Sanzioni alla Siria e Unione europea: più complicato del previsto?
E le sanzioni dell’Unione Europea alla Siria? Il 23 maggio avrebbero dovuto essere rinnovate dal Consiglio dell’Unione Europea. Ma nelle Conclusioni del Consiglio – tranne un flebile accenno (“L'UE ha esaminato l'attuazione della strategia a tutt'oggi, rilevando che gli obiettivi rimangono validi e dovrebbero continuare a essere perseguiti.”) di sanzioni alla Siria non c’è traccia. Perché?
Per ora si possono fare solo ipotesi. Intanto, l’obbligatorietà del voto all’unanimità al quale è assoggettato il Consiglio dell’Unione Europea. È probabile che i mugugni che avevano accompagnato l’escamotage della Mogherini nella votazione di un anno fa (“sublimare” il voto del Consiglio dell’Unione Europea con quello della Conferenza degli ambasciatori) questa volta si siano trasformati in proteste che hanno fatto rinviare il voto del Consiglio.
Poi è possibile che abbiano pesato le preoccupazioni sulla nuova crisi dei profughi che si prospetta a breve. Erdogan non ha ancora avuto tutti i miliardi di euro che aveva richiesto all’Unione Europea per rinchiudere i profughi siriani da qualche parte in Turchia e, verosimilmente, non avrà nemmeno il contentino chiesto alla UE per salvarsi la faccia di fronte all’elettorato: ottenere entro giugno la libera circolazione dei cittadini turchi in Europa. Si direbbe, quindi, che a Erdogan non resti altro da fare che riaprire le frontiere con la Grecia e permettere a milioni di siriani di scappare verso l’Europa. Di fronte a questa prospettiva il mantenimento delle sanzioni alla Siria, una delle principali cause della crisi dei profughi (come giustamente sottolineato dall’Appello degli esponenti cattolici siriani ) potrebbe diventare improponibile.
Terza ipotesi: il timore che iniziative come quelle suscitate dall’Appello degli esponenti cattolici siriani (e che in pochi giorni hanno portato l’adesione del Premio Nobel per la Pace Mairead Maguire, di migliaia di firme e di alcune mozioni parlamentari...) possano trasformarsi in un vasto e consapevole movimento contro i Padroni dell’Unione Europea e contro la guerra. Forse questa è solo una nostra speranza. Ma noi operiamo per questo.
L’Antidiplomatico