“L’informazione” occidentale: BBC intervista Yanukovich ma taglia le parti scomode
Nella terra dove tutti si riempiono la bocca di libertà di stampa accade sempre più spesso che l’informazione si tramuti in propaganda
di Eugenio Cipolla
Che l’informazione russa sia controllata dal governo, non è un mistero. E, infatti, nessuno si aspetta di aver a che fare con un sistema giornalistico imparziale, così come questo non pretende di apparire tale. Diverso, però, è il discorso che riguarda i media occidentali. Nella terra dove tutti si riempiono la bocca di libertà di stampa ed equidistanza tra racconto e sentimento comune, accade sempre più spesso che l’informazione si tramuti in propaganda.
L’ultimo caso è di ieri sera e riguarda la BBC. L’emittente britannica ha portato a casa un “colpaccio”, ossia la prima intervista concessa da Viktor Yanukovich, l’ex presidente ucraino tirato giù dalla rivolta di Maidan, a un organo di informazione occidentale. Il predecessore di Poroshenko ha parlato a tutto campo, cercando di difendersi dall’ingente mole di accuse che gli sono piombate addosso nell’ultimo anno e mezzo. «Su Maidan – ha detto Yanukovich – non nego le mie responsabilità, ma non ho dato alcun ordine, non rientrava nei miei poteri. Ero contrario a qualsiasi ricordo alla forza, ero contro il bagno di sangue. Tuttavia i membri delle forze di sicurezza hanno assolto ai loro doveri nel rispetto delle leggi esistenti. Avevano il diritto di far uso delle armi».
A Maidan morirono oltre cento persone e il 23 febbraio 2014 Viktor Yanukovich fu costretto a fuggire in Russia, con l’aiuto del governo di Mosca, per sottrarsi all’arresto. «Il fatto che Vladimir Putin prese quella decisione – ha osservato – era un suo diritto e un suo affare. Ovviamente gli sono grato per aver dato l’ordine e avermi aiutato ad uscire, salvando la mia vita». L’ex capo di Stato ucraino ha poi puntato il dito contro i suoi oppositori, accusandoli di aver ordito «un golpe, coinvolgendo le forze armate dell’estrema destra. E’ stato pericoloso, perché questi non si sarebbe fermati a Maidan, sarebbe andati oltre. E lo hanno fatto, hanno spaccato il paese. Hanno trascinato tutto il mondo in questo conflitto».
Nell’intervista Yanukovich ha anche negato ogni accusa di appropriazione indebita, nonché quella di aver nascosto denaro su conti esteri, crimini per i quali la procura generale ha istruito un procedimento. «La corruzione c’era, nessuno lo nega. Ma è trascorso un anno e mezzo e chi è al potere ha tutti i mezzi ha avuto a disposizione per provare le mie colpe. Fateci vedere dove sono i conti di Yanukovich. Non esistono, non sono mai esistiti».
All’apparenza è l’ordinaria intervista di un uomo che, nonostante i suoi torti e le grave colpe, prova a difendersi, ma che BBC, quando Yanukovich inizia a parlare di Crimea, ha distorto, fornendo due versioni completamente differenti, una per il sito in versione inglese, l’altra per il sito in versione russa. In quest’ultima, l’ex presidente ucraino, parlando della Crimea, dice:«Il 90% del popolo della Crimea ha votato per la secessione dall’Ucraina. Io penso che non sia una cosa buona. Ma questa è una conseguenza di ciò che è successo a Maidan. Il movimento nazionalista radicale ha spaventato gli abitanti della penisola, da sempre filorussi».
Nella versione in inglese, invece, le parole di Yanukovich sono state abilmente tagliate e cucite per fargli dire esattamente l’opposto. «Ciò che è avvenuto in Crimea è molto negativo. E oggi, dobbiamo trovare una soluzione per uscire da questa situazione. Ora c'è la guerra. Parlano di riprendersi la Crimea. Ma come? Con la guerra? Abbiamo bisogno di un'altra guerra?». Nessun riferimento ad alcuna conseguenza, nessun riferimento al nazionalismo ucraino, percepito da molti russi e filorussi come un pericolo per la propria incolumità. Non proprio un esempio di buon giornalismo.
Nella versione in inglese, invece, le parole di Yanukovich sono state abilmente tagliate e cucite per fargli dire esattamente l’opposto. «Ciò che è avvenuto in Crimea è molto negativo. E oggi, dobbiamo trovare una soluzione per uscire da questa situazione. Ora c'è la guerra. Parlano di riprendersi la Crimea. Ma come? Con la guerra? Abbiamo bisogno di un'altra guerra?». Nessun riferimento ad alcuna conseguenza, nessun riferimento al nazionalismo ucraino, percepito da molti russi e filorussi come un pericolo per la propria incolumità. Non proprio un esempio di buon giornalismo.