Con Kiev che preferisce gli Usa, l'Europa prova a comprare l'Ucraina (con i soldi anche nostri)

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di Eugenio Cipolla

 
Forse la svolta post-Maidan gli ucraini se la immaginavano diversamente. Le belle parole dell’occidente, gli incoraggiamenti dei capi di Stato occidentali e le porte “aperte” dell’Europa avevano fatto ben sperare per un futuro migliore, meno grigio, meno sovietico. A quasi due anni di distanza di quell’entusiasmo è rimasto davvero poco nell’ex repubblica sovietica. La disillusione ha preso il sopravvento, lasciando il posto a ricordi ormai sfocati e privi di prospettiva. Non è un caso se il sondaggio diffuso ieri dal programma “Eko Ukraini”, su News One abbia mostrato come gli ucraini hanno accolto con freddezza la notizia di una possibile imminente introduzione di un regime senza visti con l’Unione Europa.
 
Secondo i risultati della rilevazioni, infatti, il 64% degli ucraini ha dichiarato di non provare «alcuna emozione» riguardo a questa notizia e crede che non porterà alcun cambiamento nella propria vita, mentre solo il 36% ha assicurato in tal modo verrà stimolato «l’ottimismo per il rapido avvicinamento del futuro europeo». Sondaggio che, unito alle parole del nuovo vice ministro degli Esteri, Olena Zerkal, sulla posizione dell’Ucraina rispetto all’Europa ha allarmato i vertici europei, che ora temono di perdono un paese satellite a vantaggio dei “cugini” americani. Ospite CeSI, il Centro Studi Internazionali, l’esponente del nuovo governo guidato da Volodymyr Groysman ha affermato che il suo paese, con un’Europa che tra ritardi e incertezze è sempre più deludente, preferisce guardare alla Nato, oltre che agli Stati Uniti,  come partner privilegiato per le riforme politico ed economiche che l’Ucraina deve affrontare.

«Gli ucraini che emigrano non chiedono asilo ma cercano una vita migliore. L'Ue continua a fare quello che ha sempre fatto, non ci dà assistenza quando la chiediamo, ha bisogno di tempi lunghi per reagire», ha sottolineato la Zerkal. «Siamo più interessati a una partnership strutturale con la Nato – ha affermato -  e vediamo anche con favore l'impegno molto intenso degli Stati Uniti». Parole dirette che suonano come un avvertimento ai piani alti di Bruxelles. Qui i massimi burocrati europei stanno cercando di tracciare un piano ben deciso e dettagliato per “riconquistare” i favori di Poroshenko&co.

E lo stanno facendo non solo accelerando sul piano di attuazione di un regime senza visti per i cittadini ucraini, ma con finanziamenti a pioggia, arma ritenuta vincente per riportare Kiev sotto la propria ala. Giusto ieri il premier Groysman ha annunciato che la Commissione europea intende fornire all’Ucraina un sostegno finanziario pari a 100 milioni di euro per l’attuazione delle riforme sul decentramento del potere nel paese. «Oggi – ha detto il nuovo primo ministro – ho autorizzato il vicepremier Gennady Zubko a firmare l’accordo per il sostegno alla nostra comunità, che ci consentirà di migliorare la fornitura di servizi amministrativi e la gestione a livello locale delle città».
 
Soldi che rappresenteranno una boccata d’ossigeno per le casse ucraine e ai quali si aggiungeranno altri 600 milioni di euro di stanziamenti, sempre erogati dall’Europa, nel caso in cui il paese concluderà le riforme prima della fine concordata del programma. «Siamo pronti a mettere questi soldi sul tavolo – ha detto stamane Johannes Hahn, commissario europeo per le politiche di vicinato e allargamento – se saranno soddisfatte tutte le nostre condizioni sulle riforme». Hahn ha sottolineato che alcuni passi in avanti sono già stati fatti dall’Ucraina, ma che molti altri ne devono seguire, anche in materia di giustizia. Il riferimento è andato alla vicenda della nuova nomina di procuratore generale ucraino, che sta facendo molto discutere. Il Blocco Poroshenko intende candidare Yuri Lutsenko, uomo vicinissimo a Poroshenko e capogruppo del partito in Rada. A Lutsenko, però, manca una formazione giuridica, così come richiesto dai requisiti di legge. Legge che potrebbe essere modificata ad personam, per consentire a Lutsenko di ricoprire una carica fondamentale per l’equilibrio del paese.

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