apertamente la Washington di Obama. La notte del 4 febbraio, Merkel e il presidente francese Hollande decisero di volare subito a Mosca per incontrare Putin. Lo scopo, come il portavoce di Putin ha dichiarato, era che i “leader dei tre Paesi discutano quali Paesi in particolare possono contribuire alla fine rapida della guerra civile nel sud-est dell’Ucraina, intensificatasi negli ultimi giorni e causando molte vittime“. La parte più interessante è che tali capi “vassalli”, Angela Merkel e Francois Hollande, non chiesero il permesso a Washington, secondo una fonte del governo francese. Annunciando il viaggio spontaneo a Mosca, Hollande dichiarava, “Insieme ad Angela Merkel abbiamo deciso una nuova iniziativa”. Più interessante, la loro “nuova iniziativa” fu presentata mentre il segretario di Stato John Kerry era in riunione a Kiev con il presidente Poroshenko, per discutere delle possibili forniture di armi statunitensi a Kiev, la “diplomazia” preferita di Washington al momento. I colloqui di Mosca tra Putin, Merkel e Hollande avrebbero seguito i colloqui “segreti” tra Parigi, Berlino e Mosca.

Ai primi di dicembre, Hollande fece una visita a sorpresa a Mosca incontrando Putin sull’Ucraina. Al momento il presidente francese dichiarò, “Credo che dobbiamo evitare altri “muri” che ci separino. Oggi dobbiamo superare gli ostacoli e trovare soluzioni”. Washington non era affatto contenta. C’è il forte sospetto, in certi ambienti, che l’attentato sotto falsa bandiera del 7 gennaio alla rivista satirica di Parigi Charlie Hebdo fosse la risposta della fazione guerrafondaia di Washington-Tel Aviv alla diplomazia di Hollande. Le ultime mosse diplomatiche tedesco-francesi avvennero mentre John Kerry era a Kiev per discutere delle armi USA da consegnare all’Ucraina. Il giornalista di Le Nouvel Observateur Vincent Jauvert dice che Hollande e Merkel decisero di parlare all’improvviso con Putin, a Mosca, per tentare “di anticipare gli statunitensi che cercavano d’imporre la loro soluzione al problema: l’invio di armi all’Ucraina“. Ha detto che i due capi andarono a Kiev subito dopo Kerry, “diffidando dell’amministrazione statunitense” e “presentando la loro soluzione diplomatica poco prima che il vicepresidente degli USA Joe Biden presentasse il piano degli Stati Uniti per inviare armi a Kiev alla conferenza per la sicurezza di Monaco di Baviera“.  

 

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