La corruzione della scienza: la ricerca sulla sanità pubblica è dominata dagli interessi delle grandi industrie

La corruzione della scienza: la ricerca sulla sanità pubblica è dominata dagli interessi delle grandi industrie

Rischi tossici: come i tumori dei lavoratori sono occultati dagli industriali

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Spesso chiamata a stabilire verità indiscutibili, la scienza non è neutrale. Da 50 anni partecipa attivamente allo sviluppo incontrollato dei rischi industriali: amianto, nucleare, pesticidi e perturbatori endocrini. Questo è quello che rivela il libro "La science asservie. Santé publique: les collusions mortifères entre industriels et chercheurs", scritto da Annie Thébaud-Mony, direttore di ricerca presso l'Inserm e specialista in problemi di salute sul lavoro.  L'esperta difende anche un'altra concezione del lavoro scientifico, radicata nella realtà dei lavoratori, prime vittime dei rischi industriali. "Nel 1984, un lavoratore aveva quattro volte più probabilità di morire di cancro di un senior manager. Nel 2008, questo rischio è dieci volte superiore " , spiega in un'intervista alla rivista francese Basta!, consapevole oggi del fatto che anche la ricerca sulla sanità pubblica è dominata dagli interessi delle grandi industrie.

Dopo la seconda guerra mondiale, e in particolare dal 1970, i produttori degli Stati Uniti devono affrontare pubblicazioni dei ricercatori che sono molto chiare e molto documentate sulla tossicità di sostanze come l'amianto, il piombo, o la radioattività. Sono costretti a riconoscere che vi è un rischio. Il male minore è allora, secondo loro, quello di definire una soglia al di sotto della quale non vi è alcun rischio. Eppure, a partire dai primi anni '60, le conoscenze acquisite nel campo della biologia, della biochimica e anche della fisica hanno aperto alla conoscenza e alla comprensione dei meccanismi di carcinogenesi, mettendo in discussione il riferimento ad una soglia di pericolo. Rachel Carson, biologo americano, che ha guidato per 10 anni una rigorosa osservazione di ciò che avviene in natura a causa dell'uso massiccio di insetticidi ed erbicidi, giunge alla conclusione che l'unica dose sicura è la dose 0.
 
Lo stesso vale per l'amianto. Il lavoro scientifico ha stabilito che le dosi molto basse possono essere più gravi in ​​termini di cancro. L'avvelenamento da basse dosi danneggia le cellule che possono diventare cancerose. Tutto questo contrasta con l'idea di valori minimi che proteggono. Eppure è su questa base di "valore limite" che operano tutti i regolamenti. 

Stesso discorso per la radioattività, dove, sostiene l'autrice, è sorprendente che i produttori siao riusciti a imporre questa ipotesi. I pericoli delle basse dosi sono infatti ben documentati. 

Nonostante la tossicologia dimostri che non vi è alcun dubbio circa la cancerogenicità di alcune molecole, alcuni scienziati, che fanno gli interessi degli industriali, sollevano dei dubbi, denuncia l'esperta. E questo perchè, invece di basarsi sulla tossicità intrinseca di fibre, molecole o radiazioni, assistiamo alla strumentalizzazione dell'epidemiologia. Questa disciplina, basata su un approccio statistico di fenomeni di morbilità e mortalità ha acquisito una posizione dominante nel settore della sanità pubblica.  
 
Molti studi epidemiologici sono fatti fuori dal contesto, i ricercatori non hanno legami con la realtà sul terreno. Non vi è alcun contatto con i pazienti durante la loro vita, e tanto meno con le famiglie dei defunti o con i medici locali.

L'epidemiologia non permette di rendere conto di ciò che accade con l'esposizione alle piccole dosi, prosegue l'esperta. Questa mancanza di conferma del legame tra l'esposizione ad agenti cancerogeni, a basse dosi, e la comparsa di casi di cancro non significa che non vi è alcun collegamento, ma che il metodo è inadeguato per dimostrarlo. Soprattutto quando si tratta di un agente cancerogeno provato...

Nel 2005, due importanti riviste di salute pubblica statunitensi hanno pubblicato i risultati sulla corruzione della scienza da parte delle multinazionali, con la messa in dubbio, fino alla negazione, dei rischi industriali.  Ricercatori rigorosi, che hanno messo in evidenza la tossicità di una sostanza devono poi vedersela con gli industriali, e i loro esperti, che tentano di ridurre il livello del loro lavoro al rango di parere, screditandoli personalmente. Non siamo in presenza di opinioni. Siamo di fronte a un problema, Non si può discutere con persone disoneste. E le autorità pubbliche non hanno fretta di sostenere i ricercatori indipendenti del settore ... Le autorità pubbliche stanno combattendo contro la visibilità dei responsabili dei tumori. I ricercatori che si collocano contro i poteri forti non sono mai ascoltati, sono addirittura stigmatizzati. Alcuni vedono il proprio lavoro confiscato o distrutto. Quando i residenti locali, lavoratori, ricercatori indipendenti puntano il dito, a volte ricevono minacce.  
 
Sul sito dell'Istituto del Cancro, non ci sono dati sul cancro ambientale o occupazionale. Nella sua relazione annuale di attività, l'istituto parla solo di tabacco, alcol e comportamenti individuali. Le pubblicazioni scientifiche sull'esposizione professionale scarseggiano, così come coloro che sono interessati alle esposizioni cumulative, mentre sono la causa di un numero enorme di tumori. Il lavoro non è preso sul serio come causa di cancro. Il rapporto dell'Accademie della Scienza e della Medicina del 2007 si basa sull'assenza di dati per sostenere che il lavoro gioca un ruolo molto limitato nell'insorgenza del cancro.  

Nel 1984, un lavoratore aveva quattro volte più probabilità di morire di cancro di un senior manager. Nel 2008, questo rischio era dieci volte superiore. Nel campo dei danni alla salute connessi a rischi industriali, la salute dei lavoratori è la sentinella della sanità pubblica.  

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