L'Organizzazione internazionale del lavoro dirà lo stesso dell'Italia dopo il Jobs Act?
L'Organizzazione internazionale del lavoro (che ci crediate o meno esiste ancora nonostante i dati sulla disoccupazione nel mondo) ha lanciato lunedì un monito molto duro sulla situazione della Grecia. Nel suo
rapporto "Lavori produttivi in Grecia",
l'OIL sottolinea come il paese rischia una crisi sociale prolungata senza adeguate misure di protezione ed ha, per questo, invocato l'introduzione di misure addizionali per supportare la protezione sociale e frenare il crollo salariale. Il rapporto dell'organizzazione internazionale viene rilasciato in una fase di negoziazione, l'ennesima, con la Troika, in cui Atene sta per arrendersi ad ulteriori misure di austerità.
Dopo aver descritto come “anemica” la creazione di lavoro in Grecia, l'Oil ha sottolineato come oltre il 70% degli 1,3 milioni di disoccupati nel paese sono inoccupati da oltre un anno. Il numero di greci a rischio povertà è più che raddoppiato negli ultimi cinque anni, passando dal 20% nel 2008 al 44% nel 2013. Secondo Raymond Torres, direttore del Dipartimento di Ricerche dell'OIL, la strategia di ripresa è stata costruita largamente sulla falsa premessa che bassi salari e consolidamento fiscale avrebbero da soli permesso il ritorno alla crescita. Ma, come sottolinea il rapporto, altri fattori e non i salari sono all'origine del problema di competitività.
In Italia, il nostro governo sta per rendere operativa una legge di riforma sul mercato del lavoro (il termine scelto è inglese, Jobs Act) che cavalca molti dei tratti di quello che la Troika ha imposto in Grecia negli ultimi anni. I risultati nel paese culla della democrazia sono questi e senza una reazione e presa di coscienza tempestiva che impedisca a Renzi di obbedire ai dettami di Berlino, Francoforte e Bruxelles, non tarderà il giorno in cui l'OIL inizierà ad occuparsi da vicino della drammatica questione lavorativa in Italia, figlia di errate riforme basate su false premesse.