La Turchia, sponsor del terrorismo internazionale, ormai entrata in campo in soccorso dei fascisti ucraini
Luis Carapinha su “Avante!” (qui la Traduzione di
Marx21.it) scrive come la cooperazione militare sorta tra Turchia e Ucraina dopo l'incontro ad Ankara tra Poroshenko e Erdogan è tale che
“Ankara appoggerà Kiev a restaurare la sua giurisdizione sulla Crimea (!)” […] e
“l'Ucraina ha proposto la partecipazione del capitale turco al programma di privatizzazioni su larga scala annunciato per il 2016”, magari con quei sei miliardi di euro con cui l'Unione Europea ha definitivamente venduto la sua anima al diavolo. Diversi accordi politici, economici e militari sono stati firmati tra Ankara e Kiev, incluso un prestito turco di 50 milioni di dollari. Forse nell'accordo anche operazioni militari congiunte turco-ucraine sul Mar Nero, per fomentare la minoranza tartara in Crimea.
Prosegue Luis Carapinha: “Gli sviluppi sul fronte militare negli ultimi mesi hanno messo in rilievo l'appoggio della Turchia all'ISIS (di nuovo evidenziando che il terrorismo islamico è essenzialmente una creatura dell'imperialismo). Ma Erdogan non desiste dalla sua crociata reazionaria neo-ottomana, nelle sue molteplici componenti (dalla asfissia antidemocratica, all'intervento in Siria e ai sinistri accordi con l'UE sui rifugiati). Anche la alleanza tra Ankara e Kiev è espressione del tempo tumultuoso dell'approfondimento della crisi generale del capitalismo”.
Sottolinea in modo molto interessante
Barbara Ciolli su Lettera 23 che
“le mappe sulla distribuzione in Siria dei gruppi ribelli e dell’Isis, che spesso finiscono sui media occidentali associate ai dati di organizzazioni d’opposizione come l’Osservatorio umano per i diritti umani o la Syrian Human Rights Committee (entrambe basate a Londra), ricalcano quelle della piattaforma LiveuaMap” - un team di sviluppatori di software che dal 2014 ha deciso di mettersi al servizio delle «rivoluzioni» - , “domiciliata a Kiev, in Ucraina”. Non è un dettaglio da poco”. No non è affatto un dettaglio da poco perché “primavere arabe” pilotate e Maidan hanno, dall'inizio, seguito lo stesso copione.
L'autostrada jihadista di Ankara verso la Siria, è nota anche al mainstream oggi, anche se non ha fermato il regime dell'UE dallo stanziare altri tre miliardi di euro per uno dei principali sponsor del terrorismo internazionale. Quello che è meno noto è che alcuni pentiti dell'Isis hanno confessato “di essere passati da “scali amici”: nell'ordine, prima Kiev e poi Istanbul”, prosegue Ciolli.
Insomma, si consolida dunque l'asse del male Kiev-Ankara, con la Turchia ormai entrata in campo in soccorso dei fascisti ucraini, rischiando di aumentare le tensioni dell'Europa con la Russia in un teatro vitale per il futuro delle relazioni pacifiche nel continente.